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CRISTIANI E LAICI PER LA GIUSTIZIA. CONVEGNO PROGRAMMATICO DI SINISTRA CRISTIANA

Tratto da: Adista Notizie n° 71 del 18/10/2008

34633. ROMA-ADISTA. Costituzione, laicità, pace: sono le tre parole che definiscono l’identità e delineano le intenzioni di Sinistra Cristiana, il “servizio politico” promosso da Raniero La Valle che lo scorso 4 ottobre, al Centro congressi Frentani di Roma, ha tenuto il suo primo convegno nazionale programmatico, dopo una serie di incontri nell’ambito della scuola di ricerca e critica delle antropologie “Vasti”, dove è nata l’idea di dare vita a Sinistra Cristiana (v. Adista nn. 55 e 58/08).

Punto di partenza, la lettura in profondità dell’attualità sociale e politica, “tempo della crisi”. “Io ricordo che proprio Giuseppe Dossetti – dice La Valle nel suo intervento –, osservando lo stato del nostro Paese e del mondo, disse una volta: non c’è più la colla. Cioè non c’è più il legame sociale che fa stare insieme sistemi complessi”. “E infatti non ci sono più o sono stati licenziati i grandi strumenti di aggregazione. Qualificandole come obsolete, sono state licenziate le ideologie. Come troppo invadenti sono stati licenziati i partiti. La scuola è rovesciata in azienda, per liquidare, come si dice esplicitamente, don Milani; il movimento della pace non può più nemmeno esporre in pubblico le proprie bandiere; la Chiesa si mobilita per battaglie certamente legittime, ma che non aggregano e anzi dividono; la Costituzione, fatta a pezzi,  non è più la casa comune di tutti gli italiani; e sul piano internazionale il diritto è abbandonato, le Convenzioni di Ginevra sono ricusate, l’Onu vilipesa, le regole non ci sono più. Deregulation è stata l’ultima e definitiva ideologia del Novecento”. Cosa fare, allora, per tentare di “ridare una chance alla politica”, di “ristabilire il legame sociale”, di “ritrovare la colla”, di “prendere le vie della giustizia, prima di rotture irreparabili, prima che l’amore finisca?”, si chiede La Valle. “Molti tentativi di riaggregazione sono finora falliti. E perciò abbiamo detto: proviamoci come cristiani”, insieme a “tutti gli altri che sono per la giustizia”. “Sappiamo che è una cosa temeraria – prosegue –, perché giustamente non si usa più mettere la religione in mezzo alle cose politiche, perché ciò appare in contrasto con la laicità, e di fatto lo è, se a farlo sono le Chiese. Ma soprattutto è una cosa temeraria perché non impunemente ci si può dire cristiani; è un nome che non ci decora, ma che ci giudica, e richiederebbe, da chiunque accetti di unirsi a questo titolo, una capacità superiore di indignazione e di mitezza, di coraggio e di pazienza, di intransigenza e di indulgenza”.

Un coinvolgimento “da cristiani”, a cominciare dal nome stesso del neonato “servizio politico” – appunto Sinistra Cristiana – che ha sollevato un dibattito non irrilevante sia prima (v. anche le lettere di Giancarla Codrignani e di Marcello Vigli, pubblicate su Adista nn. 65 e 67/08, che esprimono perplessità sull’iniziativa proprio a partire dal binomio sinistra-cristiana) che durante il convegno, alla fine superato da una soluzione ‘inclusiva’: “Abbiamo mantenuto la dizione sinistra cristiana – spiega La Valle –, aggiungendo però, perché nessuno si sentisse escluso (nessun ebreo, nessun musulmano, nessun ateo), ‘Laici per la giustizia’”. “La motivazione più umile e persuasiva, per prendere questo nome, è che si tratta di fronteggiare una situazione di emergenza. In tempi normali non lo avremmo adottato, ma qui si tratta di fare appello a tutte le risorse interiori, a straordinarie risorse di amore e di sacrificio, come diceva Claudio Napoleoni, e fare appello a tutte le energie, anche a quelle nascoste, a quelle non ancora esperite né chiamate in causa, esistenti nella società e che magari, fuori della politica, sono all’opera nei girotondi e nei movimenti, nel terzo settore, nel volontariato, nella cosiddetta società civile; e forse con questo nome lo si può fare”. Si tratta quindi, continua La Valle, “di una convocazione alla giustizia, dei cristiani che come tali sono laici, e dei laici anche se non sono cristiani. Non tanto per un incontro tra loro (questo già avviene in molti altri luoghi, ad esempio nel Partito democratico), quanto per dare aiuto all’incontro degli altri, per mettersi al servizio della società tutta intera, per rimettere in funzione quella colla che si è perduta, e che il denaro non è riuscito a rimpiazzare”. (l. k.)

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