DIALOGHINO IL DIAVOLO E L’ACQUA SANTA. IL CARD. TURKSON SULLA VERTENZA TRA MONSANTO E CONTADINI
Tratto da: Adista Notizie n° 38 del 02/11/2013
37362. DES MOINES (IOWA)-ADISTA. È necessario dialogo e confronto, «un genuino desiderio di imparare gli uni dagli altri», per trovare «soluzioni realmente sostenibili e durature». È così, con un richiamo all’ascolto reciproco, che il card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, ha deciso di posizionarsi nell’annosa guerra che vede su fronti opposti, con forze alquanto sproporzionate, piccoli contadini e multinazionali del settore agro-alimentare (transgenico e non) del calibro di Monsanto e Syngenta. In sostanza, niente più di una tiratina d’orecchie.
E dire che l’occasione era ghiotta: il 17 ottobre scorso, infatti, Turkson è intervenuto al World Food Prize, sorta di premio Nobel del cibo che si svolge annualmente a Des Moines in Iowa, e che per il 2013 ha pensato bene di premiare il vicepresidente esecutivo della Monsanto, il biotecnologo Robert Fraley, Mary-Dell Chilton, fondatrice di Syngenta, e Marc Van Montagu, fondatore e presidente dell'Institute of Plant Biotechnology Outreach (i tre si spartiranno un premio da 250mila dollari).
«Nel pensiero cattolico, la “natura” non è né sacra né divina, né da temere, né da venerare o da lasciare intatta», ha detto il cardinale (Catholic News Service, 23/10). «È piuttosto un dono offerto dal Creatore alla comunità umana, affidato all’intelligenza e alla responsabilità morale di uomini e donne. È quindi legittimo per gli esseri umani con l’atteggiamento corretto – ha proseguito Turkson – intervenire sulla natura e operare modificazioni». Ciononostante, ha sottolineato il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, «è pericoloso, in definitiva assurdo, anzi un peccato, utilizzare le biotecnologie senza la guida di un’etica profondamente responsabile». «Qualcuno – ha proseguito (DesMoinesRegister, 17/10) – potrebbe sostenere che la ricerca è eticamente neutrale e che è la sua applicazione ad essere buona o cattiva, ma non c'è attività umana che sia eticamente neutrale». «A volte bisogna essere prudenti: prendiamo anticipatamente ogni ragionevole misura di cautela per evitare rischi per la salute degli esseri umani e dell’ambiente. È una prudenza necessaria per far avanzare il bene comune».
Il cardinale ha poi ammonito sulla necessità che i frutti della ricerca siano accessibili a tutti e che i Paesi in via di sviluppo abbiano accesso sia alle risorse naturali che alle innovazioni: se così non fosse «intere popolazioni potrebbero essere discriminate, sfruttate e private di ciò cui hanno diritto».
E la conclusione del cardinale qual è? «Tutte le parti in causa usano le stesse parole chiave, come “superare la fame”, “agricoltura sostenibile”, ma è solo dall’ascolto e dal rispetto reciproco, dal desiderio di imparare dall’altro, da tutte le parti interessate, che emergeranno soluzioni veramente sostenibili».
Più o meno lo stesso appello che il giorno prima il cardinale aveva rivolto agli aderenti al movimento locale Occupy the World Food Prize, nato nel 2012 allo scopo di fare pressioni sul comitato che decide l’assegnazione del premio, affinché questo si smarchi dalle multinazionali alimentari pro-ogm (che risultano essere tra i finanziatori del World Food Prize Foundation) per premiare il lavoro di chi contribuisce a un’agricoltura realmente sostenibile.
Anche a loro, oltre ad aver promesso che il Pontificio Consiglio di cui è a capo approfondirà la questione, ha ricordato l’importanza del dialogo. «Sono prete, sono cristiano, sono un predicatore del Vangelo – ha detto il card. Turkson – e il messaggio centrale del Vangelo è la riconciliazione e la comunione dove non esiste o dove è stata infranta». (ingrid colanicchia)
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