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PROMOZIONE DELLA DONNA NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ Dichiarazione della Conferenza episcopale cattolica indiana

Tratto da: Adista Documenti n° 24 del 22/03/2008

Preambolo

Mentre la Chiesa universale celebra il 20.mo anniversario della Lettera apostolica Mulieris Dignitatem di Giovanni Paolo II, noi, 160 vescovi appartenenti a tre Chiese sui iuris della Chiesa cattolica in India, ci siamo riuniti a Jamshedpur, dal 13 al 20 febbraio, per la 28.ma assemblea plenaria della Conferenza dei vescovi cattolici d’India, sul tema dell’emancipazio-ne delle donne nella Chiesa  e nella società. Vi hanno partecipato, come invitati, 40 donne laiche e religiose e 7 laici, in rappresentanza di tutte le 12 regioni ecclesiastiche del Paese.

Già nel 1984 fu iniziata dalla CBCI, a Mumbai, una consultazione sulle donne, sul tema “Il ruolo delle donne nella Chiesa e nella società”. Nel ‘92, la questione fu nuovamente affrontata all’Assemblea plenaria della CBCI a Pune, con la conseguente istituzione di un Ufficio Donne,  elevato, nel 1996, al rango di Commissione. Malgrado i rapidi cambiamenti nella Chiesa e nella società, le donne continuano a soffrire e ad essere emarginate, e poiché i loro interessi non sono affrontati adeguatamente né nella Chiesa né nella società, i vescovi hanno ritenuto opportuno discutere questo tema.

 

1. Le donne nella Chiesa e nella società in India

La situazione socioculturale delle donne non è identica in tutte le classi sociali e in tutti i gruppi etnici, specialmente in quelli emarginati e oppressi. E presenta luci e ombre. Anche se abbiamo esempi di donne emancipate, che occupano posizioni di leadership, e di modelli come la Beata Madre Teresa e la Beata Alfonsa, tuttavia la realtà delle donne di tutte le categorie rivela casi di violenza domestica e sociale. A seconda delle regioni, si riscontrano ancora oggi l’ucci-sione dei feti femminili, l’infanticidio, lo stupro, la molestia, il rapimento, la violenza fisica, le morti a causa della dote, l’assassinio, la tratta per motivi sessuali e la schiavitù.

Le donne dei gruppi emarginati come i dalit, dei gruppi tribali, delle minoranze più arretrate soffrono per la povertà, le malattie, la mancanza di accesso alla scuola e alla conoscenza, la carenza di igiene e di acqua potabile. Inoltre, vengono scacciate dalle loro terre e dai loro villaggi. Subiscono una violenza sistemica e strutturale che le rende schiave e le de-umanizza dal punto di vista economico, socio-politico e religioso-culturale.

La discriminazione di genere ha effetti negativi anche su ragazzi e uomini. Essa danneggia la loro psyche e aumenta l’incidenza della mortalità e del crimine. Emergono relazioni di sfiducia, conflitto, competizione e forme subdole di abuso al posto di quelle centrate sui valori dell’affetto, della condivisione, della compassione, del rispetto reciproco, della collaborazione e della partnership. Questa discriminazione, perciò, ha conseguenze negative sulle relazioni umane.

Le strutture che facilitano la collaborazione tra donne e uomini come pure tra clero e laici devono essere migliorate. Nel ‘92, l’assemblea generale della CBCI affermò: “Dob-biamo ammettere con tristezza che le donne si sentono discriminate anche nella Chiesa". Nelle strutture decisionali e consultive come i consigli pastorali parrocchiali e diocesani e le commissioni finanziarie diocesane, strutture previste dal diritto canonico, la presenza delle donne è inadeguata.

Nonostante il grande contributo delle donne laiche nei campi dell’educazione, della sanità, ecc., il loro potenziale non è ancora sufficientemente utilizzato nei ruoli amministrativi e direttivi, come pure nell’apostolato teologico, liturgico, pastorale e missionario della Chiesa.

 

2. Un’analisi delle cause

La cultura di dominio, emarginazione ed esclusione basata su idee, credenze, tradizioni, regole, prospettive (ideologie) che privilegiano i figli maschi è stata definita come cultura patriarcale. Per mezzo di strutture sociali dominanti, gli uomini possiedono, controllano e gestiscono le risorse finanziarie, intellettuali e ideologiche come pure il lavoro, la fertilità e la sessualità delle donne e in questo modo perpetuano la discriminazione di genere. Tale cultura produce nozioni stereotipate sul comportamento dell’uomo o della donna (in parole e azioni), che diventano essi stessi veicoli del suddetto sistema di valori. Di conseguenza anche le donne diventano vittime e responsabili.

