Nessun articolo nel carrello

IL MOMENTO DI DIRE BASTA

Tratto da: Adista Documenti n° 56 del 03/07/2010

Sono Luis Infanti, vescovo di Aysén, nella Patagonia ci-lena, dove Hidroaysen (impresa di cui Enel possiede il 51% di azioni) porta avanti un progetto di costruzione di 5 grandi dighe per la produzione di energia elettrica e di una linea continua di trasmissione di 2.300 chilometri. Un progetto che potrebbe avere significativi effetti sul bilancio dell’Enel.

Cent’anni fa la Patagonia era una terra quasi abbandonata, considerata inutile e abitata solo da pochi indigeni. Oggi, molti occhi ed interessi si volgono verso la regione, e molti sono gli investimenti che essa attrae. Gente di ogni parte del mondo compra terre in Patagonia. Perché?

È una regione ancora vergine, ricchissima di acque dolci (superficiali e sotterranee, oltre a immensi ghiacciai), con una natura esuberante e gente tranquilla. È una terra di grande fascino e mistero, piacevole da abitare. E noi stiamo lavorando affinché venga riconosciuta “patrimonio dell’u-manità”, in quanto riserva di vita del nostro pianeta.

 

Il debito ecologico dei Paesi ricchi

1. In tempi come i nostri, in cui ogni nazione è costretta a perseguire il fine di una significativa crescita annuale del Pil, per la quale le risorse naturali e l’energia costituiscono elementi decisivi e indispensabili, l’umanità si trova di fronte a una delle sfide più importanti della sua storia: quella del cambiamento climatico e della crisi ecologica.

Questa crescita sembra non avere limiti, soprattutto nei Paesi del primo mondo, in cui la sovrabbondanza, lo spreco, il consumo sono illimitati.

Il 20% della popolazione mondiale consuma infatti l’80% di tutti i beni disponibili del pianeta, mentre i poveri, i più vulnerabili, vivono nell’esclusione (tanto dai beni quanto dai processi decisionali). Sono le “eleganti” schiavitù moderne, con le vittime che ricevono a volte un po’ di carità (necessaria), ma sono messe a tacere quando chiedono giustizia e rivendicano un sistema economico mondiale giusto e solidale.

È preoccupante e ingiusto che tutti i Paesi del primo mondo (i Paesi cosiddetti sviluppati) abbiano contratto un debito ecologico: che, cioè, avendo i loro consumi di base (alimenti, acqua, energia...) superato le capacità rigenerative e produttive dei loro ecosistemi, essi attingano essenzialmente ai Paesi dell’Africa e dell’America Latina. I Trattati di Libero Commercio (Tlc) sono la chiave per sottrarre ai Paesi poveri i loro beni naturali, in maniera legale e democratica.

Siamo convinti che, in un pianeta limitato, lo sviluppo illimitato sia impossibile.

Infatti, se gli attuali 7 miliardi di persone del pianeta consumassero quanto si consuma in Italia, in Spagna o negli Stati Uniti, avremmo bisogno, oggi, di tre pianeti terracquei. Ma ne abbiamo solo uno!

Quindi, chi determina le politiche dei Paesi ricchi ha la principale responsabilità, insieme alle élite dei Paesi poveri, di mantenere in vita una cultura consumistica che oltrepassa lungamente la sostenibilità del pianeta, saccheggiando ed esaurendo i beni naturali.

 

Fermare l’ecocidio

2. In tempi come i nostri, in cui ogni tipo d’energia scaturisce dalla natura - tanto le energie non rinnovabili e contaminanti quanto le energie rinnovabili e pulite - la principale causa della produzione di gas a effetto serra risiede nell’a-zione umana. Il 70% delle emissioni contaminanti dipende dai Paesi industrializzati dell’emisfero Nord (Usa, Canada, Europa, Cina), i maggiori responsabili del riscaldamento globale.

