Nessun articolo nel carrello

IL DISAGIO DI UN CATTOLICO

- La crisi, la scuola, le lobbies

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 3 del 03/01/2009

L’emendamento con il quale la commissione bilancio del Senato ha stanziato 120 milioni di euro a favore degli istituti scolastici paritari per il 2009, correggendo il taglio previsto di 130 milioni, si presta a diverse letture.

Ciò che ha colpito l’opinione pubblica è che questa correzione a favore della scuola privata sia avvenuta in un contesto di forti tagli di spesa, messi in atto dal governo, a sfavore della scuola pubblica di Stato; e che il ripristino (quasi completo) dei fondi sia accaduto dopo, o in connessione con, una dura protesta degli uffici competenti della Conferenza episcopale italiana, che proclamavano tra l’altro che “le federazioni delle scuole cattoliche presto si [sarebbero mobilitate] in tutto il Paese”, allorché la mobilitazione di famiglie, studenti, docenti della scuola pubblica e delle università, in atto da settimane in tutta Italia, non sembrava ottenere ascolto reale, o produceva soltanto parziali revisioni, che comunque non mettevano in discussione la tendenza di fondo a penalizzare la scuola pubblica di Stato.

Non voglio negare che la Conferenza episcopale italiana abbia il diritto di tutelare la scuola privata (la scuola privato-sociale, come si dice) di matrice cattolica da misure che ne minaccerebbero l’esercizio, considerandola una risorsa per la comunità. D’altro lato so che la questione della destinazione effettiva dei fondi è ancora aperta, dato che sarà il ministero dell’istruzione, di concerto con altri ministeri, a valutare, entro trenta giorni dall’entrata in vigore della legge finanziaria, la quota da destinare agli istituti scolastici privati e a quelli pubblici. Tuttavia non posso celare due motivi di disagio.

Anzitutto un disagio come cittadino.

La percezione di fondo che emerge è che l’azione di lobbies ben strutturate e con potere di condizionamento sulle formazioni e coalizione politiche (uso adesso il termine lobby in senso funzionale, senza conferirgli necessariamente un significato negativo) ottiene in tempi rapidi risultati che la mobilitazione dal basso dei cittadini non può nemmeno sperare.

Probabilmente si tratta di uno squilibrio difficilmente correggibile, tranne che in momenti di eccezione, uno squilibro di cui la storia, anche delle democrazie, offre molti documenti. Tuttavia, se uno dei deficit delle democrazie attuali è quello generato dalla verticalizzazione del potere e della decisione nelle mani di elites con “poteri forti” a scapito della partecipazione dei cittadini e della pluralizzazione dei poteri, questa vicenda mi sembra una conferma non della salute ma della crisi della democrazia. La cultura dell’attuale governo – che tende a verticalizzare la decisione e insieme a destrutturare i legami sociali – non può padroneggiare la crisi, ma semmai la acutizza.

Sorprende allora – e vengo al secondo motivo di disagio, come cattolico – che la Conferenza episcopale italiana, almeno in uno dei suoi uffici, non abbia colto la questione generale in gioco in questi mesi riguardo alla scuola, e sia parsa – sul tema dei finanziamenti per la scuola privata in un contesto di tagli generalizzati per la scuola pubblica – intenta a pensare più in termini di interesse particolare che dell’interesse comune.

La protesta aveva il tono della rivendicazione, non della difesa degli interessi della scuola cattolica nel quadro di una decisa affermazione, ad esempio, della necessita di sostenere, certo in maniera non separata dalla valutazione sul merito, la scuola di tutti.

Così non è stato: è mancato un contributo alla democrazia, che avrebbe potuto parlare a tutti, non solo ai cattolici, e manca pur sempre e ancora (e sembra che non si desideri) una riflessione corale, non effettuata in ambiti ristretti e già omogenei, sul modo di essere della chiesa e delle istituzioni cattoliche nella società alla luce della dottrina più profonda e accreditata del Vaticano II.

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.