Nessun articolo nel carrello

MORTO PIERO BARBAINI, TEOLOGO CHE LOTTÒ CONTRO LA “GERARCHIA DEL SACRO”

Tratto da: Adista Notizie n° 21 del 08/06/2013

37188. MILANO-ADISTA. Intellettuale di prestigio del cattolicesimo lombardo nei seminari e nella Facoltà teologica di Venegono – con i teologi Luigi Colombo e Giovanni Battista Guzzetti –; storico del giansenismo e del riformismo religioso; autore di un lungo elenco di pubblicazioni scientifiche; protagonista di contrasti post-conciliari che l’avevano portato fuori dell’organizzazione ecclesiastica, Piero Barbaini, 86 anni, è morto il 24 maggio scorso, a S. Angelo Lodigiano (Milano). Gravemente ammalato dal 1989, la sua lunga sofferenza non gli ha impedito di restare sempre lucidissimo, nel segno di una vita dinamica, dedita agli studi e a tante relazioni. Libero docente in Storia della Chiesa, Barbaini aveva insegnato per molti anni nel Seminario diocesano di Lodi e nella facoltà di Teologia di Milano; nel 1971, dopo la sua uscita definitiva dalla istituzione ecclesiastica, aveva ottenuto un incarico di docente di Storia Moderna all’Università di Parma, mantenuto fino al 1992. Espresse i nuovi orientamenti maturati nel Sessantotto e nel post-Concilio in un libro che resta tra i classici del cosiddetto “dissenso”: La Chiesa sbagliata. Storia di un sacerdote che lascia l'abito, del 1968, in cui Barbaini, anche attraverso documenti inediti sui processi a porte chiuse che subiscono gli aspiranti alla “laicizzazione”, parla del suo caso di “riduzione allo stato laicale” per condurre un’analisi lucida e spietata dei meccanismi di autoriproduzione e conservazione della gerarchia ecclesiastica. Da una parte, Barbaini parla di una “casta sacerdotale” che istituisce il privilegio, il monopolio e il conseguente mercato del “valore religioso”; dall’altra di una coscienza dei valori evangelici che da sempre si oppone allo status quo e che rappresenta l’elemento di contraddizione del sistema, oltre che il nucleo più autentico del cristianesimo. Barbaini sostenne quindi con convinzione, anche dal punto di vista economico, “Vocatio”, l’associazione che riunisce i preti sposati o in crisi con la loro originaria vocazione e di cui fu tra i fondatori.
Riteneva – lo ha recentemente ricordato sulla sua pagina Facebook un caro amico di Barbaini, lo storico cattolico Antonio Parisella – che la liberazione dal “sacro”, nel senso tradizionale del termine, «doveva considerarsi parte di altri movimenti di liberazione personale (donne, omosessuali, ecc.), che avrebbero dovuto trovare la loro collocazione all'interno e non in contrapposizione con altri movimenti di liberazione sociale. La liberazione della/dalla teologia era per lui l'altra faccia delle medaglia della Teologia della Liberazione». Negli anni ‘70, infatti, Barbaini partecipò attivamente al movimento dei Cristiani per il Socialismo, di cui fu anche membro della segreteria nazionale. Molto apprezzato a livello internazionale, le sue relazioni ed i suoi scritti furono accolti con non minore interesse di quelli di altri grandi teologi, sociologi e protagonisti cattolici e protestanti dei movimenti di rinnovamento ecclesiale e politico, spesso ugualmente sfortunati in patria, come Giulio Girardi. Fra tutti i suoi scritti, il suo lascito intellettuale e morale è forse contenuto nel volume Essere chiesa. Lettera ai cattolici della mia generazione (Edizioni associate 1997), che pare riferirsi prioritariamente alla generazione che ha vissuto il Concilio tra speranze e delusioni, ma che in realtà si rivolge a tutti i credenti profeticamente avviati verso il futuro, nell’incontro di fedi e culture diverse. Per Barbaini, la Chiesa è destinata a profondi cambiamenti, che demoliranno le obsolete e opprimenti strutture ecclesiastiche. La gerarchia tiene la Parola segregata a vantaggio dei privilegi di una casta; la Buona Novella è invece rivolta a tutti gli uomini e tutte le donne di tutti i tempi, di tutti i luoghi. E la sua dirompenza non potrà che progressivamente liberarsi ed inverarsi. Nella seconda parte, il libro ospita interventi di tanti amici e compagni di battaglie ecclesiali e civili, come Filippo Gentiloni, Giancarla Codrignani, Domenico Jervolino e lo stesso Parisella.
La ricerca aveva portato Barbaini verso posizioni esterne alla Chiesa, fino ad abbandonare ogni riferimento diretto al Vangelo e alle Scritture. Nell’ultima intervista del 2007 disse: «Sono un viandante senza speranza nella vita futura, senza speranza nella terra promessa, senza nostalgia di ciò che ho abbandonato… In pratica sposo l’ateismo come un non-senso; non ho ancora trovato il senso dell’esistere, di fronte alla morte». Aggiungendo subito dopo: «L’ateismo non è una spiegazione del mondo: è la presa d’atto di un mondo senza spiegazioni». Una posizione radicale, che non gli aveva impedito di continuare un dialogo serrato e fecondo con tutte le anime più laiche, progressiste e libertarie all’interno della Chiesa. Soprattutto con Noi Siamo Chiesa, cui nel 2007 inviò un ricco ed articolato contributo, nel quale individuava per il movimento il pericolo che l’urgenza della riforma della Chiesa divenisse preminente sulla necessità di discutere il dogma. «L'essenza del cattolicesimo autoritario scaturisce dalla rigidità dogmatica consegnata all’insindacabile potere magisteriale del supremo sacerdozio». Se non si affronta questo nodo, secondo Barbaini, ogni altro impegno risulta vano. O controproducente. «Mi domando – scrisse – se sia auspicabile, o non risulti radicalmente infecondo, per il movimento Noi Siamo Chiesa, avventurarsi in un dialogo coi vescovi, con il potere curiale e con lo stesso pontefice romano, trascurando la sapienza che proviene dalla storia del trascorso millennio». «Fra i cattolici, oggi dopo trentacinque anni di esperienza postconciliare, un progetto serio di riforma che pretenda di lasciare un segno nella storia, non può rimuovere, nemmeno sottovalutare questo problema. Anzi, dovrebbe assumerlo come identità specifica dei propri propositi e dei propri comportamenti». Ha raccontato il coordinatore nazionale di Noi Siamo Chiesa, Vittorio Bellavite, che ogni volta che andava a trovare Barbaini, lui ripeteva la stessa raccomandazione: «Salutami tanto tutti, le mie posizioni di oggi non mi allontanano da voi, anzi!».

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.