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1985 - CONVEGNO DI LORETO: INIZIA L'ERA RUINI

Tratto da: Adista Notizie n° 2728 del 05/04/2008

Per il cattolicesimo democratico è l’anno della Caporetto: giunge infatti al suo culmine la battaglia tra l’ala restauratrice della Chiesa italiana (guidata da Wojtyla, ma che trova nell’astro nascente di mons. Camillo Ruini il suo stratega e in Comunione e Liberazione le sue truppe più agguerrite) e l’ala "conciliare", che aveva la sua avanguardia teorica (oltre che uno strumento di formazione del laicato, di presenza e animazione territoriale) nell'Azione Cattolica di Alberto Monticone, fortemente segnata dalla "scelta religiosa". Quando tra il 9 e il 13 aprile si svolge a Loreto il II Convegno della Chiesa italiana il papa, intervenendo l’11 con un discorso ai delegati rimasto celebre, mise in riga ogni fermento ecclesiale. Parlò di una società scristianizzata in cui la Chiesa doveva recuperare "un ruolo guida", necessario ad una nuova "implantatio evangelica", esaltò la "carica" la "varietà e vivacità" dei movimenti definiti "un canale privilegiato per la formazione e la promozione di un laicato attivo e consapevole", sottolineò l’importanza di una "cultura della presenza" (proprio quella che Cl andava contrapponendo alla "cultura della mediazione" portata avanti dall’Ac di Monticone), cioè l'idea di una Chiesa "forza sociale", impegnata in tutte le sue articolazioni a riaffermare il "dogma" dell’unità dei cattolici nella Dc. Alla vigilia delle elezioni amministrative, l’appello del papa dà qualche frutto: il 12 e 13 maggio le urne (dopo che alle politiche dell’‘83 c’era stato il crollo della Dc ed alle europee dell’‘84 il sorpasso del Pci), segnano la sconfitta dei comunisti, un lieve recupero della Dc, un positivo risultato del Psi.

Se in politica interna la gerarchia incassa un indubbio successo con la ratifica (l’8 giugno) dell'accordo di modifica dei Patti Lateranensi fra Italia e Città del Vaticano, a livello globale, la battaglia restauratrice di Wojtyla si combatte soprattutto sul fronte della lotta senza quartiere al comunismo ed alla Teologia della Liberazione. E al Concilio. Dando ascolto a minoritari gruppi di suore 'conservatrici', in gennaio il Vaticano blocca il rinnovamento conciliare delle suore Carmelitane Scalze, intervenendo pesantemente nel delicato aggiornamento delle Costituzioni dell’Ordine. L’11 marzo, con una Notificazione, il card. Ratzinger dichiara che i contenuti del libro Chiesa, carisma e potere di Leonardo Boff "sono tali da mettere in pericolo la sana dottrina della fede". In giugno, la Congregazione per la Dottrina della Fede attacca gli scritti di Padre Gyorgy Bulanyi, sacerdote ungherese ispiratore delle comunità di base e sostenitore dell'obiezione di coscienza. Ma c’è ancora, nonostante tutto, una Chiesa che riflette dibatte, lotta. Per il terzo anno consecutivo, centinaia di cristiani si ritrovano nella via crucis di Comiso per opporsi all’istallazione dei missili Nato. Il divieto del Vescovo di Ragusa, mons. Angelo Rizzo, ad utilizzare le chiese della città per l’iniziativa costrinse - come già nell’‘84 - a svolgere l’intera manifestazione all’aperto. Intenso il dibattito, dentro e fuori l’episcopato, che accompagna il Sinodo straordinario dei Vescovi a 20 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II (25 novembre-8 dicembre).

A sinistra, il risultato negativo delle elezioni apre la crisi in alcune giunte comunali. Specie nelle grandi città, dove i socialisti rompono le alleanze con Il Pci per farne delle altre con la Dc. A Roma, dove dopo 9 anni di giunte di sinistra, la città passa al democristiano Signorello; a Torino, dopo 10 anni, Diego Novelli (Pci) lascia il posto a Giorgio Cardetti (Psi). Il 9 e 10 giugno si svolge il referendum sulla Scala Mobile voluto dalla Cgil e dal Pci per contrastare il decreto craxiano di S. Valentino. Vincono i no: gli stipendi non saranno più collegati all'aumento del costo della vita. Alle sconfitte politiche, la sinistra aggiunge anche clamorosi autogol: il 29 giugno Sandro Pertini si dimette con qualche mese di anticipo dalla presidenza della Repubblica. Al suo posto, già al primo scrutinio, la Dc piazza sullo scranno più alto Francesco Cossiga. Sorprendentemente, sul suo nome convergono non solo i voti di Pli, Pri, Psdi, Psi, ma anche quelli di Pci e Sinistra Indipendente. Quell’anno, anche uno tra gli ultimi colpi di coda di una lotta armata sempre più lontana dai conflitti reali: il 27 marzo, a Roma, le Br uccidono l'economista Ezio Tarantelli. Pochi giorni dopo, il 2 aprile, anche un ennesimo attentato di mafia: a Pizzolungo (Tp) un'autobomba uccide una madre e due gemelli; ma il bersaglio il giudice Carlo Palermo (protagonista di importanti inchieste, dal traffico d'armi e droga a quelle di mafia e corruzione), seppure ferito, uscì vivo dall’attentato. Un disastro per cause niente affatto naturali avviene il 19 luglio, in Val di Stava (TN): il crollo delle discariche della miniera di Prestavel provoca una frana che uccide 268 persone. I processi penali porteranno, nel giugno ‘92, alla condanna di 10 persone per disastro colposo ed omicidio colposo plurimo.

