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Speranze di cambiamento in un Paese in rotta. Le indicazioni della campagna Sbilanciamoci!

Tratto da: Adista Documenti n° 7 del 23/02/2013

DOC-2506. ROMA-ADISTA. Non c’è assolutamente nulla di rivoluzionario nelle misure che la campagna Sbilanciamoci! – sulla base della Controfinanziaria 2013 (v. Adista n. 4/12) – ritiene indispensabili nei primi cento giorni del prossimo governo (sempre che l’incubo di un ritorno del berlusconismo/leghismo non rimanga che questo: un brutto incubo): «meno armi più scuole, dai soldi sporchi lavori verdi, un fisco contro le disuguaglianze, il lavoro da tutelare» (ciascuna delle quali presentata nei dettagli con l’usuale rigore). Ma, anche solo con queste semplici e del tutto praticabili misure - «quattro piccole grandi cose che non costano nulla» (compreso quell'accordo con la Svizzera sull’accertamento e la tassazione dei capitali esportati clandestinamente a cui si è richiamato anche Berlusconi, ma con scopi totalmente differenti) - si potrebbe «dare da subito il segnale che si cerca di uscire dalla recessione, di rovesciare le disuguaglianze, di riportare un po’ di giustizia economica e sociale, di rilanciare la democrazia».

E, si può aggiungere, anche di fermare il processo di cementificazione del territorio italiano: secondo i dati diffusi dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sull’andamento del consumo di suolo in Italia dal 1956 al 2010, oltre sette metri quadrati disuolo libero svaniscono ogni secondo sotto una colata di cemento. Ogni cinque mesi viene cementificata un’area pari a quella di Napoli; ogni anno una superficie uguale alla somma di quelle di Milano e Firenze. E se 53 anni fa era cementificato il 2,8% del territorio, contro la media europea del 2,3%, nel 2010 l’Italia manteneva il non invidiabile record europeo con un consumo di suolo pari al 6,9%. Un dato ancor più impressionante se si pensa alla morfologia del territorio italiano, con le sue ampie zone montuose (35,2% del territorio) e collinari (41,6%). Ed è un dato che ne spiega anche un altro, illustrato all’Adnkronos (9/2) da Giorgio Zampetti, responsabile del dipartimento scientifico di Legambiente: il fatto cioè che 6.633 Comuni italiani, l’82% del totale, presentano, secondo gli ultimi dati del ministero dell’Ambiente, aree a elevato rischio idrogeologico. E che, secondo le stime di Legambiente, negli ultimi tre anni, «abbiamo speso un milione di euro al giorno soltanto per ripagare le prime spese del dopo emergenza e quindi solo una parte di tutti i danni».

A fronte di tutto ciò, mentre altri Paesi, a cominciare dalla Germania, adottano misure per frenare l’espansione urbanistica, in Italia nulla si sta facendo al riguardo. E, per quanto riguarda i tre principali candidati alle elezioni del 24 e 25 febbraio - Bersani, Monti e Berlusconi (quest’ultimo, poi, sintonizzato su frequenze addirittura opposte, come indica il suo annuncio dell’ennesimo condono edilizio) - nulla si sta dicendo.

 

L’economia come può essere

Se, insomma, il nostro Paese è in rotta (per limitarci all’occupazione, abbiamo l’11,1% di disoccupati, il 37% di giovani che non lavorano, due milioni di ragazzi che non studiano né lavorano, 4 milioni di lavoratori precari), queste elezioni saranno decisive per dare all’Italia una nuova direzione, ovviamente in caso di «un successo importante di tutte le forze a sinistra di Mario Monti», come sottolinea Sbilanciamoci! nel documento che avvia il dibattito su “La rotta d'Italia, un voto per cambiare”. Senza dimenticare che, se la responsabilità fondamentale per il disastro a cui è arrivato il Paese  è dei tre governi Berlusconi (1994, 2001 e 2008) e del governo tecnico di Mario Monti, le forze del centro-sinistra che hanno governato per circa sette anni (1996-2001 e 2006-2008) non possono certo proclamarsi innocenti, avendo adottato «politiche sbagliate sia sul fronte europeo, sostenendo un’integrazione realizzata all’insegna della finanza e del liberismo, sia sul fronte italiano, con la precarizzazione del lavoro, le privatizzazioni, i tagli di spesa», perdendo anche per questo consenso e radicamento sociale. Ma, evidenzia Sbilanciamoci! - «queste elezioni non sono un affare da lasciare ai partiti. Per noi, queste elezioni sono l’occasione per affrontare “l’economia come può essere”, a partire dalla crisi di oggi e dalle possibilità di “cambiare rotta” che abbiamo». Per questo, dopo aver discusso sui modi di affrontare la crisi dell’Europa dopo l’esplosione dell’emergenza finanziaria nell’estate del 2011 (con il dibattito sulla “Rotta d’Europa” aperto da Rossana Rossanda; www.sbilanciamoci.info/ebook/La-rotta-d-Europa-in-due-volumi-13138), Sbilanciamoci! ha promosso sul suo sito (www.sbilanciamoci.info) un’analoga discussione sulla “rotta d’Italia”. Ed è a questa discussione che appartiene il contributo della campagna sulle “cose da fare nei primi cento giorni” che qui di seguito riportiamo, insieme all’invito rivolto da Sbilanciamoci! ai candidati perché si impegnino, se saranno eletti, a sostenere le proposte avanzate dalla campagna in Parlamento e a costituire un gruppo di lavoro e di confronto con le organizzazioni aderenti (49 le adesioni finora giunte, molte di Rivoluzione civile e di Sel, decisamente poche quelle del Pd e degli altri partiti: le firme sono sul sito http://www.sbilanciamoci.org/2013/01/io-mi-sbilancio). E, per finire, un appello di docenti e ricercatori italiani sulla necessità ed urgenza di un’efficace salvaguardia dei beni planetari, dal titolo “La Terra non si governa con l'economia. Le leggi di natura prevalgono sulle leggi dell'essere umano”, pubblicato su Nimbusweb, sito ufficiale della Società Meteorologica Italiana (www.nimbus.it; primi firmatari: Ferdinando Boero, Danilo Mainardi, Andrea Masullo, Luca Mercalli, Angelo Tartaglia e Roberto Danovaro; 371 le adesioni raccolte nel momento in cui scriviamo). (claudia fanti)

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