Chi soffre maggiormente del saccheggio energetico è la natura. La nostra terra e le nostre acque sono malate: gridano di dolore!

Pertanto, così come abbiamo detto “basta!” alle atroci violazioni dei diritti umani, oggi diciamo “basta!” all’eco-cidio della terra, che consideriamo un organismo vivo.

Noi siamo gli esseri coscienti e intelligenti del pianeta, o almeno dovremmo esserlo: noi e la natura ci apparteniamo mutuamente, abbiamo un’origine e un destino comuni.

L’attuale crisi ecologica ci rende consapevoli di vivere una profonda crisi di civiltà, i cui segni più evidenti sono la crisi ecologica, la crisi energetica, la crisi alimentare, la crisi economico-finanziaria, la crisi etico-morale. In una parola, viviamo una crisi umanitaria globale, una crisi di civiltà.

 

Dalla Patagonia una svolta storica

3. L’attuale crisi di civiltà ci dovrebbe far capire che siamo a un punto di svolta nella storia dell’umanità, un punto in cui non possiamo più credere di essere i padroni - né di altri esseri umani né dei beni essenziali per la vita (terra, acqua, aria) - bensì i responsabili o, meglio, corresponsabili dei beni della terra, che sono di Dio, il quale li ha creati in beneficio di tutti, perché vengano condivisi equamente, soprattutto con i più poveri.

Giovanni Paolo II ci metteva in guardia dal delitto di appropriazione di questi beni: “Su ogni proprietà privata grava un’ipoteca sociale” (Messico, gennaio 1979).

Spogliare di questi beni i poveri significa attentare contro i loro diritti, renderli schiavi, togliere loro la vita.

Possiamo restarcene silenziosi e tranquilli se più del-l’80% delle acque del Cile,  il 96% delle nostre acque in Patagonia, è stato ceduto, a tempo indeterminato, a Endesa-Spagna, ora proprietà dell’Enel? Il nostro silenzio sarebbe una forma di complicità con questa ingiustizia, una nuova forma di colonizzazione che violerebbe la “sovranità” stessa del Cile, dal momento che il 32% dell’Enel appartiene allo Stato Italiano.

Endesa-Spagna è entrata prepotentemente in Patagonia, come moderno colonizzatore, imponendo il proprio potere economico e politico per realizzare megaprogetti distruttivi, anche comprando le coscienze delle persone attraverso una propaganda ipocrita e scorretta. Ci addolora che le persone vengano trattate come merci, vendute al miglior offerente: ieri agli spagnoli, oggi agli italiani, domani a chissà chi. Da qui la ferrea opposizione della cittadinanza e dei politici “non venduti” nei confronti dei progetti di privatizzazione e commercializzazione dell’acqua della Patagonia, oggi per costruire dighe, domani per vendere acqua imbottigliata, ecc.

Oggi, quindi, lo Stato Italiano ha un potere considerevole sull’acqua del Cile, e potrebbe averlo anche sulla sua energia. Cosa direbbero il governo e il popolo italiani se la loro acqua fosse, per più dell’80%, di proprietà della Cina, del Giappone o degli Stati Uniti?

In Cile la proprietà, la distribuzione e la gestione del-l’acqua sono in mano ai privati. Enel, avendo il monopolio sull’acqua, potrebbe fare nel nostro Paese ciò che vuole. Ci chiediamo se farebbe, oggi, in Italia (o in Europa), progetti come quelli ideati in Patagonia.

Con questi megaprogetti distruttivi in Patagonia, Enel corre il rischio di presentarsi al mondo come un’impresa socialmente scorretta.

