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“CONSUMATTORI”, PER UN NUOVO MIRACOLO “EQUONOMICO”. LIBRO-INTERVISTA A FRANCUCCIO GESUALDI

Tratto da: Adista Notizie n° 8 del 30/01/2010

35410. ROMA-ADISTA. “Da che parte state? Da quella del cow-boy che fa razzia per la prateria, o dalla parte dell’astronauta, che non spreca niente perché sa di essere a corto di tutto?”. È l’interrogativo-provocazione che, nell’introduzione al suo libro intervista con Francesco Gesualdi (Consumattori. Per un nuovo stile di vita, 2009, pp. 128, 9 euro: il libro può essere richiesto, senza spese di spedizione aggiuntive, anche ad Adista, tel. 06/6868692; fax 06/6865898; e-mail: abbonamenti@adista.it; oppure acquistato online sul sito www.adistaonline.it), Vittorio Sammarco propone come punto di partenza per un articolato viaggio attraverso i temi della sobrietà, della responsabilità, della sostenibilità, del consumo critico.

L’interlocutore di Sammarco (che è giornalista e collaboratore di Adista, ha un passato nell’Azione Cattolica ed un presente da dirigente dei Cristiano Sociali), del resto, è tra i più autorevoli nel campo: tra gli allievi, insieme al fratello Michele della Scuola di Barbiana, Gesualdi è dall’inizio degli anni ‘80 animatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano (Pi), una comunità di famiglie che vivono insieme, ma anche luogo di elaborazione-proposta-impegno sui problemi connessi ai rapporti disuguali tra il Nord e il Sud del mondo. Da anni attento ai temi dei diritti umani, dello sfruttamento del lavoro minorile, del potere delle multinazionali, del debito estero, dell’iniqua distribuzione delle risorse del pianeta, dell'impoverimento globale, della distruzione degli ecosistemi, Gesualdi è uno dei teorici della “decrescita”, la teoria economica che predica l’incompatibilità degli attuali livelli di crescita economica - intesa come incremento costante di uno solo degli indicatori economici possibili, il Pil - con la capacità di rigenerazione del Pianeta e che si batte per la diminuzione della produzione di beni, senza però che questo costituisca una riduzione dei livelli di civiltà.

Nel libro, presentato a Roma il 14 gennaio scorso, alla presenza, oltre che di Sammarco e Gesualdi, anche di Giustino Trincia (segretario generale di Consumer’s Forum), Antonio Lirosi (esperto di tematiche “consumeristiche”) e Nicola Cacace (ingegnere ed economista), sono presenti tutte le iniziative care a Gesualdi, dai gruppi di acquisto solidale al co-housing (abitazioni private corredate da spazi destinati all'uso comune e alla condivisione); dal car-sharing (cioè “condivisione dell'automobile”, un servizio che viene utilizzato all'interno di politiche di mobilità sostenibile, per favorire il passaggio dal possesso all'uso del mezzo) al consumo critico; dal boicottaggio delle aziende non etiche (numerose campagne di pressione da lui condotte, come quelle nei confronti della Nike, della Chicco/Artsana, della Chiquita, della Del Monte) al commercio alternativo; e poi le ecotasse, la finanza solidale, le reti locali, la banca del tempo, ecc.

 

Semplici come le colombe, astuti come i serpenti

Strumenti da usare con attenzione, oltre che con convinzione. E sempre nella consapevolezza di agire in un contesto difficile, dove occorre essere “semplici come colombe e scaltri come serpenti”. Gesualdi fa un esempio: “Nel 2005, Nestlé ha ottenuto da FairTrade, associazione del commercio equo inglese, la licenza di utilizzare, limitatamente all’Inghilterra, il marchio del commercio equo. La licenza non è stata regalata, ma concessa in cambio dell’impegno da parte di Nestlé a sottostare a una serie di regole”. Non a caso, la Nestlé “ha ottenuto la licenza di apporre il marchio del commercio equo non su tutti i prodotti, ma solo su una linea di caffè. Una frazione così piccola delle sue vendite totali da non poterla assolutamente promuovere al rango d’impresa convertita al commercio equo. Per contro, sappiamo che Nestlè ha un problema d’immagine dovuto a un boicottaggio internazionale, che si protrae da oltre 30 anni, per la violazione del codice dell’Organizzazione Mondiale della Sanità relativo alla commercializzazione dei sostituti del latte materno. In definitiva possiamo ben dire che per il commercio equo e solidale inglese non si è trattato di una vittoria, ma di un’umiliante sconfitta”.

Ma il libro spazia anche su altre tematiche di stringente d’attualità. Come la questione dei rifiuti: “Ne produciamo troppi”, afferma Gesualdi: “Solo in ambito domestico ne produciamo un chilo e mezzo al giorno, cioè 570 chili all’anno, che fanno un totale di 32 milioni di tonnellate. Ogni anno crescono del 5%. Ma i rifiuti urbani sono solo una parte dei rifiuti solidi urbani. Dimentichiamo sempre quelli in ambito produttivo, un totale di 110 milioni di tonnellate all’anno. 6 milioni di questi ultimi sono classificati come pericolosi”. Per risolvere il problema, Gesualdi rilancia la proposta del chimico statunitense Paul Connet, in prima linea nella battaglia contro i rifiuti, che ha lanciato un proposta, nota come “rifiuti zero” che “si articola intorno a 4 ‘R’: ridurre, riparare, riutilizzare, riciclare”.

Particolarmente spinoso (e controverso) il tema della sobrietà, come risposta all’attuale crisi. Per uscirne, dice Gesualdi, oggi “continuiamo a invocare l’aumento dei consumi”. Una logica che vuole “il consumo trasformato in valore sociale, pur sapendo che è motivo di stress e di crisi ambientale”. Al contrario, sostiene il fondatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, “le ancore di salvezza sono due: la solidarietà collettiva, sotto forma di sicurezza sociale e di servizi gratuiti, e la creazione di posti di lavoro nei settori orientati alla sostenibilità”. Ad esempio, “l’automobile non ha futuro”: “L’operazione giusta è riconvertire il settore alla produzione di autobus, treni, minibus alimentati ad idrogeno”. Poi la “riduzione dell’orario di lavoro”, “dividendo in maniera più equa la ricchezza fra salari e profitti”. Infine, “l’opzione preferenziale per i prodotti locali”.

Il libro si chiude con la speranza. Contro ogni speranza, forse. Ma che si sostanzia con l’idea che “l’umanità procede verso il bene come un fiume verso la foce”. Il suo andare verso il mare è lento, e tortuoso. Impossibile dire quanto tempo ci metterà. “Sappiamo solo che arriverà”. (valerio gigante)

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