SE LA PAROLA È "SPINA NELLA CARNE" DELLE ISTITUZIONI. IL CONTRIBUTO DELLA COMUNITÀ DI SAN PAOLO AL SINODO DEI VESCOVI
Tratto da: Adista Documenti n° 68 del 04/10/2008
DOC-2038. ROMA-ADISTA. Rifletterà, l'imminente Sinodo dei vescovi, anche sugli arricchenti stimoli apportati dalla lettura femminile e femminista ad una più profonda comprensione delle Sacre Scritture, oppure il tema “fastidioso” sarà accantonato, perché mette in discussione l'impianto maschilista della Chiesa cattolica romana? E, ancora, l'Assemblea avrà consapevolezza che, anche oggi, le normative del magistero papale, che verbalmente si richiamano alla Bibbia, rischiano talora di darne una interpretazione indebita ed errata, proprio come accadde quando Galileo fu condannato perché ‑ in contrasto con l'apparente ovvietà del geocentrismo biblico ‑ sosteneva l'eliocentrismo?
Sono, questi, alcuni degli interrogativi che emergono dal contributo che la Comunità cristiana di base di San Paolo in Roma ha elaborato in vista dell'Assemblea sinodale che, presenti circa 250 padri provenienti da tutto il mondo, dal 6 al 26 ottobre in Vaticano rifletterà sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Il documento, datato 21 settembre 2008, è stato inviato al card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, e a mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi.
Ripercorrendo la storia della Comunità di san Paolo (una delle massime espressioni del “dissenso cattolico”, sorta negli anni Settanta attorno all'ex abate della basilica Ostiense, Giovanni Franzoni), il testo sottolinea come “le dolorose vicende che circa trentacinque anni or sono hanno allentato ma non reciso i legami che ci uniscono alla Chiesa istituzionale, ci hanno convinto della necessità della riscoperta delle Sacre Scritture (...). Riteniamo che la nostra esperienza, lungi dal volersi proporre come paradigmatica, e malgrado i suoi limiti, abbia tuttavia un suo valore significativo”.
Secondo il documento, “fu un grande dono di Dio alle Chiese che, nel secolo XVI, Martin Lutero, Giovanni Calvino e gli altri Riformatori denunciassero i guasti enormi che gravavano sulle Chiese a causa della loro dimenticanza della Parola di Dio, sostituita dal ricorso alle tradizioni umane, alla filosofia, alla letteratura, e perfino alla fantasia. Ma purtroppo la Controriforma tridentina portò, di fatto, a togliere dalle mani dei cattolici la Bibbia, con le pessime conseguenze derivanti da questa amputazione. Grazie a Dio, il rinnovamento biblico del Novecento, e soprattutto il Concilio Vaticano II, hanno rimesso in mano ai cattolici le Sacre Scritture: molto è stato fatto, ma moltissimo ‑ ci sembra ‑ resta ancora da fare perché tale 'riscoperta' porti, anche attraverso il dialogo ecumenico, i suoi frutti”.
E, insieme ai frutti, anche “una spina nella carne” (2Cor 17,7) delle istituzioni: “Ogni Chiesa ‑ conclude il testo ‑ si fonda sulla Parola e sulla Cena del Signore; ma, per molti aspetti, la grande nemica delle Chiese istituzionali non è il mondo, non sono i non cristiani, non sono gli atei o gli agnostici, non è la secolarizzazione, ma è proprio la Parola, perché essa le mette in crisi, le contesta, relativizza le istituzioni da esse create, le pungola continuamente a convertirsi ed a decidere di perdere la loro vita per amore di Gesù e degli umiliati ed umiliate del mondo”.
Di seguito il testo integrale del documento.
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