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Una zattera nuova

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 39 del 04/04/2009

“Abbiamo assistito al susseguirsi in ambito ecclesiale – e nel rapporto tra la Chiesa e il mondo laico – di episodi di dura incomprensione reciproca. Dai lefebvriani al vescovo negazionista, dalla scomunica per l’aborto di Recife all’articolo del vescovo Fisichella, dalla questione aids-profilattici alle proteste del cardinale Bagnasco per le “aggressioni al Papa”… Tra il mondo ecclesiastico e quello laico c’è un’alta tensione polemica che non si spiega soltanto con il desiderio di difendere delle questioni di principio o di guadagnare qualche posizione sul terreno del potere economico e politico. Anzi, la tensione si è diffusa anche dentro l’ambiente ecclesiale, dove raramente si erano sentite polemiche così dure e visti atteggiamenti così sprezzanti degli uni verso gli altri. E non solo polemiche, che indicano almeno uno volontà di confrontarsi, magari duramente. Si diffonde talora anche un atteggiamento di disinteresse, indifferenza o disprezzo reciproco: e non solo tra credenti da una parte e non-credenti dall’altra, ma anche tra credenti di diversa sensibilità, persino tra ecclesiastici; e addirittura tra laici non credenti, divisi in atei devoti e atei sprezzanti. Sembrano quasi scomparsi, almeno nel dibattito pubblico, i credenti che cercano e dialogano tra loro e con i non credenti che, anch’essi, cercano e dialogano.

Si direbbe che anche nel campo etico religioso “manca la colla” cioè una certa solidarietà: l’interesse a cercare assieme, la fiducia di avere o di trovare qualcosa che interessa a tutti, che merita di essere condiviso anche se non è “il tutto”, che serve al cammino anche se si sa che non è “la meta”.

E questo è il punto, credo. Ciascuno si chiude nel suo dogmatismo, o nel suo agnosticismo, contrapponendosi agli altri quasi volesse difendersi da un’aggressione. Il fatto è che l’aggressione c’è, ma non è rappresentata dagli altri quanto piuttosto dai cambiamenti che sono avvenuti e da quelli che sono nell’aria. Non staremo qui ad elencarli; ma sappiamo tutti che dall’economia alla politica, dalle scienze alle relazioni umane, dalla tecnologia all’ambiente, dalla cultura “umanistica” occidentale all’universo dei pensieri orientali, tutto sta cambiando.

“Viviamo in una crisi epocale. Io credo che non siamo ancora al fondo, neppure a metà di questa crisi… è un rimescolo totale… siamo dinnanzi all’esaurimento delle culture. Siamo tutti immobili, fissi su un presente che si cerca di rabberciare in qualche maniera, ma non con il senso della profondità dei mutamenti…”. Così diceva Giuseppe Dossetti nel 1993, ed aveva ragione. In questo gran cambiamento ciascuno cerca di sopravvivere aggrappato alla sua zattera, incolpando gli altri, credendosi l’unico meritevole di salvarsi e semmai capace di salvare gli altri. La paura del nuovo genera l’intransigenza, il conservatorismo, l’autoritarismo, anche la violenza.

Altra linea aveva indicato Papa Giovanni e aveva intrapreso il Concilio! Per riprendere quella strada bisognerebbe rendersi conto con sincerità che le sintesi culturale che avevamo ereditato (e che avevano elementi buoni ed altri assai mediocri) sono venute meno; e che si tratta di lavorare insieme per costruire una nuova cultura, nuove categorie, regole, progetti, diritti, speranze. Con lo spirito positivo dei naufraghi che vogliono salvarsi tutti insieme e magari fondare una nuova città in terra sconosciuta; non con lo spirito disperato e rabbioso di quanti immaginano che il successo o la salvezza del vicino equivalga alla propria condanna.

Sia nella Chiesa che nella società politica si tratta di costruire con coraggio e fantasia una zattera nuova, una cultura, una nuova città dove le verità di ciascuno trovino cittadinanza e sintesi storica, magari non definitiva ma utile alla storia e alla libertà degli uomini. Davvero quel che serve è una rivoluzione copernicana: finché ciascuno crede di essere il centro dell’universo si inquieterà se gli altri non gli obbediscono e gli girano intorno. Se si scopre un centro comune si trova ad un tempo una verità e un’armonia. E poi bisogna esser disposti a guardare oltre e capire che non c’è soltanto un sole, per noi prezioso e necessario; ma le stelle sono moltissime e le galassie… e che c’è da cercare e scoprire con amore e con gioia tutto un universo… fin che il Signore vorrà. (ab)

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