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IL VESCOVO DI NOTTINGHAM: “GIUSTO APRIRE AI PRETI SPOSATI”

Tratto da: Adista Notizie n° 81 del 22/11/2008

34696. NOTTINGHAM-ADISTA. “Non c’è alcuna ragione perché ai preti sia impedito di sposarsi”: lo ha detto in un’intervista al giornale britannico Sunday Telegraph il vescovo di Nottingham Malcom McMahon, considerato tra i favoriti alla successione del card. Cormarc Murphy-O’Connor, arcivescovo di Westminster e come tale primate dei cinque milioni di cattolici del Regno Unito.

“È sempre stata una questione di regolamento piuttosto che di dottrina”, ha affermato mons. McMahon, tanto è vero che l’obbligo del celibato fu introdotto solo nell’undicesimo secolo da papa Gregorio VII. “Il punto è trattare con giustizia quegli uomini che vogliono fare i preti e nel contempo essere sposati. Il matrimonio non dovrebbe sbarrare loro la strada della vocazione, a patto naturalmente che siano già sposati prima dell’ordinazione”.

Secondo alcune stime, sarebbero 150.000 gli uomini che hanno lasciato il sacerdozio per sposarsi e molti di loro vorrebbero tornare a svolgere il proprio ministero anche dopo le nozze. E in Inghilterra la situazione è ulteriormente complicata dalla presenza di numerosi preti anglicani sposati che sono stati accettati nella Chiesa cattolica a seguito della loro opposizione all’ordinazione di donne-prete da parte della stessa Chiesa anglicana nel 1994. “Ci è stato detto che dovevamo essere generosi con il clero anglicano che voleva passare al cattolicesimo - ha affermato mons. McMahon - ma siamo rimasti molto sorpresi quando il permesso speciale è stato esteso ed utilizzato per preti che erano entrati nella Chiesa d’Inghilterra anche dopo il 1994. Questo fatto non poteva che suscitare perplessità e proteste”. È evidente infatti che se l’accettazione di preti sposati anglicani non è vincolata alla data in cui sono state ordinate le prime donne-prete - scelta che comunque la si giudichi non poteva essere conosciuta dai sacerdoti anglicani ordinati prima del ’94 - si apre alla possibilità di un escamotage molto vantaggioso per tutti coloro che vogliono diventare preti cattolici sposati: diventare prete anglicano, sposarsi e poi chiedere il passaggio alla Chiesa cattolica affermando di non riconoscere le donne-prete (per quanto già fosse nota tale caratteristica della Chiesa anglicana al momento dell’ordinazione).

Mons. McMahon ha inoltre indicato due fondamentali vantaggi connessi alla legalizzazione del matrimonio per i preti cattolici: in primo luogo la possibilità di assistere quelle comunità che “sono private dell’eucaristia a causa della carenza di preti”; in secondo luogo la maggiore capacità da parte dei preti sposati di affrontare questioni legate alla vita familiare: i preti che vengono dalla Chiesa anglicana, ha osservato mons. McMahon, “portano nelle parrocchie una grande esperienza nelle questioni legate alla vita delle famiglie e riescono a svolgere il loro ministero in maniera eccellente soprattutto nel coinvolgimento delle donne”. D’altra parte il vescovo non ha eluso le problematiche di ordine pratico che sorgerebbero nel caso in cui si aprisse a questa possibilità, prima fra tutte quella di carattere economico legata alla necessità di garantire i mezzi per il sostentamento della famiglia: già si è costretti a chiudere molte chiese per mancanza di fondi, ha detto mons. McMahon, e preti sposati con figli aggraverebbero senz’altro le difficoltà finanziarie delle diocesi.

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