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“IL REGNO” E “ROCCA”: LA PARABOLA DI BERLUSCONI È DISCENDENTE

Tratto da: Adista Notizie n° 73 del 04/07/2009

35088. ROMA-ADISTA. Non dedica, al “problema” Berlusconi, un servizio specifico - come fa Famiglia Cristiana (v. notizia precedente) - il quindicinale dei religiosi dehoniani di Bologna, Il Regno (n. 12/2009). Ma che Berlusconi sia, appunto, un “problema” la rivista, a firma di Gianfranco Brunelli, lo afferma all’interno di una articolata analisi del voto del 12 giugno scorso.

Brunelli – che, sia chiaro, nel corso della disanima non fa sconti al centrosinistra, il quale, non solo “stenta a trovare una leadership”, “ma anche a delineare una configurazione partitica adeguata” – afferma che, se è vero che la “sconfitta del Pdl è numericamente più contenuta”, essa è “in gran parte dovuta alla smobilitazione del proprio elettorato, che per diversi motivi non è stato convinto ad andare alle urne”. “Se di questo si tratta – aggiunge – allora quella sconfitta va letta politicamente come l’avvio significativo di una crisi di leadership nel centrodestra. Il problema è Berlusconi. La sua immagine nazionale e internazionale, la sua affidabilità e credibilità appannate. Non basta vincere le elezioni, bisogna anche sapere, con credibilità personale e politica, governare il Paese, attraverso le istituzioni democratiche. Colui che ha creato questo centrodestra, che ne è stato la principale risorsa oggi ne appare anche il limite. Quella del centrodestra è, ancora una volta, una crisi di leadership”.

Fa qualcosa di analogo il quindicinale della Pro Civitate Christiana Rocca, sul n. 15: Raniero La Valle, all’interno della sua consueta rubrica “Resistenza e pace”, si sofferma in realtà su una sintetica analisi di due apprezzati documenti ecclesiali (la lettera della Commissione per la Dottrina della Fede della Cei “ai cercatori di Dio” e la riflessione del dicembre scorso della Commissione teologica internazionale “alla ricerca di un’etica universale”). La questione della “parabola di Berlusconi” è affrontata però in apertura, con l’affermazione che non solo il popolo, ma anche la Chiesa è stata “delusa dal governo amico”. Le vicende in cui è stato recentemente coinvolto Berlusconi, “divenuto ‘indifendibile’ per le ‘famiglie cristiane”’, evidenziano “una bellissima morale: è più facile che un cammello passi nella cruna di un ago, che un ricco possa governare un Paese. Niente di ontologico, per carità: qui siamo nel regno della politica, non della metafisica. Ma appunto è così difficile, che senza una conversione non riesce. La ricchezza può far vincere le elezioni, ma poi ritorcersi contro chi le ha vinte.  Ciò dipende dal fatto che il ricco pensa di poter comprare tutto, e lo compra. Compra il potere, il consenso, i riflettori, gli avvocati, i cortigiani, gli agiografi, i testimoni, le scorte, le ville, i vulcani, e le donne. Di tutte le cose, tasse e terremoto, Milan e Parlamento, donne di immagine e sciupate, è l’utilizzatore finale. Ma c’è qualcosa che non può comprare, la Repubblica non è in vendita e il popolo, oltre un certo limite, non si fa usare. E così passa la figura di questo potere. Delusa dal governo amico, che sembrava così vicino ai ‘valori cristiani’, la Chiesa a Roma può tornare a volare alto”.

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