Nessun articolo nel carrello

Riforme, merito e metodo

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 23 del 22/06/2013

I precedenti delle riforme costituzionali non sono incoraggianti. In particolare, non sembra che l'attenzione al cosiddetto “metodo” delle riforme costituzionali, nel senso di andare ad individuare procedure e organismi derogatori rispetto alle disposizioni dell'art. 138, abbia portato fortuna, dalla Commissione Bozzi degli anni Ottanta alla Commissione De Mita-Iotti della prima metà degli anni Novanta, dal successivo Comitato Speroni alla Commissione D'Alema della seconda metà del medesimo decennio.

Per contro, sempre nello stesso arco temporale, con le procedure dell'art. 138 sono state fatte revisioni costituzionali anche importanti (semestre bianco, disciplina dei reati ministeriali, procedimenti di concessione di amnistia e indulto, forma di governo regionale e all'autonomia statutaria, voto degli italiani all'estero, Titolo V, … parità tra i sessi per l’accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive, divieto assoluto della pena di morte e così via). In fondo, anche la discussa maxi-riforma poi bocciata dal referendum costituzionale del 2006 era stata approvata con un procedimento ordinario.

Stare dentro l'articolo 138 dunque non solo non è di ostacolo, ma aiuta. Ecco perché è importante che la legge costituzionale che, sulla base delle mozioni parlamentari, prevederà la “normativa accelerata” per la revisione costituzionale costituisca un rafforzamento e non un indebolimento delle garanzie costituzionali. La legittimità costituzionale di una deroga all'articolo 138 è strettamente collegata alla circostanza che la deroga comporti un aumento e non una diminuzione delle garanzie, in quanto non si può dare, nell’ottica della Costituzione italiana e dei suoi principi di fondo, contrasto alcuno tra le esigenze della rigidità costituzionale e il principio di efficienza delle istituzioni.

Né il richiamo al principio di rigidità costituzionale deve far pensare a una sorta di passatismo o conservatorismo costituzionale inteso in senso deteriore. La rigidità della Costituzione è infatti un’acquisizione preziosa del costituzionalismo liberaldemocratico e significa anzitutto la protezione dei più deboli e delle minoranze: è un valore da non perdere mai.Certo, anche le decisioni sulla riforma elettorale e costituzionale, insieme a quelle di riforma economico-sociale, sono indispensabili per riannodare opinione pubblica e istituzioni, ma per poter procedere bene è importante che si parta bene. E partire bene vuol dire anche non farsi abbacinare da falsi miti o semplificazioni. Ne vedo in particolare tre.Un primo equivoco riguarda il rapporto tra decisione sulla forma di governo e sistema elettorale. Si deve fare molta attenzione a pensare che la legge elettorale sia una conseguenza della scelta sulla forma di governo. È vero, per contro, che la legge elettorale o, meglio ancora, la formula elettorale influenza sempre il funzionamento della forma di governo, come abbiamo avuto modo di sperimentare nel nostro Paese avendo convissuto la medesima forma di governo disegnata dal Costituente con ben tre diverse leggi elettorali. In un’audizione del 18 marzo 1997 presso la Commissione bicamerale dell'epoca vi fu un memorabile dialogo tra Giovanni Sartori e l'allora senatore Leopoldo Elia, nel quale il prof. Sartori ebbe ad ammettere che sì, era vero, «le gambe stanno nel sistema elettorale, lì bisogna partire». Ecco perché, a fronte della penosa e costituzionalmente problematica legge elettorale vigente, da lì si dovrebbe cominciare

.Un secondo equivoco consiste nell’imputare alla Costituzione disfunzioni che invece vanno imputate ad altre cause, cioè appunto alla legge elettorale, ai regolamenti parlamentari, alla loro interpretazione e alle prassi applicative, al (mal)costume politico-parlamentare.Un terzo equivoco attiene alla non sempre chiara distinzione tra potere costituente, che non appartiene a questo Parlamento, e potere costituito, che invece è quello che può e deve esercitare. Un potere costituito deve stare dentro i principi supremi della Costituzione, ispirarsi a quelle caratteristiche di equilibrio delle diverse parti e di aderenza alla storia nazionale che essa possiede. In un intervento di metà anni Settanta Aldo Moro ammetteva non essere più di tanto interessato a modifiche costituzionali e di essere forse più interessato ai profili di giusta attuazione delle norme costituzionali: se però, aggiungeva, decidiamo di avere bisogno di cambiamenti, allora dobbiamo farlo con decisione, perché le istituzioni sono al servizio della persona.

Ai problemi di giusta attuazione, che continuano a essere presenti e ai quali il cattolicesimo democratico è storicamente sensibile, oggi si aggiunge la necessità di ripensare il nostro bicameralismo, di realizzare un migliore equilibrio tra esigenze di rappresentanza ed esigenze di governabilità, di tenere insieme meglio centro e periferie, di dotarci con urgenza di una legge elettorale che aiuti a ricostruire un rapporto tra gli elettori, sempre più rari, e gli eletti, sempre più soli. L’invito di Moro vale anche per noi odierni aspiranti riformatori.

* Deputato di Scelta Civica

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.