SEGNI PARTICOLARI POPOLARE
- Salvador: il significato della vittoria elettorale dell'Fmln che ha sconfitto il partito del mandante dell'assissinio di Romero
Tratto da: Adista Contesti n° 38 del 04/04/2009
Ricardo Zúniga García, educatore nicaraguense e analista politico, è l'autore di questo articolo, pubblicato su "Adital" (18/3/2009). Titolo originale: "Fuerza simbólica del triunfo popular en El Salvador"
Il risultato del processo elettorale salvadoregno, nella prospettiva della storia centroamericana, ha un profondo simbolismo. Vediamo.
1. È la prima volta che nel Salvador, il Paese più piccolo (21.000 km quadrati) e più densamente popolato (7 milioni di abitanti), in terra americana trionfa un governo di segno popolare.
2. Le lotte salvadoregne sono state segnate da reazioni estremamente violente dei gruppi egemoni. Nel 1932, di fronte ad un’insurrezione di contadini che chiedevano terra e lavoro, l’oligarchia di possidenti terrieri, guidata dal governo di turno, rispose con una repressione crudele e totalmente sproporzionata, assassinando più di trentamila persone.
Per farci un idea dell’impatto di questo massacro in termini umani dobbiamo sottolineare che nel 1932 nel Salvador c’era approssimativamente un milione di abitanti. Come se, in un Paese di 100 milioni di abitanti tipo il Messico, fossero state assassinate 3.200.000 persone. Oltre all’impatto numerico, la crudeltà e l’odio classista sommato al massacro fu impressionante. In questo massacro fu assassinato il leader del movimento, Farabundo Martí, che dà il nome al fronte guerrigliero che ha diretto la lotta armata negli anni ’80, che ha rappresentato la sinistra salvadoregna nel processo di pace firmato nel 1992 e che, poi, convertito in movimento e partito politico, si è presentato come alternativa popolare nelle tornate elettorali successive, ottenendo un buon numero di deputati che va crescendo dal 1992 e ora giunge a trionfare nelle elezioni presidenziali.
3. Quando fu sterminata l’intera comunità dei gesuiti dell’Università Centroamericana José Simeon Cañas (Uca), comprese doña Elba Ramos e la figlia Celina di 15 anni (novembre 1989) (1), il Paese era governato dal Partito Arena. È impossibile che le autorità supreme del Paese non sapessero della gravità politica di un atto quale l’assassinio di persone di rilievo e di prestigio internazionale, in un’area della città considerata strategica e nella quale di notte si poteva circolare solo con un’autorizzazione speciale dell’esercito. Le indagini sull’assassinio di mons. Romero si concentrarono sul Maggiore Roberto D’Abuisson, il fondatore di Arena, come mandante politico. Dopo questa indagine, sono stati eletti alla presidenza in Salvador per quattro volte consecutive candidati di Arena: Cristiani, Calderon Sol, Francisco Flores e Antonio Saca. Continua ad essere paradossale e significativo che, certo esercitando ricatti e facendo leva sulla paura, il partito Arena - erede di D’Abuisson, che non è mai stato delegittimato o espulso - sia riuscito ad eleggere presidenti marchiati dall’assassinio di Romero e da altri crimini orrendi (Sumpul, Cominità dell’Uca), noti a livello mondiale e condannati da governi, istituzioni e personalità.
Interrompere questo ciclo di vergogna e estromettere Arena dal governo significa effettivamente superare il doloroso paradosso e dire che il popolo salvadoregno è oggi più lucido che nelle elezioni precedenti. Con la nuova elezione, la maggioranza del popolo sta dicendo che non si può più sottostare al ricatto secondo il quale eleggere l’Fmln (Fronte Farabundo Martí di Liberazione Nazionale) vuol dire scontrarsi con gli Stati Uniti e mettere in pericolo l’invio di dollari che i laboriosi migranti salvadoregni inviano ai familiari dal Nordamerica.
4. Il Salvador è oggi uno dei Paesi con maggiore indice di violenza del continente, con 117 omicidi ogni 100mila abitanti; nel Centroamerica della disuguaglianza è, con il Guatemala, il Paese con minor equità. Possiamo leggere il risultato dell’elezione dello scorso 15 marzo 2009 come espressione della volontà politica di superare questa disuguaglianza e le relative conseguenze. Il presidente eletto, Mauricio Funes, ha dichiarato che il suo governo desidera assumere come guida l’opzione per i poveri proclamata fermamente e instancabilmente da monsignor Romero. Com’è noto, mons. Romero era molto concreto quando parlava di una opzione per la causa dei poveri. E ha sottolineato che un popolo per essere rispettato e preso in considerazione deve essere organizzato.
