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BENEDIZIONE OBAMA

- IN KENYA, TERRA DI ORIGINE DELLA FAMIGLIA DI OBAMA, ESPLODE L’ENTUSIASMO PER IL CANDIDATO DEMOCRATICO ALLE PRESIDENZIALI USA

Tratto da: Adista Contesti n° 74 del 25/10/2008

Questo articolo  è tratto dal settimanale francese di informazione sull’Africa “Jeune Afrique” (13/10/2008). Titolo originale: “La fièvre Obama gagne le pays de ses ancétres”

 

 

Una canzone per lodare l’eroe, magliette con la sua effigie, minibus che sostituiscono i colori dell’Arsenal o del Manchester con il suo ritratto: un vento di “Obama-mania” soffia sul Kenya e con esso la speranza di vedere per la prima volta nella storia degli Stati Uniti un presidente nero.

 

I clienti di OJ’s, un pub di Nairobi, hanno recentemente assistito in anteprima al lancio di una canzone, vera e propria ode al candidato democratico alla presidenza Barak Obama, il cui padre è originario del Kenya, canzone che mescola i suoni dell’orutu, strumento tradizionale ad una corda, delle percussioni e dei corni.

“In America, la benedizione è Obama. Gli americani favorevoli ad un vero cambiamento votano Obama. In America oh, in America è giunto il momento, se lo mancate, sarà troppo tardi”, canta Kenge Kenge, gruppo keniota di 13 musicisti che ha composto il brano in luglio, in occasione di una tournée in Europa.

“Questo cd venderà per forza di cose. C’è già gente che lo richiede. Abbiamo cominciato a suonare il pezzo in occasione dei nostri concerti ed è allora che abbiamo realizzato che funzionava”, spiega l’entusiasta leader del gruppo, George Achieng.

Dall’accoglienza trionfale tributatagli in Kenya nel 2006, Obama suscita un entusiasmo crescente tra i kenioti, entusiasmo che sfiora l’idolatria nella comunità Luo, una delle più importanti del Paese, di cui è originario il padre di Obama.

I kenioti tuttavia mantengono il sangue freddo e, dal possibile accesso di Barack Obama alla carica suprema, non ricavano la speranza di un miglioramento della loro vita quotidiana, ma l’orgoglio di vedere un nero, per di più di origine keniota, divenire l’uomo più potente del pianeta.

“Tutto è sempre  bianco, bianco, bianco. Almeno per una volta siamo fieri e preghiamo veramente che ci riesca”, spiega Bella Awuor, una cliente di OJ’s.

Sua sorella Josephine Adhiambo preferisce essere prudente.

“Non c’è mai stato un presidente (ame-ricano) nero. C’è quindi la possibilità che alla fine gli elettori americani non lo scelgano”, ipotizza, valutando comunque le possibilità di vittoria del senatore dell’Illinois “al 90%”.

“Obama diventerà un personaggio pubblico. Lavorerà duro per la comunità americana ma non per i kenioti o per gli appartenenti alla comunità luo”, afferma da parte sua Alphonse Omni, un luo di 27 anni, sfoggiando una t-shirt con l’effigie di Obama.

La febbre Obama, prima di essere tradotta in musica, aveva già conquistato la strada e i trasporti pubblici.

I proprietari dei “matatus”, minibus di trasporto collettivo, hanno così archiviato le decalcomanie dei loro idoli della premier league inglese e del rap americano, che adornano abitualmente il lunotto posteriore dei loro veicoli, per il ritratto di Barack Obama.

Questo stesso ritratto fiorisce a Nairobi, specialmente nella bidonville di Kibera, una delle più grandi dell’Africa, dove diversi gruppi si sono lanciati nel confezionamento e nella distribuzione di t-shirt.

“Obama è attento alle tematiche giovanili. Egli può aiutarci di più dell’altro candidato, il vecchio (il repubblicano Mc Cain)”, spiega Daniel Ochieng, responsabile di una associazione locale che è anche fan club del candidato democratico dal nome di “Discepoli di Obama”.

L’ideatore Tony Ndolo gli ha venduto 250 t-shirt con lo slogan “Ndio Tunawesa”, la traduzione in swahili di uno degli slogan della campagna di Obama, “Yes, we can”.

“Non mi posso lamentare. Guadagno, come potete vedere. Barack in swahili significa benedizione e di fatto è una benedizione per il mio portafogli”, ammette. 

 

 

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