Nessun articolo nel carrello

EMERGENZA CARCERI: IL MONDO CATTOLICO DENUNCIA E SI MOBILITA

Tratto da: Adista Notizie n° 129 del 26/12/2009

35346. ROMA-ADISTA. Una lettera aperta a Benedetto XVI per dire che “una società giusta non dovrebbe avere né la pena di morte, né la pena dell’ergastolo”. L’ha scritta, insieme alla Comunità Papa Giovanni XXIII, un gruppo di detenuti con “ergastolo ostativo”, che si è rivolto al papa per denunciare la profonda disumanità della propria condizione di carcerati senza possibilità di godere di benefici o sconti di pena. “Ci sentiamo abbandonati da tutti”, si legge nella lettera, “dagli uomini, dalla Chiesa e a volte persino da Dio, perché non si può essere contro la guerra, contro l’eutanasia, contro l’aborto e non essere contro la pena dell’ergastolo”: “Il riscatto umano non è possibile con una pena che non potrà mai finire”. “Avere l’ergastolo”, spiegano i detenuti, “è come essere morti, ma sentirsi vivi”; “la pena dell’ergastolo ti mangia l’amore, il cuore, e a volte anche l’anima” perché “la vita senza promessa di libertà non può essere una vita”.

Già lo scorso giugno la Comunità Papa Giovanni XXIII si era pronunciata contro l’ergastolo ostativo in quanto “misura anticostituzionale”, dal momento che l’art. 27 della Costituzione recita che “le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”. Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità, era stato tra l’altro il primo firmatario di una lettera-appello al presidente della Corte europea dei Diritti dell’Uomo per sollecitare la discussione del ricorso proposto nel 2008 dagli ergastolani ostativi. Nelle ultime settimane del 2009, nonostante il disinteresse delle istituzioni (con la lodevole eccezione delle denuncie dei parlamentari radicali) e dell’opinione pubblica, si sono moltiplicate le prese di posizione del mondo cattolico italiano sulla drammatica situazione delle carceri, resa ancor più evidente da episodi gravissimi e tuttora non chiariti come quello della morte di Stefano Cucchi.

Su quest’ultimo caso è intervenuto il cardinale vicario Agostino Vallini nel corso della visita effettuata lo scorso 6 dicembre al carcere romano di Regina Coeli: proprio nel nome del Signore, “un vescovo non può non essere accanto a chiunque soffra”, ha affermato il cardinale. “Le vie misteriose della vita che sono molto più grandi di noi possano essere illuminanti per tutti perché certe vicende non si ripetano più”. Il card. Vallini si è inoltre soffermato sull’importanza del reinserimento sociale di chi ha vissuto e vive l’esperienza del carcere: “Noi che siamo fuori dobbiamo far crescere il senso di solidarietà verso i detenuti offrendo loro lavoro. Il carcere non è la soluzione a tutte le devianze, è una soluzione di emergenza ma la vera soluzione è dare occasioni di dignità”.

Sullo stesso tema si è concentrato un documento diffuso il 2 dicembre e firmato dall’arcivescovo di Trento mons. Luigi Bressan e dalle Caritas diocesane del Triveneto: “Per gli effetti desocializzanti tipici della detenzione”, si legge nel documento, “è importante non considerare la pena detentiva come unica risposta dell’ordinamento ad ogni forma di emarginazione deviante e di reati”. Per questo motivo si propone di “sostituire la pena detentiva, per coloro che hanno ricevuto condanne inferiori ai tre anni, con altri percorsi obbligati ma di carattere fortemente riabilitativo ed inclusivo; anzitutto attraverso una convinta applicazione delle previste misure alternative e, lì dove necessario, con la creazione di apposite comunità penali-educative”. I firmatari del testo si dicono “ben consapevoli” che l’opinione pubblica chiede in realtà il contrario, ma la loro posizione, affermano, è sostenuta dalla fede e dalla consapevolezza “che la stessa pubblica opinione, se adeguatamente informata piuttosto che fomentata per interessi di parte, ben comprenderebbe gli indubbi vantaggi etici, sociali, rieducativi, giudiziari, trattamentali ed economici” delle misure alternative.

Ha fatto implicito riferimento al caso Cucchi anche il vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri, il quale in una nota diffusa lo scorso 4 novembre ha parlato di “terribili avvenimenti” che “riempiono di sgomento e sollevano interrogativi profondi e drammatici sulla situazione e sul futuro della nostra società”. “La persona umana”, ha affermato mons. Negri, “in qualsiasi condizione viva, anche quando sia temporaneamente e permanentemente detenuta in carcere, non può essere semplicemente considerata oggetto di reazioni attuate spesse volte con una violenza bestiale, né può essere lasciata morire in una disattenzione generale che è difficile non considerare colpevole”. “La legge non può essere mai esclusivamente punitiva e mai violenta; la legge deve applicarsi anche nelle situazioni più dolorose e di fronte ad una colpevolezza certa. Deve essere vissuta e attuata in un contesto di fondamentale rispetto della persona, dei suoi diritti e della sua libertà, in questo espressione della grande tradizione giuridica del nostro Paese, nata da una sintesi straordinaria di diritto romano, di diritto canonico, di diritto laico che è il vanto della nostra cultura e della nostra società”. (e. c.)

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.