Sulla scena internazionale, il 1985 è l’anno dell’elezione alla guida del Pcus e come capo di Stato di Michail Gorbaciov. Appena eletto, Gorbaciov rilancia il dialogo Est-Ovest imperniandolo sul disarmo strategico e incontra in un summit a Ginevra (19 novembre), il presidente Usa Ronald Reagan. In Sudafrica, Paese in cui vige da anni un regime segregazionista, si aggrava la crisi politica e sociale: il 21 luglio, il governo proclama lo stato d'emergenza dopo la repressione sanguinosa da parte della polizia di una manifestazione contro l’apartheid. (valerio gigante)

 

L'OSSERVATORE ROMANO SPONSORIZZA LA CROCIATA DI CL CONTRO L'AZIONE CATTOLICA

 

15453. Roma-adista. Fuoco concentrico su Alberto Monticone. Il via lo ha dato L'Osservatore Romano, a cui ha fatto immediata eco la stampa ciellina (Il Sabato e Avvenire), che certo non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione. "Causa belli", l'editoriale del presidente dell'Azione Cattolica su Segno Sette (5 marzo '85), ovvero l'ipotesi di documento finale del Convegno di Loreto così come l'Ac lo desidera. Sotto mira, in particolare, è stato posto un periodo dell'editoriale, al quale Monticone giunge dopo aver detto che la Chiesa deve assumere "il perdono e la riconciliazione come perno". "Solo così", afferma, "si può scrivere allora che per la Chiesa e quindi per gli uomini i valori etici, i riferimenti morali e il senso della vita sono il luogo fondamentale dove si esercita e per i quali si esercita la presenza della Chiesa nella comunità italiana. Bisogna che in questo Documento, a questo punto, la nostra Chiesa dica che il primato per lei è nella coerenza del comportamento, nella eticità e nei valori morali nella vita quotidiana; primato che porta però, come conseguenza diretta, il rispetto delle motivazioni etiche diverse, anche di quelle impazzite. La Chiesa, in altri termini - spiega Monticone - ha tanto il senso morale, tanto il senso della centralità del bisogno di moralità, che rispetta ogni moralità, anche quella non coerente con l'annuncio cristiano e persino quella deviante, non nei suoi esiti o nelle sue motivazioni espresse, ma l'accetta nella sua coerenza, nel fatto di riconoscere nelle motivazioni un dato fondamentale per la dignità dell'uomo e quindi del cristiano". L'Osservatore Romano (17/3) nella rubrica Acta Diurna, sotto il titoletto "A proposito di moralità deviante" - dopo aver citato, senza dirne l'autore, il passo di Monticone sul "primato nella coerenza del comportamento, nell'eticità" ecc. - mette in contraddizione le tesi di Monticone con le affermazioni della Cei nell'ultimo comunicato del Consiglio permanente. Scrive il quotidiano vaticano: "sembra che una risposta indiretta venga dal comunicato finale del recente Consiglio Permanente della Cei: 'i cattolici debbono ispirarsi a una coscienza illuminata dalla fede': così affermano i vescovi sottolineando la 'coerenza con la fede e la morale cristiana'. Il punto focale è qui: 'coerenza con la fede e morale cristiana'. Certo, la Chiesa 'rispetta' ogni persona, anche quando questa ha convinzioni morali difformi dal suo insegnamento. Ma questo rispetto non può impedirle di dichiarare deviante ciò che, alla luce della Parola di Dio, si deve riconoscere come oggettivamente contrastante con le esigenze del retto ordine morale. Essa non mancherà di rispettare la coerenza della persona, ma non potrà fare a meno di mettere in guardia contro una 'coerenza' che si pone al servizio di una 'verità impazzita'. La impegna a ciò proprio quel rispetto per l'uomo, la cui dignità da tali 'verità impazzite' è messa in pericolo. Affermare diversamente significa svuotare il Magistero morale della Chiesa e cadere nel relativismo. La storia insegna". Avvenire (17/3) si limita a riprendere la puntualizzazione dell'Osservatore; Il Sabato (23/3) scrive di Alberto Monticone che "il più autorevole dei recensori - L'Osservatore Romano - lo stronca senza nemmeno onorarlo di una diretta citazione". Poi, riprendendo le parole del presidente dell'Ac: la Chiesa "rispetta ogni moralità... persino quella deviante", commenta: "Benissimo, rispettare tutti. Ma anche tutto? La regola formale della coerenza prevale su ciò cui essere coerenti. Insomma una riconciliazione vagamente kantiana, dove il massimo di felicità possibile è che ciascuno possa cercare la sua felicità. E tutto questo sarebbe cristianesimo. L'Osservatore Romano avverte il pericolo di siffatta malaccorta posizione. Senza nominare né Ac né Monticone, l'organo vaticano mette in luce la diversità radicale del messaggio della Cei con le proposte monticoniane. E con impressionante laconicità chiude la partita: 'Affermare diversamente significa svuotare il magistero della Chiesa e cadere nel relativismo'".

