PER IL CARD. CASTRILLÓN HOYOS IL NEGAZIONISMO È “UN PROBLEMA STORICO, NON MORALE”
Tratto da: Adista Notizie n° 34 del 28/03/2009
34917. BOGOTÀ-ADISTA. Anche se il Vaticano fosse stato a conoscenza della posizione negazionista del vescovo lefebvriano Richard Williamson, probabilmente non avrebbe chiesto a quest’ultimo la ritrattazione perché “si tratta di un problema storico, non morale”. La sconcertante affermazione è del card. Darío Castrillón Hoyos - personaggio numero uno del dialogo con i lefebvriani in quanto presidente della Commissione Ecclesia Dei incaricata di portare avanti la negoziazione con i seguaci del vescovo scismatico - ed è contenuta in una lunga intervista rilasciata al quotidiano colombiano el Tiempo e pubblicata il 17 marzo. L’intervista, telefonica, era motivata dal lancio, in Colombia, di un libro sul cardinale del giornalista César Mauricio Velásquez (De frente y sin miedo – dialogos con el cardenal Darío Castrillón), in cui questi ha anche rivelato alcuni retroscena sconcertanti riguardo all’offerta di asilo in Thailandia al dittatore iracheno Saddam Hussein con la mediazione della Santa Sede.
Sulla questione del rapporto con i lefebvriani, il cardinale vuole condividere la responsabilità nella gestione del dialogo: “Dovevo portare avanti i colloqui, ma ciò non significa che io fossi il solo a dialogare con Fellay [il capo della Fraternità lefebvriana, ndr]. Avevo sempre intorno a me il gruppo necessario a ciascuno dei passi, all’interno della Santa Sede. Quando parlavamo delle scomuniche, non si è trattato di un dialogo di Castrillón con Fellay… no no no. Io non ho negoziato con nessuno. È stata la Commissione dei cardinali, compreso Ratzinger, perché di questo abbiamo cominciato a parlare quando lui non era ancora papa. Non c’è stato un solo atto che non sia stato compiuto collegialmente”.
Alla domanda se ci sia stata una “tirata d’orecchi” quando il portavoce vaticano p. Federico Lombardi ha detto che Castrillón avrebbe dovuto conoscere le affermazioni di Williamson, il cardinale risponde poi che “non ha detto esattamente questo, ma se l’ha detto è un’assurdità, un’idiozia, perché non si trattava di studiare la vita di questi vescovi. L’unica cosa che si doveva sapere era che costui era stato ordinato da Lefebvre senza permesso”. “Nessuno – ha aggiunto – gli avrebbe chiesto di ritrattare perché né il Santo Padre né noi sapevamo ciò che aveva detto”. Non solo: se anche lo avessero saputo in anticipo, “non credo”, dichiara Castrillón, che a Williamson sarebbe stata chiesta la ritrattazione come condizione per la revoca della scomunica, “perché si tratta di un problema storico, non morale”. “Per prudenza il Santo Padre avrebbe potuto dire di aspettare un momento. Mi pare che ci sia stata un’imprudenza da parte del portavoce della Santa Sede nella dichiarazione che ha fatto a La Croix [in un’intervista al quotidiano cattolico francese, pubblicata il 6/2, ndr] perché non deve entrare in giudizi su persone né dire che un cardinale deve saper qualcosa che invece non è tenuto a sapere”. E delega, a sua volta, la responsabilità della conoscenza delle affermazioni di Williamson: “Se qualcuno doveva sapere qualcosa questo è il cardinale che si occupa della vita dei vescovi, il cardinal Re”. Quanto alla questione dell’offerta di asilo a Saddam Hussein, Castrillón spiega che alcuni mesi prima dell’arresto del dittatore “vennero a casa mia a Roma alcuni signori tedeschi. Mi dissero che venivano a nome del re della Thailandia e chiedevano che il Vaticano dicesse a Hussein - e chiedevano che fossi io a dirglielo – che il re della Thailandia avrebbe dato asilo sicuro a lui e a un folto gruppo, se non ricordo male di 500 persone. Dissi al Santo Padre di questa offerta e mi rispose che si sarebbe proceduto attraverso la Nunziatura. Mi disse che potevamo chiamare subito il primo ministro della Thailandia e così si fece per verificare che si trattava di una cosa vera”. “Io sapevo fino a questo punto”, aggiunge il cardinale, “non so nemmeno perché hanno chiesto questo a me. Il proposito era di evitare la guerra, ma non so fino a dove è arrivata la mediazione della Chiesa”. (l. e.)
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