L’Enel e lo Stato Italiano hanno l’enorme occasione di facilitare una svolta storica, mostrando ad altri Stati e ad altre multinazionali come si possa e si debba considerare l’etica, e persino la spiritualità, per:

- umanizzare l’economia;

- creare rapporti di giustizia, solidarietà ed equità tra i popoli, anziché di “dolce” dominazione;

- respingere l’uso dell’acqua come nuovo simbolo e mezzo di colonizzazione;

- trattare la natura con un senso di rispetto, di protezione e di comunione, e non in maniera aggressiva e distruttiva;

- dire “No” all’ecocidio della Patagonia, riserva di vita dell’umanità;

- aiutare il Cile a crescere in democrazia, considerando che la Costituzione Politica dello Stato, approvata in forma antidemocratica nel 1980 dal generale Pinochet, sottrae al popolo cileno la parola e il diritto a partecipare alle decisioni importanti, per assicurare una struttura di potere centrata su un élite politica, economica e giudiziaria;

- rispettare la sovranità dello Stato cileno sui beni vitali;

- riconoscere agli stessi cileni il diritto ad amministrare i propri beni.

 

L’urgente bisogno di una conversione ecologica

In Cile, dove attualmente si registrano più di 25 importanti conflitti relazionati all’acqua, sta assumendo sempre più forza un movimento che riunisce settori sociali, politici, culturali, religiosi, etnici, artistici, studenteschi, ecc., allo scopo di recuperare l’acqua come un bene comune, strategico, non privatizzabile né commercializzabile. Non vorremmo che un domani, forse non lontano, a causa dell’acqua si alterasse la pace sociale in Cile, come già successo in altri Paesi.

Per l’Enel, che dispone del potere economico e tecnologico adeguato, si apre quindi la vantaggiosa possibilità di promuovere e sviluppare, anche in Cile, energie pulite, come la solare, l’eolica, la mareomotrice, la geotermica, la mi-ni-idroelettrica, ecc., tutte con enormi potenzialità. Sul nucleare, in Cile, vogliamo mettere una croce sopra.

Abbiamo fiducia nel fatto che l’Enel si assumerà la grande responsabilità etica, politica, tecnologica, ecologica, umana e morale di sviluppare una energia sostenibile in Cile e di assicurare la pace sociale nella Patagonia.

Questo è il motivo della nostra presenza qui: dare voce a oltre 60 organizzazioni che condividono queste preoccupazioni e questi ideali, perché questa voce arrivi alle menti e ai cuori dei cittadini dell’Italia e dell’Unione Europea, condizionando le decisioni del governo e dello Stato.

Rispettate la Patagonia! E sviluppate anche qui, in Italia e in Europa, con forza e convinzione, una cultura della vita e della sobrietà: un maggiore rispetto e una più profonda solidarietà verso i poveri e i Paesi sottosviluppati, e un uso sostenibile dell’acqua, degli alimenti, dell’energia e di ogni bene del creato.

C’è urgente bisogno di una conversione ecologica, attraverso profondi cambiamenti negli stili di vita.

Sarà per noi un onore e un piacere se ci farete visita in Patagonia per dare credito a ciò che abbiamo presentato.

Consegnerò la mia Lettera pastorale su questo tema al presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Enel.

E pongo le seguenti questioni:

1. La partecipazione di Enel ai progetti in Patagonia deve essere considerata una nuova forma di colonizzazione dei Paesi poveri, anche nel caso tali progetti avessero il beneplacito del governo di turno, l’appoggio di capitali cileni e il favore delle leggi. Che ne è della coscienza etico-sociale ed ecologica dell’Enel in questo megaprogetto?

2. Il Cile è un Paese ad alto rischio, per terremoti, vulcani, prosciugamento di laghi, ecc, come abbiamo dolorosamente sperimentato anche ultimamente. Vorrei sapere perché nello studio d’impatto ambientale non appaiono gli elevati costi economici che si presenterebbero in caso di catastrofi, qualora venissero danneggiate le dighe in Patagonia o la linea elettrica di 2.300 chilometri che attraverserebbe più della metà del Cile, e se gli azionisti sono stati adeguatamente informati sul tema.

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.