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“GIORNALE DELLA CURIA O DELLA GENTE?”: CREDENTI BIELLESI SI INTERROGANO SUL RUOLO DEL SETTIMANALE DIOCESANO

Tratto da: Adista Notizie n° 3 del 16/01/2010

35376. BIELLA-ADISTA. Un questionario per interrogarsi sul ruolo del Biellese, il giornale diocesano. Lo propone il blog “Piazza d’Uomo” (http://piazzaduomodocumenti.splinder.com) nato nel 2007, su iniziativa di alcuni cristiani della diocesi di Biella, donne e uomini, che hanno avvertito la necessità di proporre un “luogo” nel quale manifestare una “opinione pubblica” ecclesiale sui principali temi sociali e politici, oltre che su quelli strettamente legati alla vita della loro Chiesa. Sin dal marzo 2007, quando pubblicarono una lettera aperta ai cristiani della diocesi, sul ruolo del credente nelle scelte politiche contingenti. Seguirono poi occasioni di confronto su temi come Family Day, fede ed omosessualità, Chiesa e Concilio, immigrazione, fine-vita, Pacchetto Sicurezza.

L’ultima iniziativa, in ordine di tempo, è appunto il questionario che riguarda il Biellese: 12 domande che hanno l’obiettivo di riflettere sul ruolo e la linea ecclesiale e politica della testata, “in maniera critica ed aperta”. Un questionario accompagnato da una riflessione che riguarda non solo questioni locali, ma il senso stesso della presenza della stampa cattolica nella formazione di un’opinione pubblica cattolica. Il Biellese, scrive “Piazza d’Uomo”, “non fa capo ad un imprenditore privato, ma alla Chiesa cattolica locale, una realtà diffusa di laici e presbiteri impegnati nelle comunità civili e religiose e coinvolti nel sostentamento”. Per questo, spiegano, riteniamo che la sua conduzione, “le scelte editoriali, il suo stile comunicativo riguardino noi”.

Nelle loro riflessioni, i cristiani di “Piazza d’Uomo” pongono anzitutto in evidenza “la mancanza di editoriali e di interventi diretti a commentare, interpretare e dibattere gli eventi sociali, politici, religiosi”. “Costruire un ‘giornale della gente’ - scrivono gli autori del blog - come si sente ripetere, non esime dall’offrire chiavi di interpretazione delle vicende vissute appunto dalle comunità locale e nazionale, in un’ottica di confronto e plurale, con l’impegno ad approfondire i singoli temi, a fare inchieste che ‘grattino’ oltre la crosta della ovvietà e che contribuiscano a disegnare il futuro della nostra gente”. C’è poi la questione del pluralismo. “È possibile che un foglio cattolico documenti con completezza le diverse opzioni, scelte, notizie, che riguardano le legittime plurali esperienze dei cattolici in politica, nella società e nella Chiesa? Oppure la stampa finanziata dalla Chiesa Cattolica deve fare da filtro e dare poca o nulla visibilità a ciò che non è aderente al pensiero delle gerarchie?”. Una scelta, quest’ultima, che porta con sé anche aspetti deontologici: “Come è possibile per un giornalista fare informazione evitando di riportare compiutamente fatti, opinioni, idee”, solo perché “dissonanti con le posizioni ufficiali, o comunque prevalenti in un dato momento storico?”. La ritrosia del Biellese “a lavorare per la costruzione di una opinione pubblica nel mondo cattolico” si è manifestata, ad esempio, “con la scelta di evitare qualsiasi informazione e commento sul dibattito tra morale e politica, avviato in seguito alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto importanti personalità istituzionali, fino a giungere al black-out di commenti riguardo agli avvenimenti che hanno coinvolto l’ex direttore del quotidiano Avvenire, Dino Boffo”.

Eppure, “il Biellese potrebbe essere uno strumento essenziale per dare spazio ad una pubblica opinione nella Chiesa locale”. Per questa ragione, scrivono gli autori del blog, “ci chiediamo se per la gestione di un giornale di proprietà della diocesi non sia necessaria una struttura più aderente ad una dimensione più collegiale, come è la Chiesa locale, e se non sia ora di aprire un confronto franco e sereno su questo strumento”.

Ci sono poi gli aspetti economici, altrettanto importanti: “Il bisettimanale, così come larga parte della stampa locale e nazionale, ha chiuso i bilanci in perdita”; “e le perdite sono state consistenti negli ultimi anni (rispettivamente € 168.864 nel 2006, € 271.796 nel 2007, 218.936  € nel 2008). Queste sono state ripianate dalla diocesi che ha destinato a questo specifico utilizzo parte delle proprie risorse economiche”. Ma l’uso ingente fatto in questi anni “di denaro della Chiesa locale, quale giustificazione ha avuto rispetto alle finalità che la diocesi si pone quale proprietaria del giornale?”. E che senso ha “questo consistente impegno di risorse diocesane che vengono così sottratte ad altre destinazioni ecclesiali e/o sociali?”. (valerio gigante)

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