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Rio+20: dalla Chiesa due opposte letture del documento finale

Tratto da: Adista Documenti n° 26 del 07/07/2012

DOC-2454. RIO DE JANEIRO-ADISTA. Se i movimenti popolari di tutto il mondo denunciano il fallimento di Rio+20, per l’arcivescovo di São Paulo Odilo Scherer, capo della delegazione della Santa Sede alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, il bilancio può essere considerato invece positivo. «Dobbiamo considerare che in un vertice di questo livello, con la presenza di quasi 190 nazioni, non ci si può aspettare di più, in termini di risultati concreti», afferma il cardinale senza tuttavia specificare in quale sede sia invece legittimo attendersi tali risultati. Ed è davvero singolare, di fronte al diluvio di critiche rispetto all’assenza di impegni da parte della Conferenza (v. documento precedente), che, per il cardinale, il contributo più importante offerto da Rio+20 sia quello - come si legge sul Bollettino della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) del 23/6 - di «una nuova presa di coscienza della comunità internazionale sui problemi della sostenibilità dell’economia, del clima e dell’urgente necessità che tutti facciano la loro parte».

A giudizio di dom Scherer, malgrado alcune lacune - per esempio riguardo al «contributo dei Paesi ricchi, quelli che più inquinano, per costituire un fondo che possa finanziare l’economia verde» – «esistono certamente molti punti positivi», a partire, afferma, dal risalto dato proprio alla green economy, rispetto alla quale il cardinale mostra di non raccogliere in alcun modo le tante riserve espresse al riguardo anche da settori della Chiesa cattolica. Riserve che invece ha fatto proprie la stessa Cnbb, la quale, in un Messaggio sulla Conferenza Rio+20, pubblicato il 19 giugno, afferma che, se l’economia verde «comporta in qualche misura la privatizzazione e la mercificazione dei beni naturali, come l’acqua, il suolo, l’aria, l’energia e la biodiversità, è allora eticamente inaccettabile», limitandosi appena a ricoprire di una nuova veste «l’insaziabile mercato». «Non c’è nulla di più cinico – scrive Frei Betto (Adital, 18/6) – delle proposte “pulite” dei Paesi ricchi», impegnati «a scaricare sui Paesi del Sud la colpa della devastazione ambientale, nello sforzo di occultare la propria responsabilità storica legata all’operato delle proprie transnazionali in Paesi poveri o emergenti. Bisogna diffidare di tutte le etichette “verdi”. Ecco qui un nuovo meccanismo per riaffermare la dominazione globo colonialista». Ciò di cui il mondo ha bisogno è al contrario, scrive Leonardo Boff sul suo blog (8/6), «un nuovo sguardo sulla Terra», una riscoperta del suo incanto, «un nuovo sogno». Il vecchio paradigma della conquista e dell’espansione, deve, per il teologo, lasciare spazio al nuovo paradigma «della cura e della responsabilità globale», a una visione olistica della Terra come un pianeta vivente, frutto di un’evoluzione di 13,7 miliardi di anni, la cui espressione più avanzata è data dall’essere umano, il quale ha la missione di «difendere la dignità e i diritti del pianeta, i diritti della natura, della flora e della fauna, poiché tutti formiamo la grande comunità della Terra». 

Una visione, questa, che Leonardo Boff ha espresso con forza durante il Vertice dei Popoli (nel quale peraltro non è mancata una forte presenza delle religioni, attraverso un’inedita coalizione interreligiosa che ha preso il nome di “Religioni per i Diritti”), ma che è ben diversa da quella difesa dal Vaticano nella sede della Conferenza Onu. Secondo l’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite Francis Chullikatt (Planeta Sustentável, 17/06), infatti, «la protezione dell’ambiente e la giustizia sociale servono per contribuire al bene dell’essere umano e non viceversa». E l’attenzione della Santa Sede a Rio non poteva non rivolgersi ai suoi tradizionali fronti di lotta, dalla questione di genere («Vi sono appena due generi», quello maschile e quello femminile, «e nessun altro», ha spiegato Chullikatt) a quella della riproduzione umana («non si raggiunge lo sviluppo riducendo la popolazione») fino a quella dello sviluppo dei Paesi poveri («è necessario aprire i mercati perché possano competere. Occorre fare loro concessioni»). 

Su Rio+20 si è espresso anche l’arcivescovo di Arequipa mons. Javier del Río Alba, legato al Cammino neocatecumenale, secondo il quale occorre porre l’accento sulla signoria dell’essere umano sulla creazione, respingendo ogni tentativo di considerarlo come una creatura naturale al pari di tutte le altre. «Si sta tentando di relativizzare la dignità dell’essere umano e la sua importanza nel contesto della creazione», ha dichiarato all’agenzia conservatrice Aci Prensa (19/6), denunciando la «visione orizzontale e limitata» propria di un male inteso ecologismo e invitando le autorità statali a «non accettare questo tipo di antropologia che va contro l’essere umano».

Di seguito, in una nostra traduzione dal portoghese, l’ultimo commento scritto da Leonardo Boff sul suo blog (http://leonardoboff.wordpress.com), alla conclusione di Rio+20. (claudia fanti)

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