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DAGLI APPENNINI ALLE ANDE. I MOVIMENTI SOCIALI SI PREPARANO PER IL VERTICE SUL CLIMA DI CANCUN

Tratto da: Adista Notizie n° 81 del 30/10/2010

35833. ROMA-ADISTA. Ottobre, è tempo di lottare: per tutto il mese, in America Latina e non solo, i movimenti sociali non si sono concessi riposo, preparandosi alla battaglia decisiva che si combatterà a Cancún dal 29 novembre al 10 dicembre, in occasione della 16.ma Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite per il Cambiamento Climatico (Cop 16).


Un appuntamento dopo l’altro

Il calendario delle mobilitazioni non poteva essere più fitto. Dall’8 al 16 ottobre, a Quito, si è svolto il V Congresso della Coordinadora latinoamericana de organizaciones del campo (Cloc-Vía Campesina). E, sempre a Quito, ma dall’8 al 12, ha avuto luogo la IV edizione del Forum Sociale Mondiale delle Migrazioni (Fsmm), che, tra molte altre cose, ha posto l’accento sulle “trasformazioni drammatiche” prodotte dal riscaldamento globale negli ecosistemi e nella vita di milioni di persone, specialmente degli abitanti delle aree rurali e costiere e delle periferie urbane. Dal 7 al 17 ottobre, la Rete Jubileo Sur Américas ha convocato la Settimana di Azione Globale contro il Debito e gli organismi finanziari internazionali (promotori del “mercato del carbonio”, che permette a chi inquina di pagare altri perché puliscano, e di altre “false soluzioni” al problema del riscaldamento climatico, come il nucleare e gli agrocombustibili). Il 16 ottobre, in occasione della Giornata mondiale dell’Alimentazione e della riunione della Convenzione Onu sulla Biodiversità a Nagoya, in Giappone, Vía Campesina ha promosso azioni in tutto il mondo per denunciare il ruolo delle imprese dell’agrobusiness. Dal 12 al 16, la Coordinadora Andina de Organizaciones Indígenas (Caoi) e la Coordenadora das Organizações Indígenas da Bacia Amazônica (Coica) hanno dato vita alla Minga Globale in difesa della Madre Terra, a favore del Buen Vivir, della creazione di Stati plurinazionali e di un modello di integrazione basato sull’equità, la reciprocità e la complementarità, culminata il 12 ottobre nella Giornata mondiale per i diritti della Madre Terra (nonché XII edizione del Grido degli Esclusi continentale).

Una mobilitazione che i governi impegnati a Tianjin, in Cina, nell’ultimo round negoziale prima di Cancún, dal 4 al 9 ottobre, hanno preferito, ancora una volta, ignorare, non muovendo alcun significativo passo avanti rispetto al taglio di emissioni di gas climalteranti e allo stanziamento di fondi per l'adattamento dei Paesi più poveri al cambiamento climatico (fondi che alcuni Paesi industrializzati, guidati dagli Stati Uniti, vorrebbero affidare alla Banca Mondiale, cioè proprio ad uno dei principali finanziatori del modello di sviluppo responsabile del riscaldamento globale).

Ed è proprio per garantire un’adeguata pressione sui governi a Cancun che è nato un comitato internazionale di coordinamento e preparazione delle attività parallele alla Cop16, in Messico e in altre parti del mondo (www.dialogoclimatico.org), a cominciare dalla grande mobilitazione mondiale prevista il 29 novembre. L’obiettivo è quello di realizzare, secondo l’appello lanciato da Vía Campesina, “migliaia di Cancún per la Giustizia Climatica”, opponendo alla cosiddetta “Intesa di Copenhagen” – voluta dagli Stati Uniti allo scopo di sostituire i pur modestissimi impegni di Kyoto con meccanismi di riduzione delle emissioni affidati al mercato e su base volontaria – l’assai più avanzato “Accordo dei Popoli” della Conferenza di Cochabamba dell’aprile 2010, come punto di partenza da approfondire e dibattere in vista del rafforzamento del movimento globale per la giustizia climatica.

 

L’agricoltura contadina raffredda il pianeta

“Contro il saccheggio del capitale e dell’impero, per la terra e la sovranità dei nostri popoli, America, lotta!”: con questo grido si è svolto nella capitale dell’Ecuador, ancora scossa da quello che i delegati non hanno esitato a definire un tentato colpo di Stato, il V Congresso della Cloc, la Coordinadora latinoamericana de organizaciones del campo nata nel 1994 come frutto della campagna per i 500 anni di resistenza indigena, contadina, nera e popolare, e oggi composta da 84 organizzazioni contadine, indigene e afrodiscendenti di 18 Paesi dell’America Latina. Il Congresso - a cui hanno preso parte anche il presidente boliviano Evo Morales, nella sua qualità di membro fondatore della Cloc, e il presidente dell’Ecuador Rafael Correa (il quale si è impegnato, dopo i fatti del 30 settembre, a “radicalizzare la Rivoluzione Cittadina” a partire da un deciso incremento della distribuzione delle terre ai più poveri) - si è svolto, come ha sottolineato Rafael Alegría, dirigente della commissione internazionale di Vía Campesina, “in un momento chiaramente definito della lotta di clas-se nel Continente: da una parte la difesa incrollabile delle risorse naturali, dei beni comuni come la terra, l’acqua, le sementi, i boschi, e dall’altra parte l’offensiva delle transnazionali per accaparrarsi queste risorse”.