(da Adista nn. 3193-3194-3195 del 4 aprile 1985)

 

IL PRESIDENTE DELLA CEI MONS. BALLESTRERO DIFENDE MONTICONE

 

15454. Roma-adista. In difesa di Alberto Monticone, duramente ripreso da L'Osservatore Romano e attaccato da Il Sabato, si è mossa la massima autorità episcopale italiana, il card. Anastasio Ballestrero. Il presidente della Cei prima è andato dal papa a descrivere i fatti e a chieder lumi, poi ha indirizzato a Monticone una lettera (datata 25 marzo) in cui manifesta al presidente dell'Ac solidarietà e profonda partecipazione di fronte agli "interventi di alcuni organi di stampa cattolica" e conferma all'associazione "la fiducia delle competenti autorità ecclesiastiche". Di seguito, il testo del card. Ballestrero.

 

Chiarissimo Professore,

so della Sua sofferenza e delle Sue ansietà di coscienza per interventi di alcuni organi di stampa cattolica che La riguardano. Come Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, alla quale l'Azione Cattolica è particolarmente legata, ho ritenuto mio dovere prestare molta attenzione a tali episodi.

Ora, dopo l'udienza che il Santo Padre mi ha concesso stamane, nella quale non ho mancato di chiedere in merito luce e consiglio, sono autorizzato a confermarLe la fiducia delle competenti autorità ecclesiastiche nei riguardi dell'Azione Cattolica e della Sua persona come Presidente della stessa.

Nel comunicarLe quanto sopra Le trasmetto anche gli auguri e la benedizione del Santo Padre, il quale auspica la piena serenità dell'animo di tutti, soprattutto in vista della celebrazione del prossimo Convegno ecclesiale. A mia volta, mi permetto di rilevare come ogni difficoltà che tutti noi possiamo incontrare nel servizio della Chiesa debba intensificare il nostro desiderio e il nostro impegno perché il dono della riconciliazione sia tra di noi sempre più pieno e più fecondo di bene. Con ogni cordialità e con la pastorale benedizione, formulo i più sinceri auguri pasquali per Lei e per tutta l'Azione Cattolica.

Anastasio A. Card. Ballestrero, Presidente Cei

(da Adista nn. 3193-3194-3195 del 4 aprile 1985)

 

LA PRESIDENTE DELLA FUCI: NON "COMUNIONE E LIBERAZIONE", MA COMUNICAZIONE E LIBERTÀ

 

15431. Roma-adista. "Riconciliazione è dimensione dinamica che sostituisce ai termini comunione e liberazione quelli di comunicazione e libertà, due termini il cui concetto è un agire sapienziale e non una staticità conclusa che, tentando di tradurre l'eterno, lo stravolge in ideologia, perché l'eterno non è traducibile ma è da ricercare come trama della tela sempre da tessere". E ancora: "La riconciliazione non rifugge dal conflitto, dal particolare, dalla differenza, anzi da tutto ciò trae l'anima perché essa è categoria etico-pratica nata nella storia comune a tutto il genere umano".

Sono i passaggi centrali di un intervento della presidente della Fuci Maria Rita Rendeù, sul numero di marzo di Stadium, il mensile del Centro Sportivo Italiano (Csi). "Tra i giovani e nella cultura" il titolo di questo contributo in vista del Convegno della Chiesa italiana a Loreto. Un convegno, sostiene la Rendeù, che vede la Chiesa di fronte alla sfida di "formare alla laicità radicata nella storia, a un'etica della corresponsabilità interpersonale e pubblico-istituzionale, al desiderio della cultura e non alla cupidigia dell'ideologia". Una Chiesa capace di optare per il metodo storico critico, "che non cavalchi le paure del mondo ma ricerchi i germi sparsi dovunque dallo Spirito, che si adoperi per la costruzione di segmenti di senso parziali ma umani e vissuti e che non si accontenti della proclamazione di altisonanti principi senza curarsi della reale vita delle persone". Sicuri, conclude, che "chi ci accompagna è il Dio sconfitto nel paradosso della Croce e non un qualsiasi Zeus glorioso e tuonante con il quale non vogliamo alcuna riconciliazione".

(da Adista nn. 3187-3188-3189 28 marzo 1985)

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