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“FARE CIÒ CHE È GIUSTO”. MA COME? DIBATTITO E PROPOSTE ALL’INCONTRO DI NAPOLI

Tratto da: Adista Notizie n° 73 del 02/10/2010

35777. NAPOLI-ADISTA. (dall’inviato) Nella seconda giornata (v. notizia precedente) Fabrizio Valletti, gesuita impegnato a Scampia, aprendo i lavori della mattina, ha ricordato che l’incontro si svolge in una città lacerata e sofferente, segnata da degrado, povertà vecchie e nuove e dalla presenza capillare della criminalità organizzata. In questo contesto anche la Chiesa, ha detto il gesuita, ha le sue responsabilità e vive le sue contraddizioni: bisogna perciò scegliere tra “una spiritualità delle apparizioni, della meraviglia dello spettacolo ed una più difficile, certo, e meno immediatamente ‘vincente’ (ma il cristianesimo non è la religione di chi vuole ‘vincere’), che è una spiritualità che rispetta la coscienza, l’approccio razionale alla realtà, l’approccio critico, il pensiero plurale”. La camorra, ha detto Valletti, esiste anche perché, oltre all’economia, si poggia su un senso del sacro “che garantisce l’ordine e segue la logica della protezione: ma lo spirito cristiano è lo spirito della libertà e della responsabilità”.          

I lavori della mattina ruotavano intorno alla drammaticità della situazione presente che esige scelte radicali. Come quelle fatte da Bonhoeffer, il cui profilo spirituale ed umano è stato ben illustrato nell’ampia relazione di Pino Ruggieri, che ha collocato le parole scelte come tema dell’assise nel contesto sia della vita, sia dell’elaborazione, sia dell’azione ecclesiale e politica di Bonhoeffer, evidenziandone l’intima coerenza “teologica”, ancor prima che politica. Molti e articolati gli interventi nel dibattito. Marcello Vigli (CdB) ha rilevato l’importanza del tema scelto dagli organizzatori del convegno che rappresenta una novità e segna il passaggio da un orizzonte limitato al confronto fra elaborazioni teologiche ed esperienze individuali o collettive alla proposta di collocarle all’interno di analisi e riflessioni sui problemi della Chiesa ad una prospettiva più ampia, che investe tutta la società. “Anche la scelta di muovere da una riflessione su Bonhoeffer - ha detto Vigli - è significativa del superamento della diffidenza nei confronti del dissenso. Bonhoeffer è stato un ‘dissidente’ che ha agito in difformità dalla propria Chiesa, che si è anzi assunto la responsabilità di avvertire la propria Chiesa che stava commettendo errori. Assumersi questa responsabilità nei confronti della Chiesa quando riteniamo sbagli è forse uno dei modi migliori per vivere il Vangelo”. E di queste novità ha ringraziato gli organizzatori.

Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di “Noi Siamo Chiesa”, ripercorrendo le tappe dei tre incontri de “Il Vangelo che abbiamo ricevuto” ha riproposto, vista la perdurante situazione di disorientamento nella Chiesa italiana e della minore credibilità delle sue istituzioni, la necessità di organizzare una “sinodalità dal basso”, fatta di movimenti, piccoli gruppi, pubblicazioni di ispirazione “conciliare” che sappiano collegarsi per dare voce sia al disagio che al dissenso. “Non bisogna avere paura -ha concluso- di andare in questa direzione per testimoniare l'Evangelo; altrimenti questi incontri sono destinati ad esaurirsi”. Giovanni Sarubbi (ildialogo.net) ha rilevato la mancanza nella discussione dei nodi principali che caratterizzano la crisi che sta attraversando la Chiesa e tutte le altre Chiese cristiane nel loro complesso e che riguardano essenzialmente la questione del potere, la teologizzazione dell'evangelo, e quindi di una spiritualità che non parte più dai frutti che produce e dall'impegno a favore degli ultimi. Nel pomeriggio del 18, i lavori, presieduti da Luciano Guerzoni, sono stati caratterizzati, nella prospettiva aperta da Ruggieri sul ruolo della preghiera premessa necessaria al “fare ciò che è giusto”, dalla ricerca di contenuti concreti da dare a questo “fare”. Nella prospettiva ecclesiale alcune indicazioni sono giunte da Giovanni Nicolini, che le ha attinte dalla sua esperienza di parroco alla Dozza di Bologna. Nella dimensione sociale è stato Giovanni Bachelet (che Guerzoni ha presentato in qualità di parlamentare del Pd e responsabile per quel Partito del Forum della Cultura), a fornire alcuni spunti di riflessione. Bachelet ha parlato della sua esperienza di giovane sollecitato alla politica anche dall’esperienza del padre, di cui ha ricordato e rivendicato la scelta imposta all’Azione Cattolica di cui era Presidente di distinguere l’impegno religioso dalla partecipazione politica: l’uno e l’altra ispirati al Vangelo e non separati ma distinti secondo la tradizione di quel cattolicesimo democratico, a cui anche lui oggi s’ispira, che ha sempre rivendicato alla politica la funzione di perseguire il bene comune e, ai cattolici impegnati in politica, l’autonomia nella scelta dei mezzi con cui raggiungerlo. Particolarmente importante tale rivendicazione oggi quando la gerarchia, invece, interviene pesantemente nella vita politica italiana. Ha anche riconosciuto, sollecitato da un intervento, che tale autonomia deve essere esercitata soprattutto nei confronti della politica scolastica da non subordinare agli interessi della scuola confessionale, come sta facendo oggi il governo, ma volgerla a realizzare il modello di sistema nazionale presente nella Costituzione. Le esperienze legate al “territorio”, come quelle di “Casa Rut”, presentate da suor Rita Giaretta, e quella di “Figli in famiglia”, illustrata da Carmela Manco hanno completato il quadro delle proposte. Guerzoni rispondendo alla sollecitazione di Bellavite, ha esaltato proprio la concretezza di questo tipo di esperienze rispetto alla virtualità della rete. Ad esse, ha detto Guerzoni, va aggiunta la promozione e l’animazione di momenti di confronto, scambio, raccordo tra diverse esperienze ecclesiali, senza pretendere di dare ad esse un coordinamento stabile, o una forma, seppure leggera, di organizzazione.

Resta l’ammonimento della teologa Bartolomei, che ha sottolineato, ripresa da diversi interventi, come l’eucarestia, contro ogni possibile significato consolatorio o di fuga dalla realtà, resti un fatto essenzialmente “politico”. E se la Chiesa, come ha ricordato Vigli, è oggi a tutti gli effetti un soggetto politico, chi, come credente, si impegna nella sfera temporale, non può pensare di scindere l’azione ecclesiale da quella politica. (valerio gigante)

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