CATTOLICI CONTRO LA GUERRA: È "SENZA UNO STRACCIO DI LEGALITÀ"
Tratto da: Adista Documenti n° 78 del 10/11/2007
31102. ROMA-ADISTA. Contrari alla guerra e, a maggior ragione, all'intervento delle truppe italiane in Afghanistan, in difesa del diritto internazionale e dell'art. 11 della Costituzione italiana. Si mobilita il mondo cattolico all'indomani del voto parlamentare del 7 novembre che, a stragrande maggioranza, ha deciso la partecipazione dei militari italiani alla guerra contro l'Afghanistan. L'intervento più deciso è venuto dal vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro: "I cristiani - ha detto - non dovrebbero essere mai per la guerra, ma solo per la pace. I parlamentari cattolici hanno votato contro coscienza". Durissimo il commento di Nogaro sul voto parlamentare: "Il duce voleva partecipare alla spartizione dei proventi della vittoria, noi abbiamo deciso di sederci al tavolo dei potenti invece di lavorare per la pace". In un comunicato stampa diffuso il 5 novembre, Pax Christi Italia, constatando che nel conflitto afghano si manifestano "tutti i motivi retorici e nefasti della guerra", esprime "preoccupazione per la scelta del governo di offrire uomini e mezzi del nostro Paese per il prosieguo della guerra in territorio afghano. La nostra contrarietà - continua il documento di Pax Christi - oltre che ispirata dal Vangelo della Pace in cui fermamente crediamo, deriva dal dettato costituzionale che all'art. 11 "ripudia" la guerra come strumento per la risoluzione di qualsiasi controversia". Il comunicato si concludeva con l'appello (rimasto inascoltato) a tutti i parlamentari affinché interpretassero "l'anelito alla pace delle donne e degli uomini che li hanno eletti, esprimendo il voto negativo all'intervento".(...) È invece successivo al voto del Parlamento il comunicato stampa diffuso dal Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo), la Ong promossa dai salesiani. "Ai parlamentari ricordiamo che senza una vera giustizia 'infinita' non c'è una libertà 'duratura' per tutti", è il pensiero di Antonio Raimondi, presidente del Vis, che ricorda come oggi, più che mai, è fondamentale "la costruzione di una coscienza democratica mondiale". Il terrorismo, infatti, non può essere sconfitto "fintanto che ogni uomo sulla terra non avrà pari dignità".Un tono assai amaro e critico sul modo in cui i governi occidentali stanno gestendo questa crisi internazionale si ritrova nella riflessione che don Albino Bizzotto (presidente dell'associazione "Beati i costruttori di pace") ha affidato al settimanale diocesano di Padova "La Difesa del Popolo" (4/11/01). "Dopo lo shock dell'11 settembre - dice don Albino - l'unico tipo di risposta che il mondo 'civile' ha scelto di dare è di sconfiggere il terrorismo globale con la guerra. I governi si sono tutti allineati, chi per convinzione, chi a suon di dollari. Anche nella Chiesa chi ha fatto opinione pubblica, anche a costo di isolare il Papa nei suoi gesti e nelle sue parole, ha dissotterrato 'le norme della tradizione della guerra equa' (presidente della Conferenza episcopale USA), 'mezzi che possono essere oppressivi (…) e un'azione che può concludersi con la morte dell'aggressore' (Navarro Valls), 'grandissimo debito di gratitudine che l'Italia, come l'intera Europa, ha contratto verso gli Stati Uniti' (card. Ruini)". Per don Albino Bizzotto la scelta delle armi è assolutamente insensata: "fare la guerra all'Afghanistan è come credere di eliminare la mafia bombardando la Sicilia"; e aggiunge che questo conflitto provoca una discriminazione tra le varie vittime, poiché sembra che "solo le vittime occidentali meritano una terribile giustizia immediata, tutte le altre sono solo 'effetti collaterali': per esse basta chiedere scusa dopo averle giustiziate". A questa crisi internazionale, per don Albino, potrebbe fare fronte solo l'azione dell'Onu e degli altri organismi del diritto internazionale, ma l'Onu è debole "perché gli Stati più forti della Comunità Internazionale non vogliono che funzioni. Non possiamo delegittimare un'istituzione perché chi la deve onorare delinque!". E non è solo il diritto internazionale a latitare in questa crisi: "mi trovo derubato della Costituzione Italiana", dice don Albino, che conclude il suo intervento amaramente: "Cui prodest questo navigare a vista delle nazioni senza uno straccio di legalità, per quale ordine mondiale?".Anche tra i vescovi italiani emergono posizioni di critica e condanna del conflitto scatenato dagli angloamericani in Afghanistan. Il vescovo reatino Delio Lucarelli, in un intervista a "Liberazione" del 2 novembre scorso, parlando della guerra ha detto: "questa è una pagina molto nera della storia per l'umanità e per il dialogo interreligioso, perché l'Afghanistan vede questa invasione - anche se è chiamata giustizia infinita - come una guerra di religione". E alla domanda se quella in Afghanistan si può definire "invasione", il vescovo risponde: "Mah, chiamiamola pure in un altro modo ma questa giustizia infinita, così come si sta sviluppando, non sta creando nessuna giustizia". (...)(da Adista n. 79/01)
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