DON FRANCO BARBERO: IL MAGISTERO È SORDO ALLE DOMANDE DEI GAY CREDENTI. IL VANGELO NO
Tratto da: Adista Notizie n° 88 del 13/12/2008
34735. ROMA-ADISTA. “Il magistero ecclesiastico assume già oggi, sebbene timidamente, qualche elemento della teologia femminile; non escludo che in un futuro molto lontano si possa arrivare anche a qualche forma di ministero alle donne, ma sul tema dell’omosessualità non ci sarà mai nessuna apertura: è considerata contronatura, e mai la Chiesa cambierà idea su questo punto”. Lo dice don Franco Barbero, prete piemontese della Comunità di Base di Pinerolo, da 5 anni dimesso dallo stato clericale (v. Adista nn. 15, 20/02 e 23, 25/03), rispondendo ad una domanda del pubblico durante la presentazione – lo scorso 29 novembre alla Comunità di Base di San Paolo di Roma – di Omosessualità e Vangelo, il libro curato da Pasquale Quaranta che raccoglie – oltre ai documenti della comunità scientifica e del magistero sull’omosessualità – 24 lettere, e le relative risposte, fra le migliaia inviate negli anni a don Barbero da tantissimi omosessuali credenti (Omosessualità e Vangelo. Franco Barbero risponde, Il Segno dei Gabrielli, S. Pietro in Cariano – Vr, 2008, pp. 160, euro 14; v. anche Adista n. 80/08).
“Si tratta di una raccolta di esperienze eterogenee – spiega Quaranta – da ognuna delle quali emerge grande sofferenza. Ci sono anche lettere di seminaristi, di donne sposate, di un papa-boy, di sacerdoti che vivono relazioni sentimentali, di un poliziotto, molto cattolico, che confessa di aver pensato più volte di puntarsi la pistola alla testa. E ci sono anche genitori omosessuali, che hanno procreato in altri Paesi con i metodi offerti dalla scienza. Vogliamo comunicare anche questo: che si può essere una famiglia, che non si è condannati alla sterilità. E poi è l’amore che crea una famiglia”. Il libro, aggiunge il curatore – che 5 anni fa, a Natale, venne invitato a dare testimonianza della condizione in cui vivono i gay credenti all'interno della Chiesa dal parroco di Rignano Garganico, subito trasferito dalle autorità ecclesiastiche (v. Adista n. 4/2004) – nasce direttamente dall’esperienza personale: di formazione cattolica, “quando ho scoperto la mia omosessualità l’ho vissuta come una colpa, a causa dei pregiudizi della Chiesa contenuti nei documenti vaticani e nelle prediche di molti sacerdoti. Soffrivo quel giudizio. Mi sentivo come un untore, uno che per i propri sentimenti finiva per corrompere gli altri. Ne parlai al confessore, ma non fece altro che consigliarmi di affezionarmi a una bella ragazza. Poi ho scoperto don Franco (Barbero, ndr): lui ritiene che l’omosessualità nemmeno vada confessata, come non si confessa di essere etero. Sono altri i veri peccati”. Fra i due nasce prima una corrispondenza e poi la collaborazione per questo libro, che sta riscuotendo un grande successo editoriale.
“A livello teologico c’è molta attenzione e, almeno in alcuni ambiti, la ricerca mi pare piuttosto avanzata, come il numero 1/2008 della rivista internazionale di teologia Concilium, (v. Adista n. 21/08, ndr) – dice Barbero – ma il magistero è del tutto sordo: i suoi custodi sono ossessionati dalla difesa del castello e non si preoccupano affatto degli abitanti della città. E anche quei settori di Chiesa che si mostrano sensibili al tema, come testimonia per esempio il documento “Riconoscere le unioni omosessuali?” pubblicato dal Gruppo di studio sulla bioetica animato dai gesuiti su Aggiornamenti Sociali (v. Adista n. 45/08, ndr), talvolta fanno un importante lavoro sociale o di vicinanza alle persone omosessuali, ma stanno ben attenti a non sfiorare i cardini del potere di controllo dell’istituzione ecclesiastica”. “Credo che l’unica via – conclude – sia quella di tornare alle sorgenti, cioè al Vangelo, senza aspettarsi nulla dall’alto”. (l. k.)
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