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“DECADENZA DA FINE IMPERO”. I SETTIMANALI DIOCESANI SUGLI SCANDALI DEL PREMIER

Tratto da: Adista Notizie n° 88 del 20/11/2010

35860. ROMA-ADISTA. Si fa sempre più evidente - dopo i significativi segnali seguiti alla visita di Gheddafi in Italia (v. Adista n. 68/10) -, la diffidenza dei settimanali diocesani nei confronti del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. In tanti hanno commentato le recenti vicende che hanno visto il premier protagonista, e il ritratto che ne scaturisce è ben poco edificante. Mentre il Paese - paragonato al Titanic che si avventura tra gli iceberg mentre sul ponte di comando si fa festa (L’Azione di Novara, 6/11) - arranca tra mille difficoltà economiche, il premier con “stile da avanspettacolo”, si fregia delle sue “conquiste” difendendo “il suo diritto a divertirsi con festicciole che vanno a scalfire semplicemente la decenza” (Il popolo di Pordenone, 7/11). È “decadenza da fine impero” scrive Alberto Margoni su Verona Fedele, ed unanime è il giudizio che il presidente del Consiglio sia ormai sul viale del tramonto.

Di seguito una rassegna di commenti. (i. c.)

La voce dei Berici (Vicenza 7/11), “La politica non è avanspettacolo. Torni la serietà”, Lauro Paoletto:

“La disoccupazione ha superato quota undici per cento. La crisi economica pesa ancora su famiglie e imprese. La scuola arranca tra mille difficoltà aggravate dai tagli pesantissimi a tutti i livelli. La riforma universitaria non decolla per mancanza di fondi. I Comuni sono strozzati dal Patto di stabilità. Se non conoscessimo bene questi e altri problemi con i quali quotidianamente gli italiani si trovano a fare i conti, osservando lo spettacolo desolante che certa politica offre, verrebbe da citare uno degli aforismi dello scrittore Ennio Flaiano: ‘La situazione politica in Italia è grave ma non seria’. Già, perché, visto ciò che accade, tutto potrebbe sembrare parte di un gran varietà in cui si applaude chi fa la battuta più goliardica o grossolana o tratto da una sorta di reality nazionale in cui ciascuno recita una parte, con i cittadini chiamati a far da giuria, sapendo però che la realtà è altrove. Ma la realtà è qui e ora, e mostra un Paese disorientato da un premier che sembra aver assunto lo stile dell’avanspettacolo. (…). La volgarità di certo suo fraseggiare, l’idea che trasmette sulle donne, uno stile di vita che ha fatto della ostentazione la sua cifra inconfondibile inducono a dubitare della sua credibilità.

È tempo che si abbandonino i toni da cabaret e si torni con decisione ai problemi dell’Italia. Se ciò non è possibile si segua l’esempio di altri Paesi e si dia vita a un esecutivo, il più ampio possibile, che sappia mettere al centro il bene del Paese”.

 

Il nuovo amico (Pesaro 7/11), “Bunga bunga”, Alvaro Coli:

“Non è mia abitudine mettere le mani direttamente nella cacca, ma se si intasa la fossa biologica è necessario farlo. Qui abbiamo una minorenne extracomunitaria, sembra fermata per furto, in grado di telefonare direttamente al Presidente (io personalmente non ho il numero, e voi?) e di pregarlo di toglierla dai guai. Il brav’uomo interviene e la fa affidare ad una igienista dentale che fa politica attiva come consigliere regionale. Quest’ultima la estrae dalla questura, poi, sembra, l’affida direttamente ad una donna brasiliana (…). Poi la ragazzotta racconta tutto ai giornalisti, suppongo dietro lauto compenso, e sostiene anche che il Presidente sia meglio della Caritas. Questa è la più bella battuta che abbia sentito negli ultimi anni”.

 

L’azione (Novara, 6/11), “Allegri politici e l’Italia in triste declino”, Antonio Maio:

“È sempre più triste guardare all’Italia e a chi oggi allegramente la governa, rispecchiando una mentalità diffusa e forse maggioritaria nel Paese. Sembra il Titanic: sul ponte di comando si fa festa mentre la nave si avventura tra gli iceberg (…) vediamo un Paese in cui la povertà avanza e il lavoro arretra, la soglia della legalità si abbassa, il livello di moralità e di educazione precipita, il welfare si restringe (…). Intanto la politica - e i giornali al seguito - inseguono i pettegolezzi (sempre da verificare, come spesso succede) in un’eterna guerra fra le parti, autoreferenziale e utile soltanto a legittimare vicendevolmente chi detiene qualche posizione di potere in modo da perpetuarne l’esistenza e l’inamovibilità: ma a chi vuol vedere si disvela piuttosto il declino economico, culturale e morale in cui il nostro Paese viene avvitato”.

 

La vita cattolica (Cremona, 4/11), “Agli uomini di potere”, Vincenzo Rini:

“Amate la giustizia voi che guidate le nazioni. Non sarete mai saggi se operate il male e se il vostro corpo è schiavo del peccato. Dio non lascia impunito chi bestemmia, perché conosce il suo cuore. Gli empi con le loro scelte e le loro parole attirano su di sé la morte perché se la meritano. Essi dicono: non lasciamoci sfuggire nessun divertimento, non perdiamo occasione per le nostre orge, perché questo è un nostro diritto. Opprimiamo pure i poveri, perché questo è in nostro potere. Chiudiamo la bocca a chi si oppone alle nostre azioni e ci rinfaccia le nostre trasgressioni. Il Signore dice loro: se volete governare con saggezza, osservate i comandamenti. Non confidate nelle vostre ricchezze, non fidatevi di voi stessi e della vostra forza. Non dite: nessuno può darmi ordini. Invece, convertitevi subito, senza tardare, perché anche per voi viene il giorno del giudizio; e in quel giorno le vostre ricchezze non serviranno a nulla. (…) Così parla il Signore contro il potere dei potenti di questa terra”.