Il processo di globalizzazione, centrato sul mercato e guidato dal profitto, conduce ad un ulteriore sfruttamento delle donne come forza lavoro più economica, provocando l’aumento della pauperizzazione delle donne.

Il fondamentalismo e il comunitarismo rafforzano la sottomissione delle donne agli uomini, sopprimono i movimenti femminili dividendo le donne in base a coordinate religiose e intensificano la violenza contro di esse.

La mancanza di sviluppo e di articolazione di una spiritualità centrata sulle esperienze e sulle convinzioni delle donne su Dio, missione, sacramenti e Scritture ha impoverito la Chiesa. L’interiorità delle donne e la loro capacità di reagire alla sofferenza non sono state abbastanza valorizzate nella costruzione del Regno (Lettera alle donne di Giovanni Paolo II, 29 giugno 1995).

 

3. Segni di speranza

In questa situazione dolorosa vi sono segni di speranza. La Chiesa ha lanciato diverse iniziative per introdurre cambiamenti positivi nella situazione di donne e ragazze. Dal-l’epoca dei primi missionari cristiani, impegnati nell’educa-zione di ragazzi e ragazze, la Chiesa cattolica, con i suoi numerosi interventi nel campo del welfare, dell’educazione, della sanità, della promozione dell’organizzazione femminile, ha svolto un ruolo preminente nel miglioramento della situazione della donna.

Accanto alla Chiesa e agli organismi ecumenici, il governo e le Ong, i sindacati e i movimenti sociali hanno svolto un ruolo significativo nel creare le condizioni per il cambiamento. Il governo, con la sua “Politica nazionale sulla promozione delle donne” e con diverse misure legislative, ha contribuito alla causa della donna. Sottoscrivendo dichiarazioni internazionali e convenzioni come la Dichiarazione universale dei Diritti Umani, la Convenzione sull’elimina-zione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna e la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza sulle donne, il governo indiano ha assunto una posizione a favore della giustizia di genere.

Di conseguenza, molte leader femminili, sia laiche che religiose, stanno emergendo nella sfera pubblica, per esempio a livello di governo locale, e assumendo un importante ruolo politico. Il processo di creazione di una letteratura contro-culturale, i messaggi sui media e il recupero da parte delle donne della memoria storica della loro lotta contro l’oppressione e lo sfruttamento stanno in varia misura provocando un cambiamento di mentalità nella gente. La promozione di ministeri ecclesiastici appropriati alle donne nella Chiesa è un altro segno della loro partecipazione alla missione ecclesiale.

 

4. La visione di Cristo

Collocando gli insegnamenti e le azioni di Cristo nel contesto del giudaismo palestinese, si vedrà come gli evangelisti sottolineino non solo l’attenzione di Gesù verso le donne, ma anche la sua radicale ridefinizione del loro posto e del loro ruolo nella società. In una cultura in cui le donne erano considerate solo in rapporto agli uomini, Cristo non solo le ha liberate dalle tradizioni oppressive, ma ha anche innalzato la loro dignità (cfr. la samaritana, Gv 4, 7-42, e Maria e Marta,  Gv 11, 20-40) e utilizzato le loro esperienze come paradigma dell’amore di Dio e del discepolato cristiano: la donna e la moneta perduta, la donna e il lievito, la donna e i dolori del parto. In occasione della sua morte e della sua sepoltura, le donne sono state fra coloro che hanno portato la propria testimonianza. E Gesù ha affidato loro il compito di annunciare la Buona Novella della resurrezione ai suoi discepoli.

San Paolo ripropone l’uguaglianza di uomini e donne (Gal 3, 28), continuando a far riferimento a molte donne esemplari. La comunità cristiana primitiva era sostenuta dalla profonda fede delle donne che partecipavano al ministero apostolico, come Priscilla, Lidia, Febe, etc.

Nel suo insegnamento, la Chiesa continua a sostenere la dignità delle donne, l’unicità della maternità (Lettera alle donne, 2), e la complementarità e reciprocità tra uomini e donne. La Chiesa ha sempre testimoniato il carattere eroico della testimonianza di fede delle donne anche nel momento della persecuzione, come nel caso di sr. Rani Maria nel Madhya Pradesh, di Graham Steins a Orissa, come pure delle donne e degli uomini del Rajasthan, del Gujarat, del Chattisgarh e ora nuovamente di Orissa.

