NON PER TUTTI È UNA BUONA NOVELLA. IL TEOLOGO DELLA LIBERAZIONE JOSÉ COMBLIN REPLICA A CLODOVIS BOFF
Tratto da: Adista Documenti n° 14 del 07/02/2009
DOC-2092. JOÃO PESSOA-ADISTA. Quanto siano “strane” le accuse di Clodovis Boff alla Teologia della Liberazione (v. Adista nn. 49, 52 e 92/08) lo spiega, in maniera forte e chiara, il teologo belga-brasiliano José Comblin, che della TdL è uno dei padri fondatori. E lo spiega rispondendo al religioso marianista non sul terreno della dottrina ma, semplicemente, su quello della fede realmente vissuta. Perché - sottolinea Comblin - che Cristo occupi il luogo centrale nel cristianesimo nessuno dei teologi della liberazione - accusati al contrario da Clodovis Boff di aver operato una “fatale” inversione di priorità, sostituendo Cristo con il povero - pensa affatto di metterlo in discussione: nessuno di loro incorre nell’“eresia” a cui il marianista ha voluto persino dare un nome, quello di pobrelogia, poverologia. Che l’essenza della teologia sia, come indica Clodovis Boff, “professare che Cristo è il Signore”, tutti lo sanno e lo accettano. Ma - sottolinea Comblin - “il problema è: chi dice ‘Cristo è il Signore’? Dove? Quando?”. Se a dirlo è un Videla, o un Pinochet, è forse un atto di fede? “Gesù - spiega Comblin - appare nel suo vero significato, come realtà, a partire da una situazione in cui il cristiano si assimila a lui”: solo “vivendo quello che egli ha vissuto”, infatti, “si può capire”. È per questo che “soltanto i poveri dicono in maniera autentica ‘Cristo è il Signore!’”. Ed è per questo che “c'è una centralità della povertà come accesso alla centralità di Gesù Cristo”. La conclusione di Comblin fa dunque piazza pulita delle accuse del religioso: “La centralità dei poveri non compromette in nessun modo la centralità di Cristo. Al contrario, permette che si intenda meglio”. E permette di capire che la Buona Novella non è per tutti. Di seguito l’intervento di Josè Comblin, in una nostra traduzione dal portoghese. (claudia fanti) |
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