CASO PUCP: IL VATICANO TIRA LE ORECCHIE AL CARD. CIPRIANI. SULL’ATTRIBUTO “CATTOLICO” DECIDIAMO NOI
Tratto da: Adista Notizie n° 6 del 16/02/2013
37051. LIMA-ADISTA. L’arcivescovo opusdeista di Lima, il card. Juan Luis Cipriani, ha ricevuto posta poco gradita. Gli è giunta dal Vaticano una lettera dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, in cui il prefetto mons. Gerhard Müller gli chiede conto della decisione di non rinnovare ai docenti presso la Pontificia Università Cattolica Peruviana, Pucp, il permesso di insegnare teologia (v. Adista Notizie n. 2/13), decretandone anche l’annullamento, perlomeno in attesa della soluzione del contenzioso fra il Vaticano e l’Università. E decretando il reintegro dei teologi e dei corsi. Il motivo della sospensione era la resistenza che la Pucp oppone – ma è l’opinione del card. Cipriani - all’adeguamento dei suoi statuti alle direttive vaticane (la costituzione sulle università, Ex corde Ecclesiae). Copia della stessa missiva è stata consegnata al presidente della Conferenza episcopale del Paese, mons. Salvador Piñeiro.
La notizia è stata data dalla rivista peruviana, Caretas (1 febbraio), accreditando fonti della Pucp. Il settimanale usa il condizionale, ma la lettera esiste davvero e, a quanto ci riferiscono le nostre fonti, è «molto dura», perché Müller rileva e contesta irregolarità canoniche nella decisione di sospendere l’insegnamento: il card. Cipriani ha commesso un arbitrio, non essendoci motivi per impedire ai teologi di attendere ai loro corsi universitari; e dunque venga restituita ad ognuno di essi la missio canonica (il mandato per insegnare). Compito che a questo punto però la Santa Sede – comunica ancora il prefetto nella lettera approvata da Benedetto XVI – avoca a sé.
Caretas sostiene anche che persone dell’entourage del cardinale hanno assicurato che l’intervento di Müller nascerebbe da una lettera giuntagli dai teologi della Pucp che protestavano perché sanzionati a causa di motivi dottrinali. Ma questo è un falso, la lettera non esiste, tanto più che questioni di ordine dottrinale non sono state sollevate da nessuno, non dall’arcivescovo di Lima. Ma il sospetto (avanzato forse dai più maliziosi) è che ci sia proprio lui dietro questa informazione, un modo per alleggerire la portata dell’intervento del prefetto della CdF, preoccupato, secondo la gola profonda contattata dalla rivista peruviana, dallo tsunami di proteste che potrebbe sollevarsi. La stessa falsa informazione è rilanciata da Andrés Beltramo Álvarez, giornalista tanto vicino al card. Cipriani da essere indicato, in taluni ambienti, quale sua longa manus nei media.
Sull’edizione spagnola di Vatican Insider (2/2/13), Beltramo scrive anche dell’altro, insufflando, per metterlo secondo lui in “cattiva luce”, che Müller sta spalleggiando il rettore della Pucp, Marcial Rubio, data la simpatia del prefetto per la Teologia della Liberazione (di cui fornisce tutte le coordinate), e la frequentazione avuta in passato proprio con l’Università; e descrivendo l’arcivescovo di Lima, per metterlo secondo lui in “buona luce”, come «impegnato in una battaglia giuridica per recuperare alla Chiesa la proprietà dell’istituzione». Di certo, sia la proprietà “intellettuale”, sia la proprietà patrimoniale.
Dietro la lettera del card. Müller
La mossa del prefetto Müller lascia presumere il dubbio vaticano, se non la consapevolezza, che la situazione della Pucp non sia precisamente come il card. Cipriani profila con insistenza. E se il cardinale dovesse avere torto sulla questione proprietà - se cioè si riconoscesse la Pucp quale istituzione autonoma e privata retta da leggi peruviane, e non di pertinenza giuridica della Chiesa - si dovrebbe considerare invalido («fraudolento», dicono in ambienti peruviani) anche il Decreto con il quale il segretario di Stato vaticano card. Tarcisio Bertone, l’11 luglio scorso (v. Adista Notizie n. 30/12), ha proibito alla Pontificia Università Cattolica Peruviana l’uso di “Cattolica” e “Pontificia”, definendo la Pucp «persona giuridica pubblica che è della Chiesa» e «sottomessa alla legislazione canonica».
Il Rettorato, in solido con l’Assemblea, unico organo deliberativo dell’Università, ha sempre sostenuto che la Pucp è una istituzione di diritto privato, eretta nel 1917 davanti allo Stato peruviano e osservante della legge universitaria del 1983 in base alla quale ogni Università, pubblica o privata che sia, «gode di autonomia accademica, economica, normativa e amministrativa».
Spiega César Delgado Barreto, docente di diritto alla Pucp, che nell’’84 «la Pucp adeguò i suoi statuti alla normativa [statale] vigente, concordando e armonizzando l’autonomia universitaria con le disposizioni canoniche, riconoscendo alla gerarchia ecclesiastica partecipazione effettiva tanto nel governo come nella direzione pastorale». Tale modifica statutaria ha potuto contare «sull’approvazione del card. Augusto Vargas Alzamora, arcivescovo di Lima e Gran Cancelliere dell’Università, e sebbene la Congregazione per l’educazione Cattolica non la approvò esplicitamente, tuttavia lo fece implicitamente quando confermò i rettori eletti» successivamente, «anche nel 1994 e 1999 quando era già vigente la Costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae (1991)».
«Dal punto di vista del Diritto Canonico – illustra toccando il punto dolente –, la Pucp è una Università Cattolica privata, sulla base di quanto dispone l’articolo 3° della Seconda parte della Ex corde Ecclesiae», essendo stata fondata, nel 1917, senza la partecipazione della gerarchia cattolica, anche se «con l’approvazione ecclesiastica». Il 31 maggio 1984, ricorda ancora il docente, «l’allora nunzio apostolico in Perù, mons. Mario Tagliaferri, rendeva edotto l’arcivescovo di Lima, card. Juan Landázuri Ricketts, del fatto che “la Pucp gode dello status di persona giuridica privata, tanto civile come canonica”».
Per quanto riguarda i beni patrimoniali della Pucp, «iscritti come tali nei Registri Pubblici nazionali», osserva César Delgado Barreto, «risulta un vulnus al diritto costituzionale sulla proprietà il fatto che la Curia romana consideri i beni della Pucp come beni ecclesiastici di pertinenza di una persona giuridica ecclesiale di diritto pubblico». D’altronde, al comma 2 del canone 1257 del Diritto Canonico si legge: i «beni temporali appartenenti a persone giuridiche private sono retti dai propri statuti e non da questi canoni, a meno che non si disponga espressamente altro».
Come si evince da questi pochi tratti, modestissima parte di un lunga e intricata situazione giuridico-storica, la parola fine al contenzioso Pucp-Cipriani-Santa Sede è ben lungi dall’essere alla portata. (eletta cucuzza)
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