L’ISTITUTO VATICANO DI MUSICA SACRA FA UNA “STECCA”. E UN TRIBUNALE ITALIANO LO CONDANNA AD UN MAXI RISARCIMENTO
Tratto da: Adista Notizie n° 5 del 23/01/2010
35387. ROMA-ADISTA. Non c’è memoria di una sentenza analoga: un tribunale italiano che condanna un ente vaticano al pagamento di una forte somma di denaro. La sentenza l’ha emessa il Tribunale di Roma, in funzione di giudice del lavoro, nei confronti del Pontificio Istituto di Musica Sacra, un'istituzione accademica e scientifica eretta dalla Sede Apostolica in cui vengono insegnate le discipline liturgico-musicali, con particolare attenzione alla tradizione della musica sacra. L’istituto, pur godendo dei privilegi della extraterritorialità vaticana, è stato condannato a pagare un risarcimento di 143.407 euro a favore di Franciscus Maria Kok, un insegnante di Latino e Liturgia Sacra che ha lavorato presso l’istituto dal 1991 al 1999 cui il tribunale ha riconosciuto di essere stato 'sottopagato' rispetto alle mansioni svolte e all’orario di lavoro realmente effettuato durante i 9 anni di permanenza. Nella sentenza, emessa lo scorso maggio in primo grado, ma solo di recente venuta in possesso dei legali del ricorrente, il giudice Alessandro Coco ha scritto che l’istruttoria condotta dal tribunale ha dimostrato che “effettivamente il ricorrente effettuò mansioni sia di direttore del collegio di S. Girolamo, sia di docente di Liturgia Sacra e Lingua Latina, lavorando per il numero di ore dedotto in ricorso”. Insomma, ci sono cospicue “differenze contributive”, calcolate “in modo chiaro e secondo criteri logico-matematici ineccepibili” da parte di Kok e che il Vaticano deve ora indennizzare.
Dal suo posto di lavoro Kok fu alla fine licenziato. Anche per questa ragione l’insegnante ha presentato ricorso al tribunale del lavoro, chiedendo di essere reintegrato perché a suo giudizio il licenziamento non aveva altre ragioni se non quella di una ritorsione nei suoi confronti a seguito delle sue rivendicazioni salariarli. Il tribunale non ha però potuto accogliere questa richiesta perché, come ha spiegato il giudice nella sentenza, non “è stata raggiunta la prova della ritorsività” del provvedimento, alla luce del fatto che la giurisprudenza “chiede una prova assai rigorosa, non sussistente nel caso in specie”.
La sentenza è giunta dopo una lunga vicenda giudiziaria, iniziata diversi anni fa. Inizialmente, infatti, Kok si era rivolto - come prevede la normativa vaticana - ad un collegio di conciliazione e arbitrato della Santa Sede, che aveva però giudicato inammissibile il ricorso. Il maestro di musica ha allora tentato la via giudiziaria, rivolgendosi al giudice del lavoro dello Stato italiano, che ritenne però inammissibile il ricorso. La corte d'appello del tribunale di Roma ha successivamente annullato la decisione del tribunale civile, dando a Kok la possibilità di presentare un nuovo ricorso. Di qui la sentenza - emessa il 28 maggio 2009 dallo stesso magistrato che aveva respinto il ricorso una prima volta - che ha infine dato ragione all'ex 'precario' del Vaticano, stabilendo il risarcimento. (valerio gigante)
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