 

Il popolo (Pordenone, 7/11), “Vizi privati e pubblici”, Bruno Cescon:

“Berlusconi va a ruota libera. Nel comportamento. Nelle parole. (…) È così provocatorio da difendere il suo diritto a divertirsi con festicciole che vanno a scalfire semplicemente la decenza, o almeno ciò che ci si aspetterebbe da un politico con le sue responsabilità e per di più della sua età. (…)

Nel premier c’è un menar vanto sulle conquiste femminili secondo una vulgata popolare diffusa. Ma proprio questo comportamento, al di là dell’uso politico che ne fanno strumentalmente le parti politiche e giornalistiche, toglie respiro etico alla politica. Di fatto si separa la vita privata dalla vita pubblica, mentre viene contaminata l’etica pubblica con l’immoralità privata. (…). Se tutto questo è vero basta semplicemente l’osservanza delle regole, delle leggi? Il fatto è che senza uno sfondo morale vengono meno anche le regole. Tutto questo si coglie nelle battute e negli atteggiamenti che sono emersi negli ‘scandali’, veri o presunti, nei quali il Presidente del Consiglio non disdegna assolutamente di essere coinvolto”.

 

La voce del popolo (Torino 7/11), “Questione morale”, Mario Berardi:

“Una telefonata di troppo. È quella compiuta da Berlusconi alla Questura di Milano (…). È un’osservazione che prescinde dalle logiche del nostro sgangherato bipolarismo: il presidente del Consiglio (…) non può chiedere questo tipo di favori, perché ‘la legge è uguale per tutti’ (…). Un Paese serio non può mandare la flotta della Guardia di Finanza contro le povere barche di clandestini che cercano salvezza dalla fame o dalle persecuzioni, e poi accettare che il premier invochi ‘generosità’ per una ‘sola’ immigrata. (…) L’altra questione è il dilagare delle storie di ‘escort’ nelle residenze del premier (…). Questo modello si addice ad un premier? (…) non può essere il relativismo edonistico la via adeguata per la società italiana e, in particolare, per le giovani generazioni. (…) Non è comunque possibile trascorrere altri mesi a discutere sulle vicende personali del premier, con una difficile fase economico-sociale, una disoccupazione reale all’11% (…). Sarebbe certamente opportuna una nuova legge elettorale, ma se la ‘palude’ della politica dovesse perdurare, sarebbe comunque meglio andare alle urne, facendo affidamento sulla saggezza degli italiani”.

 

Verona Fedele (Verona 7/11), “Il tramonto di Berlusconi, il buio che c’è intorno”, Alberto Margoni:

“(…) in questi giorni il clima sembra essere quello di una decadenza da fine impero. E tutta l’attenzione è concentrata sulle vicende personali del premier che da elemento di forza pare diventato la palla al piede dell’esecutivo da lui guidato. Con esiti che, sul piano internazionale, è assai facile immaginare. (…) Eppure non è vero che in questi due anni e mezzo nulla sia stato fatto, a prescindere da ogni valutazione di merito sulla quale si potrebbe discutere per giorni. (…) Tutto questo sembrerebbe ora vanificato dal comportamento del capitano della squadra. Basta vedere i motivi per cui in questi mesi ha fatto parlare di sé: cadute di stile a ripetizione, affermazioni da osteria, comportamenti personali di un uomo che non sembra aver compreso che fare il presidente del Consiglio è cosa ben diversa dal fare l’imprenditore o il presidente del Milan”.

Ed ora? Fosse pure giunto al capolinea Berlusconi con il suo governo, siamo sicuri che l’Italia d’un colpo si rilanci? L’uomo ha sette vite, è rinato più volte, ha saputo sfoderare colpi di coda nei momenti più difficili. E se si ripresentasse e l’Italia schifata - e per qualcuno schifosa - lo rivotasse? E poi, francamente, quali sono ad oggi le alternative credibili?”.

 

Vita Trentina (Trento, 7/11), “Berlusconi alla corde?”, Paolo Pombeni:

“La domanda se sia possibile che un Paese della vecchia Europa sia costretto a vivere in apnea per le intemperanze sessuali del suo premier è puramente retorica: è quel che sta accadendo e c’è poco da farci sopra della filosofia. La questione è semmai la tenuta di questa figura, ormai francamente un po’ patetica e chiaramente avviata sul viale del tramonto. (…) La storiella del ‘consenso popolare’ regge fino ad un certo punto (…). L’immagine dell’imprenditore che ‘ce l’ha fatta’ non basta più, lo sperpero di denaro in capricci di dubbia natura finirà per irritare in tempi di crisi economica, l’immobilismo del governo sconcerta chi ha bisogno di un centro che prenda decisioni di fronte ai gravi problemi del Paese. (…).

Bisogna sapere che in questo momento andare alla urne per verificare il consenso degli elettori sulle nuove linee sarebbe molto rischioso (…). Ciò non significa che però ci si debba tenere un premier azzoppato e che il modo di evitare una zuffa politica sia quello di involgarire tutto, dentro e fuori l’Italia, in uno scenario da barzellette volgari, col Paese che diventa un puzzle di mini-rivolte e di fai-da-te all’arrembaggio”.

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