Perché il Concilio, perché Adista
Tratto da: Adista Documenti n° 37 del 20/10/2012
La morte del card. Martini ci ha dato occasione di ricordarlo appena qualche settimana fa: quando il 7 aprile 1999 l’allora arcivescovo di Milano, partecipando al Sinodo dei vescovi europei, condivise con gli altri padri sinodali il suo grande sogno che si aprisse nella Chiesa una esperienza di confronto universale tra i vescovi, che potesse contribuire a sciogliere alcuni nodi disciplinari e dottrinali della Chiesa contemporanea, di quel sogno non restò traccia nel bollettino della Sala Stampa Vaticana che informava sui lavori sinodali, né esso venne raccontato dall’Osservatore Romano e dalla Radio Vaticana; e nemmeno riferito dal Sir e da Avvenire. In un’informazione religiosa totalmente silente, fu solo Adista a portare quel sogno all’attenzione, alla riflessione ed al dibattito dell’opinione pubblica laica e cattolica, ponendo rimedio all’incredibile censura operata dai media cattolici istituzionali nei confronti di un autorevolissimo cardinale.
Il 15 settembre scorso, a Roma, c’era un importante convegno sul Concilio. 104 realtà ecclesiali si erano autoconvocate per discutere di “Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri”. Un evento di enorme significato ecclesiale, che ha visto la partecipazione di più di 800 persone, assiepate per un’intera giornata sugli spalti dell’auditorium dell’Istituto Massimo all’Eur. Ma anche in questo caso, silenzio assoluto di tutti i media ecclesiastici, da Avvenire (che all’evento ha dedicato poche righe, il 18 settembre, ben 3 giorni dopo la fine del convegno), alla Radio Vaticana, passando per il Sir e L’Osservatore Romano.
E anche in questo caso è Adista, con il numero “speciale” che presentiamo oggi, a tentare di porre rimedio a questo ennesimo episodio di censura da parte di quegli organi di informazione che pure si dichiarano “voce del mondo cattolico”, ma che di fatto sono voce, anzi megafono, solo di alcune realtà “allineate”, solo di quelle opinioni che si conformano docilmente alla teologia ed al magistero vaticano, o che ad essa sono già omologate.
Ecco perché le pagine che presentiamo in questo numero si possono veramente definire “speciali”: anzitutto, perché testimoniano, ancora una volta, l’esistenza di una Chiesa altra e plurale, democratica ed in ascolto dei tempi, vivace e diffusa, a livello locale come nazionale; e questo nonostante la percezione comune, viziata dalla endemica mancanza di informazione, induca spesso a pensare alla Chiesa come una realtà monolitica che porta avanti le istanze esclusive del papa e della Curia vaticana.
Ma questo numero è “speciale” anche perché deve ricordare a tutti, e ai cristiani impegnati per la giustizia e la democrazia – nella politica, nell’economia, nella società e nella Chiesa in particolare –, l’esigenza di una informazione ecclesiale che abbia non nella diplomazia, nella reticenza, nel sostegno allo status quo, ma nella parresia (nel coraggio, cioè, di una parola senza infingimenti e senza reticenze) la propria stella polare.
Ed è questo, infine, un numero “speciale” perché testimonia come il riconoscimento di un terreno comune, il ritrovarsi attorno ad alcuni obiettivi “minini” di riforma della Chiesa, a partire dalle intuizioni e dalle istanze conciliari, quelle non recepite e quelle non ancora pienamente attuate, possa costituire una nuova piattaforma di impegno e ricerca per tante realtà ecclesiali di base, finora troppo spesso concentrate (o relegate) sul proprio particolare, ma anche poco in sinergia tra di loro.
Adista ha dato e continuerà a dare voce a tutte queste espressioni di Iglesia popular. Per questo ci piace aprire idealmente con questo numero speciale la nostra altrettanto speciale campagna abbonamenti per il 2013, invitando tutti i nostri lettori, sostenitori, amici vicini e lontani a pensare Adista non solo come una necessaria voce di libertà in un panorama informativo spesso conformista o asservito alle logiche dominanti, ma come il luogo dove il dibattito, l’elaborazione, la proposta di questa Chiesa “plurale” che si è ritrovata a Roma può continuare a realizzarsi.
Adista è quindi veramente “nelle vostre mani”: anche perché, in epoca di spending review (leggi: tagli orizzontali ed indiscriminati), il governo ha deciso che l’informazione non è un bene così essenziale per la democrazia da dover essere sostenuta economicamente come in passato. Se per i maggiori gruppi editoriali (che hanno dietro la grande industria, le banche, la politica) si tratta di un danno “collaterale”, per le cooperative editoriali la drastica diminuzione dei finanziamenti pubblici mette a repentaglio l’esistenza stessa di tante testate. Sostenere Adista, quindi, significa oggi sostenere il proprio stesso diritto a discutere, partecipare, decidere. Insieme agli altri. Come a Roma, oltre Roma.
Buona lettura, dunque. Buon 50° anniversario del Concilio. E “buona” Chiesa a tutte e a tutti.
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