In questo quadro, gli oltre mille delegati del V Congresso hanno ribadito la loro determinazione a lottare per una Riforma Agraria integrale e per la Sovranità Alimentare, “per un’agricoltura contadina e dei popoli originari e afrodiscendenti che alimenti l’umanità e protegga la Madre Terra”, e a combattere il modello di agricoltura industriale gestito da un gruppo di transnazionali - “il nostro principale nemico” - a colpi di monocolture, transgenici e pesticidi. Infatti, se il sistema alimentare industriale figura tra le principali cause del riscaldamento globale, generando tra il 44 e il 57% delle emissioni globali di gas a effetto serra, l’agricoltura contadina è, come già evidenziato da Vía Campesina, “la strada più sicura ed efficace per raffreddare il pianeta e ricostituire gli equilibri naturali”, potendo ridurre le emissioni climalteranti addirittura del 75%, grazie all’incremento della biodiversità, al recupero della materia organica del suolo, alla sostituzione della produzione industriale di carne con una produzione diversificata a piccola scala, all’espansione dei mercati locali, alla cura delle foreste.

Evidenziando la necessità di costruire alleanze che permettano di dar vita a un progetto popolare, i partecipanti al Congresso della Cloc hanno anche riaffermato il loro coinvolgimento nell’Alba (Alleanza bolivariana delle Americhe) dei movimenti sociali, la cui prima assemblea è prevista a Foz de Iguaçu, in Brasile, nel marzo del 2011, ponendo inoltre l’accento sul riconoscimento del Sumak Kawsay (bien vivir) come principio di convivenza, lotta e organizzazione, e impegnandosi a partecipare alla realizzazione del Referendum Globale sulla Giustizia Climatica deciso alla Conferenza di Cochabamba, come pure alle diverse attività previste a Cancún.

 

Cambiare il sistema, non il clima 

Si muove qualcosa anche in Italia, dove, a partire dallo scorso giugno, un ampio cartello di comitati, associazioni, sindacati, reti sociali di tutto il Paese ha dato vita a un percorso per la costituzione della “Rete italiana per la giustizia ambientale e sociale”, nella convinzione che, “per rispondere alle emergenze e alla deriva della democrazia del nostro Paese”, sia indispensabile “affrontare i nessi tra vecchie e nuove lotte e mobilitazioni”, con l’obiettivo di “contribuire a salvare la nostra casa comune, la nostra Terra Madre, e allo stesso tempo dare voce e forza a quella parte del nostro Paese che si batte quotidianamente per la giustizia sociale e ambientale”. In Italia, si legge nel manifesto “Verso Cancún. Cambiare il sistema, non il clima”, “sono tantissime/i le donne e gli uomini impegnate/i quotidianamente a difendere i beni comuni, il diritto al lavoro, i propri territori, la possibilità di scegliere criticamente i propri consumi con stili di vita responsabili e a tornare a partecipare alle scelte che incidono concretamente sulle nostre vite. È per questo che crediamo possibile anche in Italia costruire una ‘Geografia della speranza’ capace di rappresentare oggi l’alternativa concreta in grado di unire il locale al globale e di uscire dalla barbarie a cui questo modello e questa clas-se dirigente vogliono condannarci”. Secondo la “Rete italiana per la giustizia ambientale e sociale”, “un altro modello di sviluppo è contemporaneamente una questione economica, ambientale, sociale, una sfida per la sostenibilità nel significato più esteso. Investe la questione dell’uso delle risorse e delle fonti energetiche, delle tipologie dei prodotti, della mobilità, delle città, dei modelli sociali e degli stili di vita. Dovrebbe affrontare la capacità di scelta dell’uso più razionale ed appropriato delle risorse, la programmazione di cosa far crescere e cosa invece far decrescere, in un modello produttivo e di consumo che sostituisca l’identità basata su ciò che si possiede e si consuma individualmente con il valore del ‘ben vivere’ per tutti”.

E così la Rete si è data appuntamento a Teano, dal 23 al 26 ottobre, per il grande incontro nazionale in occasione del 150.mo anniversario dello storico incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele che ha sancito di fatto la nascita dell’Italia: un evento, dal titolo “A Teano diamoci la mano per ricostruire l’Unità d’Italia”, che si propone di stabilire un nuovo patto tra gli italiani, tra il Nord ed il Sud, tra le vecchie e le nuove generazioni, “per ritrovare le ragioni dell’Unità dopo 150 anni”; “per un progetto-Paese condiviso che ci faccia uscire dalla crisi economica, sociale e morale”; “per un nuovo Patto tra i cittadini italiani che ci permetta di costruire un’Altra Italia di cui andare orgogliosi”. Non una delle tante celebrazioni, insomma, “ma un evento ‘storico’ per rilanciare dal basso, dall’incontro e dal dialogo, l’unità delle popolazioni di questo Paese” (nel fittissimo programma, consultabile sul sito www.versoteano.it, sono previsti anche incontri su “L’Italia tra disastro ambientale e innovazione sociale”, “Oltre lo Stato ed il mercato: la gestione dei Beni Comuni”, “La sovranità energetica: un piano per uscire dalla dipendenza dal petrolio”, “Mobilità eco-equa e Grandi Opere”, “Verso il Referendum dell’acqua bene comune”, “O La Borsa o La Vita: il ruolo dell’Altreconomia per uscire dalla crisi”, “Sud Italia-Sud del mondo: i nuovi paradigmi per uscire dalla crisi ambientale e sociale. ‘Verso Cancún: il buen vivir come nuovo paradigma globale’”). (claudia fanti)

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