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“Ilventointasca”: quando la Bibbia incontra la vita

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 11 del 24/03/2012

Siamo un gruppo di persone che si sono date come forma organizzativa quella dell'associazione culturale per vivere in modo più trasparente e responsabile alcune esperienze che già da qualche anno facevamo insieme. Alcune di queste persone, due in particolare, più la famiglia di una di queste due, hanno fatto la scelta di co-abitare dal 2006 nella sede dell'associazione a Punta Sabbioni (comune di Cavallino-Treporti, provincia di Venezia), in una piccola lingua di terra che si affaccia, da un lato, sulla laguna di Venezia e, dall'altro, nel mare Adriatico.

Sperimentiamo forme di incontro con i testi biblici mediante il teatro.

Vorremmo offrire a chiunque lo desideri – indipendentemente da fede, cultura, esperienza, condizione sociale – l’occasione di trovarsi in un clima creativo, per avvicinare la Bibbia, «un testo storico e letterario di prim'ordine, un testo che appartiene all'umanità» (card. Carlo Maria Martini). Attraverso laboratori settimanali e/o fine-settimana residenziali proponiamo percorsi di esplorazione nell’incontro tra un testo biblico e il vissuto dei partecipanti, mediante l'utilizzo di diverse metodologie teatrali (teatro sociale, teatro biblico, ecc.). I laboratori settimanali consistono in 4 o 5 incontri che si tengono una volta la settimana; quelli residenziali si svolgono nel fine settimana. Durante queste esperienze il testo biblico viene proposto interamente, con la guida di spiegazioni concise ma essenziali, che permettano ai partecipanti, nel rispetto della complessità, di entrare in relazione con esso, di ascoltarlo profondamente. La dimensione esplorativa, tipica di un laboratorio di ricerca, studio, sperimentazione su un testo, ben si coniuga con lo studio della Bibbia che, per sua natura, rivela una esperienza e non un insieme di contenuti assimilabili soltanto attraverso modalità di tipo cognitivo. Gran parte degli approcci “tradizionali” alla Bibbia utilizzano canali esclusivamente cognitivi e linguistici; un laboratorio di teatro biblico, invece, privilegia modalità di incontro con il testo, e del testo stesso con il vissuto dei partecipanti, che offrono la possibilità di un coinvolgimento attivo e completo della persona. Il teatro ha la forza di coinvolgere la persona in modo integrale, richiede ai partecipanti di mettersi in gioco – nella libertà che l’astenersi dal giudizio su di sé e sugli altri durante il laboratorio permette – di “vivere” un testo e di cominciare ad entrare in relazione con esso in modo vitale, in uno spazio di sperimentazione che aiuterà poi a trasferire tutto questo, come e quando Dio vorrà, nella propria esperienza di vita quotidiana. Abbiamo già accostato interi libri come il libro di Rut, di Giobbe, il Qohelet e anche i primi 11 capitoli della Genesi o testi legati a particolari momenti liturgici come Isaia, 52-53, su cui stiamo lavorando in questo periodo. Portiamo avanti questa esperienza in collaborazione con la Scuola Biblica diocesana, del cui direttivo alcuni di noi fanno parte.

Pratichiamo, insieme ad altri amici, la metodologia del  Teatro dell'Oppresso (TdO), come forma di impegno sociale per una convivenza più sostenibile.

