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DA TODI A ROMA, C'È TANTO VATICANO NEL NUOVO GOVERNO. MA CON QUALCHE DELUSIONE

Tratto da: Adista Notizie n° 86 del 26/11/2011

36398. ROMA-ADISTA. «Il governo del preside, il consiglio di facoltà», titolava il 17 novembre scorso in prima pagina il Foglio di Giuliano Ferrara, sottolineando ironicamente il profilo bocconiano e accademico del nuovo esecutivo guidato da Mario Monti. «Il governo della Banca Intesa”, rilanciava lo stesso giorno Il giornale mettendo invece l’accento, a partire dalla nomina di Corrado Passera, sul ruolo dei banchieri e del capitale finanziario nei nuovi equilibri politici.

Tra entusiasti e critici, possibilisti e scettici, poche testate e pochi commentatori hanno però sottolineato con il dovuto rilievo il ruolo determinante giocato dalla gerarchia cattolica nella formazione del nuovo esecutivo. Un lavoro che ha portato a risultati sorprendenti , se solo si considera il sostegno smaccato concesso in questi anni dalle gerarchie vaticane (e in gran parte anche dall’episcopato italiano) al governo Berlusconi, sostegno che avrebbe suggerito come logica conseguenza una limitata capacità della Chiesa di poter influenzare il dopo-Berlusconi. Invece, alla fine, il card. Tarcisio Bertone, l’uomo della Perdonanza e delle cene segrete con Berlusconi, ha ottenuto dentro il governo varato dal cattolicissimo Monti diversi uomini direttamente riconducibili ai vertici della Chiesa cattolica. Con una lottizzazione in termini di presenze di “area”, degna del manuale Cencelli.

Tanto è stato eclatante il successo conseguito che, con perfetto tempismo, poco dopo che i nuovi ministri avevano giurato nelle mani del capo dello Stato, Bertone benediva il nuovo esecutivo con queste parole: «Una bella squadra alla quale auguro buon lavoro perché il lavoro è tanto e difficile, ma penso che sia attrezzata per affrontarlo».

Certo, Oltretevere avrebbero gradito che come sottosegretario alla presidenza del Consiglio restasse Gianni Letta, cavaliere dell’Ordine Piano e uomo di fiducia del Vaticano. Ma l’essere stato per anni il braccio destro di Berlusconi è stato alla fine fatale a Letta (che su quella poltrona ha comunque piazzato un suo uomo, Antonio Catricalà). C’è poi la mancata nomina di Maurizio Lupi all’Istruzione: Cl aveva scatenato una vera e propria campagna mediatica che indicava come quasi certa la nomina di Lupi. All’Istruzione la Chiesa ci teneva molto ad avere un suo uomo. Ci è andata vicino con Lorenzo Ornaghi. Ma non ce l’ha fatta. Senza contare poi la delusione di un altro cattolico “doc”, Rocco Buttiglione, il cui entourage dava per sicura la nomina ai Beni Culturali. Nonostante queste “assenze” (e la perdita della gestione diretta di un ministero, quello dell’Istruzione, in questi giorni più volte sfiorata), i vertici della Chiesa cattolica incassano la nomina di personalità se possibile ancora più omogenee alla propria prospettiva, perché diretta emanazione degli interessi ecclesiastici. (valerio gigante)

 

 

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