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L’ALTRA INFORMAZIONE VISIBILE: INCONTRO A ROMA PER I PRIMI 40 ANNI DI ADISTA

Tratto da: Adista Notizie n° 73 del 27/10/2007

34102. ROMA-ADISTA. Adista ha festeggiato i suoi primi quarant’anni di vita. E si prepara ad affrontare i prossimi quaranta consapevole che “saranno molto più impegnativi di quelli che ci siamo lasciati alle spalle”. Sono parole del direttore editoriale Giovanni Avena, intervenuto in occasione dell’incontro tra la redazione di Adista e i suoi lettori. L’incontro – cui hanno preso parte circa 150 persone – si è svolto lo scorso 15 ottobre alla Casa internazionale delle donne a Roma e si è snodato, dopo le relazioni introduttive di Valerio Gigante (della redazione di Adista), di don Walter Fiocchi (vicario per la pastorale della diocesi di Alessandria ed editorialista de La Voce Alessandrina) e dello stesso Avena, attraverso un vivace ed intenso dibattito con il pubblico. “Una volta c’era il dogma dell’unità politica dei cattolici - ha detto Avena nel corso del suo intervento -. Poi arrivò il Concilio e Adista nacque proprio sulla scia di quella straordinaria e dirompente voglia di rinnovamento. Quella stagione oggi si è esaurita, soffocata da una feroce normalizzazione ecclesiastica, e noi ci troviamo a dover fronteggiare l’‘unità politica della Cei’, costituitasi essa stessa in un robusto partito politico che non ha bisogno nemmeno del consenso popolare per imporre le sue volontà”.

Da qui la difficoltà di testimoniare una “Chiesa altra” attraverso un’“informazione laica che si occupa di cose religiose”: è questa - ha sottolineato Valerio Gigante - la peculiarità di Adista, ciò che la rende “un’esperienza significativa e preziosa nel panorama editoriale”. Nata con l’obiettivo di far dialogare anime diverse del cattolicesimo italiano - dai ‘cattolici democratici’ alle Comunità di base, fino ai cattolici impegnati nei movimenti di matrice marxista - e per favorire l’incontro fra i credenti e i tanti laici sensibili al ‘fenomeno religioso’ (o comunque desiderosi di un punto di vista altro sulla Chiesa), Adista ha saputo resistere per quarant’anni facendo un’infomazione autenticamente indipendente da ogni potere politico, ecclesiastico ed economico”.

Oggi il ruolo di Adista – ha aggiunto don Fiocchi – è tanto più indispensabile quanto più l’informazione religiosa risulta “superficiale” ed “omologata”, incapace di “dare spazio al ragionamento”. “Troppo spesso nella comunicazione sociale della Chiesa si cita il principio di autorità, ovvero la volontà del papa quale unico riferimento con cui confrontarsi. Non hanno voce, invece, quelle posizioni controcorrente in quanto radicalmente coerenti con il Vangelo”. E le cose non vanno meglio nemmeno sulla stampa laica, dove dilaga “l’accondiscenden-za verso la riduzione della religione a religione civile, e dove i valori cattolici sono strumentalizzati e usati come una clava verso chi è portatore di una religiosità e di una cultura diversa”.

Il contesto nel quale Adista si trova ad operare non è dunque incoraggiante, così come per nulla incoraggiante è il quadro politico nato dalla transizione degli anni ‘90. A ricordarlo è ancora Giovanni Avena, secondo il quale “quando la Dc operava la mediazione fra sfera politica e vertici ecclesiastici, la laicità era più garantita. Anche perché la Dc aveva sul collo il fiato dell’opposizione del Partito Comunista. Oggi che sono venuti meno sia la Dc che il Pci, la laicità dello Stato è messa in pericolo sia dalle spinte neointegraliste dei vertici ecclesiastici, sia dalla debolezza di un mondo laico sempre più timido e subalterno”.

Nonostante tutte queste difficoltà, conclude Avena, “Adista continuerà ad essere una voce libera, un luogo di incontro per ragionare insieme, una testimonianza per tutti coloro che ancora sperano nel cambiamento”. 

Numerosi e di grande partecipazione emotiva gli interventi del pubblico, tutti sostanzialmente accomunati dall’attenzione verso alcuni punti: la preoccupazione per una situazione ecclesiastica sempre più chiusa e lontana dallo spirito conciliare; la delusione per lo scarso impatto su un piano politico dell’impegno sociale dei cristiani (a partire dall’opposizione alla guerra); la speranza per quelle esperienze di ‘resistenza’ che fuori e dentro la Chiesa ancora testimoniano la possibilità di un’altra Chiesa e di un altro mondo; l’affetto e il riconoscimento nei confronti della funzione svolta in questi anni dalla testata. (emilio carnevali)

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