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La Cei guarda ancora a destra

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 83 del 12/11/2011

L’unità dei cattolici in un partito o, almeno, l’unità sui valori è la finalità, più o meno dichiarata, del percorso aggregativo avviato dalla Cei, a Roma nel maggio scorso [v. Adista nn. 51, 57, 60, 65 e 70/11] e giunto, per ora, a Todi, con l’incontro del 17 ottobre [v. Adista nn. 76 e 78/11]. A voler parlare per metafore sulla distanza che separa la città eterna dalla città di Jacopone, si direbbe che non è andato molto lontano! Ma anche l’esito effettivo dell’incontro è apparso al di sotto delle attese suscitate dallo stesso cardinal Angelo Bagnasco, nella prolusione al Consiglio Permanente dei vescovi, il 26 settembre scorso, quando aveva detto che, nonostante il permanere di lentezze, chiusure e intimismi, «sembra che una tensione si vada sviluppando»; anzi, aveva aggiunto, «sembra rapidamente stagliarsi all’orizzonte la possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica». (v. Adista n. 71/11).

Che fine farà questo soggetto è difficile a dirsi. Probabilmente il freno è stato tirato da esponenti del partito di Berlusconi, cattolici con frequentazioni ecclesiastiche, come Gaetano Quagliariello, preoccupati che un nuovo soggetto partitico potesse svuotare il Pdl e, comunque, creare ai vari Lupi problemi di coscienza, divisi tra le due obbedienze, a Berlusconi e a Bagnasco.

Non è un caso che, contestualmente all’incontro di Todi, sia stato ampiamente pubblicizzato il libro di Maurizio Sacconi Ai liberi e forti. Valori, visione e forma politica di un popolo in cammino (Mondadori), che si propone come manifesto di un nuovo centrodestra. Il quotidiano della Cei, Avvenire, il 21 ottobre scorso, gli ha dato grande rilievo, elogiandone il contenuto cattolico ed elencando il largo consenso che il manifesto dell’ex craxiano avrebbe raccolto. Noi siamo dovuti ricorrere a Il Fatto Quotidiano per sentirci ricordare che quell’appello del 1919 fu l’atto fondativo del Partito popolare e che – aggiungiamo – ci troviamo di fronte a un saccheggio (Sacconi!) del pensiero sturziano.

È probabile che questo manifesto coincida e si identifichi con i principi della “buona politica” esposti a Todi, proponendosi come il nuovo “partito cattolico”, anche perché alla presentazione, come sottolinea Avvenire, erano presenti autorevoli “reduci” da Todi, come Natale Forlani (portavoce del Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro, che ha convocato il seminario di Todi) e Andrea Olivero (presidente delle Acli), nonché Giuseppe De Rita che avrebbe mostrato di condividere il progetto!

Se questi rilievi hanno più che probabile attendibilità, prendiamo atto che la linea ufficiale della Chiesa cattolica italiana continua a guardare a destra e, mentre cerca di scaricare Berlusconi, perché diventato troppo ingombrante, conserva un rapporto privilegiato con la destra berlusconiana.

Ai rappresentanti delle associazioni convocate a Todi, che avrebbero dovuto parlare a titolo personale, non avendo consultato la loro base associativa, certamente differenziata nelle opinioni, il presidente della Cei (anch’egli, quanto rappresentativo in materia di tutti i vescovi?) propone una unità dei cattolici a destra, con un partito «laico e cristiano, conservatore e modernizzatore, capace di unire credenti e non credenti», come direbbe il neofita Sacconi.

Questo cattolicesimo politico, peraltro così maldestramente ridisegnato, fu già definito «conservatore» da don Sturzo e distinto dal cattolicesimo democratico, nel quale si riconosceva, dicendo di sé: «A me democratico antico, convinto, e non dell’ultima ora, è inutile chiedere quale delle due tendenze politiche, nel senso comune della parola, io creda che risponda meglio agli ideali di quella rigenerazione della società in Cristo, che è l’aspirazione prima e ultima di tutto il nostro precorrere, agire, lottare».

* Coordinatore nazionale dell’associazione cattolico-democratrica “Agire politicamente" (www.cattolicidemocratici.it)

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