5. È anche uno dei Paesi con maggior numero di migranti in relazione alla popolazione: ci sono circa 2.500.000 salvadoregni all’estero. Forse per questo Romero è stato capace di suscitare durante gli anni ’80 quel vigoroso movimento di solidarietà con il popolo salvadoregno che si mantiene ancora vivo.
Questo storico 15 marzo sia di stimolo per continuare ad avanzare nella lotta per i diritti umani dei migranti, minacciati da leggi discriminatorie nel quadro dei servizi di educazione e salute negli Stati Uniti, dalla “Direttiva del Ritorno” in Europa e dalla xenofobia crescente in molti Paesi sviluppati. Sia anche una motivazione per rivitalizzare una dinamica solidale fra tutti i popoli latinoamericani che stanno avanzando verso la conquista di una migliore qualità della vita per i loro popoli e di un maggior rispetto della natura, “unica casa comune” e fonte di vita.
Che lo spirito di mons. Romero, che ha fatto appello alla solidarietà mondiale con i popoli in lotta dell’America Centrale (Guatemala, Salvador, Nicaragua) negli anni ’80 - quel Romero che ha sfidato i Paesi del mondo sviluppato economicamente a realizzare nuove forme di solidarietà rispettando l’autonomia dei popoli impoveriti e propiziando relazioni di giusto scambio - chiami tutti i latinoamericani ad essere più solidali nella dimensione Sud-Sud.
6. Il Salvador aveva, fin dagli anni ’20 e ’30 del secolo passato, un’importante e forte organizzazione popolare. Come in molte parti dell’America Latina, le organizzazioni rivoluzionarie salvadoregne hanno sperimentato divisioni, settarismo e atomizzazione. La morte del poeta Roque Dalton (2) e della comandante Ana Maria (3) ne sono un esempio. Il triste percorso di Joaquin Víllalobos (4) anche. I risultati ottenuti nel 2009 esprimono un avanzamento nell’unità e al tempo stesso sono un invito per raggiungere una maggiore unità politica e organizzativa sugli interessi popolari.
7. Il Salvador è la patria di mons. Oscar Arnulfo Romero, di molti sacerdoti, religiosi e religiose che hanno annunciato concretamente una ‘buona nuova’ per il loro popolo. È la patria di migliaia di martiri, dirigenti sociali e comunitari, contadini e contadine, abitanti poveri, dal massacro del 1932 fino al massacro del Sumpul e alla strage dei gesuiti della Uca. Per questo è una sfida per tutti noi cristiani, che crediamo nel potere moltiplicatore del seme che cade, marcisce e fruttifica, a rinnovare la nostra fede e la nostra speranza e cercare le strade, i mezzi e le forme per la costruzione di una società meno ingiusta e meno violenta a cominciare dall’ambiente che ci circonda, sulla rotta dei valori del Regno annunciato da Gesù e ricordato da Romero. È una sfida a tutte le persone con sensibilità sociale e umana a lavorare per la piena conquista dei diritti umani sociali e individuali, per l’unità dei popoli latinoamericani.
Note:
(1) Massacro della UCA: all’alba del 16 novembre 1989, in piena offensiva del Fronte Farabundo Martí per la liberazione nazionale (Fmln), vari soldati fecero irruzione nel campus dell’Università Centroamericana José Simon Cañas (Uca) di San Salvador e uccisero a sangue freddo sei sacerdoti gesuiti e due lavoratrici della residenza religiosa.
(2) Roque Dalton García (San Salvador, 14 maggio 1935 - 10 maggio 1975) fu un poeta e politico rivoluzionario di El Salvador. Descriveva con cruda realtà la conformazione sociale ed economica di El Salvador.
(3) Comandante Ana María: Mélida Anaya Montes, guerrigliera salvadoregna nota come Comandante Ana María, morì il 6 aprile 1983, a 53 anni, a Montefresco (Managua), sulla Carretera Sur.
(4) Joaquín Villalobos: fondatore e massimo dirigente dell’Esercito Rivoluzionario del Popolo (Erp) una delle cinque organizzazioni federate, nel 1980, nel Fmln, durante la Guerra Civile del Salvador. Continuò la sua lotta come membro del Fmln fino 1994. Nel 1995, abbandonò il Flmn per formare un nuovo partito politico centrista, il Partito Democratico, che scomparve nel 1999. Ora è un critico aperto della sinistra del Salvador e anche di tutti i movimenti della sinistra di altri Paesi latinoamericani.
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