 

5. Impegno all’azione

Tenendo a mente tutte le raccomandazioni pervenute all’Assemblea plenaria, è necessario convogliare i nostri sforzi collettivi nel’eliminazione delle cause profonde della discriminazione contro le donne. Ci impegniamo pertanto  a sviluppare, entro un anno, una politica di genere, che dovrà essere elaborata da ogni Conferenza episcopale regionale con piani di azione e sistemi di monitoraggio per ogni regione. A partire da ciò, prenderà forma la politica di genere della CBCI. La Commissione Donne della CBCI offrirà un orientamento generale e, se necessario, le norme per sviluppare tale politica.

Le aree che richiedono la nostra azione immediata sono le seguenti:

1) Offrire le competenze necessarie per una genitorialità efficace, tramite i programmi di educazione alla famiglia e i corsi di preparazione al matrimonio, in vista di un superamento delle violenze culturali contro le bambine e degli stereotipi culturali.

2) Incoraggiare movimenti a favore della famiglia come Marriage Encounter, Equipes Notre Dame e Couples for Christ per promuovere la fondamentale parità di marito e moglie, come dono e diritto che viene da Dio, il Creatore.

3) Includere una prospettiva di genere in tutte le Commissioni ecclesiali e promuoverne la messa in rete allo scopo di perseguire la giustizia di genere nella Chiesa e nella società.

4) Offrire studi teologici, biblici e canonici che promuovano la giustizia di genere e una ecclesiologia fondata sulla partnership.

5) Offrire borse di studio e corsi part-time per donne, riguardanti studi teologici, biblici e canonici.

6) Garantire alle donne con una formazione teologica l’opportunità di dare il proprio contributo come operatrici pastorali, formatrici nella fede, docenti nelle facoltà teologiche e consigliere spirituali.

7) Predisporre materiale audiovisivo come strumento efficace per la sensibilizzazione di genere.

8) Assicurare una rappresentanza femminile pari almeno al 35% (procedendo verso l’ideale del 50%) nei consigli pastorali parrocchiali e diocesani e nelle commissioni finanziarie, negli organismi ecclesiali a livello locale e nazionale.

9) Rafforzare il lavoro pastorale delle donne – laiche e religiose – come catechiste, lettrici e animatrici di comunità cristiane di base, consulenti, liturgiste e operatrici di comunità, riconoscendole come ministri.

10) Sostenere la promozione delle donne nei gruppi tribali, fra i dalit e nelle fasce svantaggiate, offrendo loro educazione ed opportunità di impiego nelle istituzioni della Chiesa.

11) Intraprendere azioni concertate a favore dei lavoratori  immigrati e locali e contro il traffico di donne e bambini.

12) Aiutare le donne, a livello psicologico e legale, nel corso del processo di separazione e di annullamento del loro matrimonio.

13) Favorire l’accesso delle donne al panchayat, al Parlamento e al governo.

A questo fine, intendiamo collaborare con il governo centrale e con quelli statali, con le organizzazioni della società civile e con altri gruppi religiosi per salvaguardare i diritti e la libertà di tutti, in particolare delle donne, a prescindere da casta, credo e vocazione. Desideriamo rafforzare, in termini di personale qualificato e di finanziamenti, i meccanismi istituzionali a tutti i livelli della Chiesa per ispirare, motivare, coordinare e monitorare il processo di ap-plicazione della politica di genere.

 

6. Conclusione

La Chiesa, come sacramento di Cristo, ha ricevuto la missione di proclamare la buona novella del Regno di Dio. Essa lo ha fatto con coerenza, a fronte delle sfide concrete con cui si è dovuta misurare. Una di queste sfide è stata la questione del ruolo e della dignità della donna nella Chiesa e nella società.

Concludiamo questa dichiarazione con il pensiero rivolto alla Beata Vergine Maria, Madre di Dio e madre nostra: la “‘pienezza di grazia’, concessa alla Vergine di Nazareth, in vista del suo divenire Theotókos, significa anche la pienezza della perfezione di ciò ‘che è caratteristico della donna’, di ‘ciò che è femminile’. Ci troviamo qui, in un certo senso, al punto culminante, all'archetipo della personale dignità della donna” (MD 5). Possa Maria nostra Madre, modello e guida, aiutarci ad essere autentici discepoli di Suo Figlio, realizzando il suo Regno nel contesto della nostra amata India.

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