Insieme ad un gruppo di amici di Venezia – ma anche di altre città (Milano, Firenze, Faenza, Arezzo, Vicenza, Udine, ecc.) – organizziamo laboratori e spettacoli di TdO. Ci siamo appassionati a questa metodologia perché il TdO promuove un approccio attivo, riflessivo, capace di trasformare le dinamiche relazionali date, e di mettere in evidenza il gruppo come spazio di valorizzazione e moltiplicazione delle risorse del singolo per la risoluzione dei conflitti e per la costruzione di percorsi tesi al raggiungimento di scenari futuri desiderati; perché praticare le tecniche del TdO per noi significa sperimentare nuovi strumenti di ricerca e azione sociale per provare a risolvere i problemi di tutti i giorni lì dove viviamo (lavoro, casa, scuola, quartiere, ecc.). È uno dei modi con cui vogliamo offrire un piccolo contributo al miglioramento della qualità della vita e della convivenza nel territorio in cui viviamo. In questo periodo ad esempio stiamo avviando un laboratorio sui conflitti urbani in collaborazione con alcuni operatori di strada del Comune di Venezia su una particolare realtà come quella di alcune vie vicino alla stazione dei treni di Mestre, dove si è sviluppata una situazione di difficile convivenza tra i residenti della zona e i fruitori stranieri degli esercizi commerciali siti lungo queste strade. L'idea è di offrire un laboratorio di teatro-forum come momento di confronto tra le diverse esigenze, di provare assieme a utilizzare questo strumento per confrontarci e cercare percorsi di trasformazione riguardo conflitti che nascono dal vivere vicini.

Proviamo a fare esperienza di sostenibilità vivendo insieme e ospitando chi voglia venirci a trovare.

Quando siamo partiti con questa avventura non avevamo messo in conto di vivere insieme, o meglio, qualcuno di noi desiderava fare un'esperienza di vita comune, ma non era un desiderio condiviso da tutti. Poi col tempo ci siamo resi conto che avere uno spazio da dedicare al teatro era importante e piano piano è maturata l'idea di una casa in cui poter accogliere chi voleva fare un'esperienza con noi. Ci siamo resi conto che per stare bene con la Parola e poterla incontrare in modo profondo abbiamo in primo luogo la necessità di fare esperienza dello star bene e del crescere di questa consapevolezza. È così nato il desiderio di curare e di offrire uno spazio di accoglienza innanzitutto a noi stessi e poi agli altri. Non è stato e non è tutt'ora banale, come saprà bene chi ha fatto esperienze di convivenza. È una sfida o, meglio, una scommessa in primo luogo su di noi e tra di noi.

La casa si è lentamente aperta a chi voleva incontrare la Bibbia attraverso il teatro, a chi voleva fare teatro per provare a rendere più vivibile le nostre città e paesi e poi a chi semplicemente avesse desiderio di sostare per qualche tempo a riposare o a sperimentare pratiche diverse dalla propria quotidianità, come ad esempio prendersi cura dell'orto sinergico. Lo stile con cui proviamo ad accogliere è la gratuità, profondamente convinti che l'“economia” del dono – può sembrare un ossimoro – sia una delle più potenti strategie che possiamo mettere in campo per sovvertire l'attuale situazione di disuguaglianza e ingiustizia che dilaga nel nostro mondo.

Sosteniamo, insieme ad altri, un'esperienza di orto biologico solidale.

Da qualche anno ormai abbiamo avviato una sperimentazione di orto biologico qui a Punta Sabbioni dove abitiamo. Perché solidale? Perché un gruppo di persone si impegna a condividere il rischio di impresa insieme a chi si prende cura della terra e la coltiva. Ogni anno, all'inizio della stagione, chi vuole partecipare a questo progetto versa un contributo per l'avvio dell'orto e contribuisce ogni mese alle spese che vengono sostenute indipendentemente dalla verdura che viene prodotta, verdura che ogni settimana viene divisa equamente tra tutti i partecipanti. È un modo per essere maggiormente consapevoli di cosa significa coltivare in modo biologico e, inoltre, è anche un modo di provare nuove forme di economia solidale.

* Cofondatrici dell'associazione veneziana Ilventointasca. M. Brondino è ricercatrice e operatrice di Teatro dell'Oppresso; M. Pasini è docente della Scuola Biblica della diocesi di Venezia

Informazioni:

ilventointasca
Teatro&Bibbia
Teatro dell’Oppresso
Coscientizzazione
Sostenibilità

Per ulteriori informazioni:
cell. 333/57468399
(Margherita Brondino)

cell. 320/1966648
(Margherita Pasini)

e-mail: ilventointasca@gmail.com

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