GAZA, LA COSCIENZA DEL MONDO
Tratto da: Adista Documenti n° 51 del 19/06/2010
Quando i leader politici e religiosi non assumono una posizione a favore della giustizia, lo deve fare la gente comune. I leader dei governi occidentali non hanno chiaramente alcuna intenzione di applicare i requisiti del diritto internazionale e di riconoscere alla Palestina i suoi legittimi diritti. Il compito ricade ora sulle spalle della gente che, sempre più, dappertutto, spinge per una soluzione nonviolenta al conflitto palestinese.
La piccola flotta che trasportava circa 700 persone di una trentina di Paesi era intenzionata a rompere l’assedio della Striscia di Gaza, dove, da quattro anni, un milione e mezzo di palestinesi è sottoposto ad un duro embargo da parte del governo israeliano. Portavano con sé strumenti didattici, cemento, materiali da costruzione, sedie a rotelle, case prefabbricate, depuratori per l’acqua, cibo, giocattoli, medicine e attrezzature sanitarie.
Le forze israeliane hanno attaccato la flottiglia in acque internazionali, uccidendo nove persone e ferendone 60. Si tratta di un modello familiare: Israele ha l’abitudine di affrontare la resistenza con atti di violenza sproporzionata diretti a stroncare l’opposizione sul nascere, ad imporre il terrore e a sopprimere qualsiasi focolaio di ulteriore resistenza. A quanto sembra, il motto di Israele è che per ogni problema con i palestinesi esiste sempre una soluzione militare. Questa è stata la scorciatoia adottata; e Israele la segue in nome della sicurezza, sotto il pretesto del suo diritto all’autodifesa e senza alcuna critica da parte dei governi occidentali.
La Flotta della libertà ha fatto vergognare capi di Stato e leader ecclesiali, con la sua determinazione a rompere l’as-sedio ingiusto e oppressivo della Striscia di Gaza. Nell’opi-nione pubblica mondiale, Israele sta diventando un paria; le sue menzogne e i suoi inganni sono sempre più evidenti e logori. La Palestina si è trasformata nella cartina di tornasole della verità e della giustizia e Gaza è diventata la coscienza del mondo. La questione decisiva è: da che parte stiamo? Siamo dalla parte della libertà e della liberazione degli oppressi a Gaza o dalla parte dell’assedio e del disastro umanitario?
I discepoli chiesero a Gesù: perché non abbiamo potuto scacciarlo noi, lo spirito maligno? (Mc, 9,28). Gesù rispose: questa specie di demoni non si può scacciare che con la preghiera e il digiuno. Continueremo a pregare e a digiunare per scacciare lo spirito maligno dell’occupazione e dell’op-pressione. Il profeta Isaia gridava che il digiuno che Dio gradisce è “sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo” (Is 58,6). Ecco ciò di cui siamo stati testimoni con la sfida della flottiglia. Crediamo che lo spirito di Dio sia all’opera attraverso veri operatori di pace, che praticano la loro preghiera in azioni nonviolente dirette alla pace e il cui digiuno è il compimento della giustizia.
Un numero sempre più alto di persone e di organizzazioni locali e internazionali (cristiane, ebree, musulmane e laiche) osa far sentire la propria voce e impegnarsi in sfide nonviolente all’ingiustizia israeliana. In effetti, dalla guerra scatenata da Israele contro Gaza, un rapporto dopo l’altro ha condannato Israele documentandone i crimini contro i palestinesi: lo Human Rights Council Goldstone Report dell’Onu, Amnesty International, Human Rights Watch, l’International Crisis Group.
In assenza di una seria determinazione da parte degli Usa e di altri a porre fine all’illegale occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele (compresa Gerusalemme est e la Striscia di Gaza), sollecitiamo uomini e donne - giovani e anziani, religiosi e laici - ad usare qualsiasi mezzo nonviolento disponibile per porre fine all’assedio di Gaza, rimuovere il giogo dell’occupazione e lavorare per la libertà e la liberazione della Palestina e di tutto il suo popolo.
Dio scioglierà le catene inique, toglierà i legami del giogo e rimanderà liberi gli oppressi. Crediamo che l’alba della giustizia sia vicina.
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