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“LEGGERE LA BIBBIA” ATTRAVERSO TANTI SGUARDI DIVERSI. SU RADIO3, UN’INIZIATIVA DI “UOMINI E PROFETI”

Tratto da: Adista Notizie n° 3 del 16/01/2010

35377. ROMA-ADISTA. Una lettura storica e spirituale dei libri biblici, dalla Genesi fino all’Apocalisse, con una pluralità di voci e di interpretazioni, di opzioni culturali e religiose a confronto. È l’obiettivo di un nuovo spazio radiofonico che prenderà avvio il 17 gennaio su Radio3, all’interno di “Uomini e profeti”, lo storico programma dedicato all’approfondimento delle realtà e delle tematiche religiose ideato e condotto da Gabriella Caramore.

Se nel consueto appuntamento del sabato “Uomini e profeti” continuerà l’indagine delle tematiche religiose più legate alla dimensione dell’attualità, alla lettura di testi di spiritualità, il nuovo spazio, la domenica mattina alle 10, cercherà invece di fornire al pubblico radiofonico, ma anche a insegnanti, gruppi di lettura biblica o a chiunque sia desideroso di conoscere il testo biblico, alcuni chiarimenti sulla formazione del testo biblico e sulle infinite interpretazioni cui ha dato luogo. Il tutto, con una particolare attenzione all’esigenza culturale, prima ancora che religiosa. Nello stesso tempo, il nuovo appuntamento domenicale cercherà anche di far comprendere come mai è stato intorno a questo libro, e non a un altro, che si è aggregata l’identità di un popolo, da cui sono scaturite diverse tradizioni religiose.

Proprio per dar conto di quella complessità che le interpretazioni fondamentaliste e tradizionaliste non restituiscono, i libri della Bibbia verranno letti e commentati da diverse voci: ebraiche, cattoliche, protestanti, ortodosse, musulmane, ma anche laiche. Tra i commentatori, il priore di Bose Enzo Bianchi (che fornirà anche una introduzione alla Bibbia), il rabbino Benedetto Carucci Viterbi, lo studioso di ebraismo Piero Stefani, il decano della Facoltà valdese di Teologia Daniele Garrone, i filosofi Massimo Cacciari e Salvatore Natoli, la teologa cattolica Marinella Perroni, il teologo valdese Paolo Ricca, l’orientalista Alberto Ventura e molti altri, tra cui anche biblisti provenienti da aree culturali lontane dall’Europa, come Cina o India.

Il 17 gennaio, alle 9.30, per l’avvio della rubrica, con la Caramore ci saranno, in diretta dagli studi di via Asiago in Roma, Enzo Bianchi, il rav Carucci Viterbi, Daniele Garrone, Marinella Perroni, Moni Ovadia, Paolo Ricca.

A Gabriella Caramore Adista ha rivolto alcune domande sul senso dell’iniziativa.


Fra i nodi fondamentali trattati nell'ultimo Sinodo, c'era anche il rapporto tra lo studio scientifico della Bibbia, con gli strumenti offerti dalla ricerca storica, e la sua lettura teologica: il metodo storico ne è uscito piuttosto ridimensionato. Si propone oggi, nella Chiesa, piuttosto una lettura teologica della Bibbia che non riconosce un’autonomia sufficiente all’analisi storica dei testi. L’iniziativa di “Uomini e profeti” sembra invece andare in controtendenza...

Naturalmente l’iniziativa di “Uomini e Profeti” non vuole sostituirsi a nessuno, né competere con nessuno. Piuttosto, interpretando il ruolo di servizio pubblico di Radio Rai, l’idea è quella di fornire a tutti una possibilità di approccio al testo biblico, facendone certamente cogliere la bellezza e ricchezza dei testi – funzione della radio è anche questa –, ma soprattutto fornendo un orientamento critico per chi abbia curiosità di capire come e dove sono nati i testi che compongono la Bibbia, quale storia hanno voluto rappresentare, chi sono gli autori, a quali avvenimenti storici si riferiscono quando scrivono, quale storicità hanno alcune figure o alcuni eventi e che cosa ha voluto evidenziare chi li ha narrati. In Italia, lo sappiamo, esiste un vuoto culturale intorno alla Bibbia, che favorisce sia una religiosità superficiale (talvolta ancora superstiziosa, paganeggiante, talaltra facilmente manovrabile in senso fondamentalista), sia una avversione acritica e rozza al fatto religioso. Conoscere la Bibbia penso che possa anche aiutare a capire meglio non solo la nostra cultura, ma il significato e le ragioni del formarsi di quel singolare fenomeno che è stato, e continua ad essere, l’esperienza di raccogliersi intorno a un’idea di Dio, di mettersi in ascolto della sua parola, di sentirsi da quel Dio guidati e amati.

 

Adista da diversi anni ha una rubrica, "Fuoritempio", in cui nel commento al Vangelo domenicale hanno avuto la possibilità di avvicendarsi uomini e donne; laici, preti, religiosi che per scelta, per condizione o per decreto si trovano a vivere la loro condizione di credenti “sulla strada”, fuori da ogni protezione o benedizione del potere ecclesiastico. Anche voi avete deciso di far commentare la Bibbia anche da "non addetti ai lavori". Addirittura da non credenti. Quale apporto originale la vostra rubrica si aspetta da questi contributi?

Innanzitutto va detto che ci faremo guidare, nella conoscenza della Bibbia, da chi la conosce e la studia, da chi ne ha scrutato i segreti, da chi ne ha fatto l’oggetto della ricerca della sua vita. Stiamo contattando vari biblisti italiani e anche stranieri, che stanno tutti aderendo con entusiasmo all’iniziativa e che metteranno il loro sapere a disposizione degli ascoltatori di Radio3. Ma è vero che la Bibbia consente innanzitutto una esplorazione plurale, in primo luogo perché intorno a questo testo non una sola fede si è raggruppata, ma più d’una, e poi perché, anche all’interno di ebraismo, cristianesimo, islam, infinite sono state le vie di interpretazione e di commento. Per questo vorremmo che fossero ebrei, cattolici, ortodossi, musulmani, protestanti, a darci la loro lettura di passi della Bibbia. Naturalmente penso anche che chiunque abbia desiderio di porsi in maniera interrogante di fronte al testo ha il diritto di offrirci la sua lettura, le sue domande, le sue interpretazioni. La fede nel Dio biblico è una fede che esige libertà ben più che dottrina. Penso a figure come Barbara Spinelli, Gustavo Zagrebelsky, Massimo Cacciari, Salvatore Natoli, e altri. Ci aspettiamo una apertura di sguardo dal loro commento.

 

Nelle puntate dedicate alla genesi è previsto anche uno spazio di analisi ed interpretazione della figura delle "matriarche" nella Bibbia. Di cosa si tratta?

Più in generale, vorrei che vi fosse un apporto anche da parte della teologia femminile o femminista, che in questi anni ha dato un grandissimo contributo a una rilettura della Bibbia, mettendo in luce non solo il ruolo e l’importanza di molte figure femminili nei libri biblici, ma anche una caratterizzazione meno decisamente maschile in relazione alla stessa natura di Dio, che viene più volte descritto con qualità prettamente materne e femminili. Anche qui, si tratta di fare un discorso storico, prima ancora che teologico, per capire come si è prodotto un certo linguaggio e una certa visione del mondo, e come ora sia possibile decostruire una impalcatura decisamente patriarcale per scoprire un volto di Dio più sbilanciato dalla parte della tenerezza e della misericordia. (valerio gigante)

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