MISSIONI MILITARI E ARMAMENTI: TUTTI I NUMERI DEI FINANZIAMENTI PER IL 2014
Tratto da: Adista Notizie n° 45 del 21/12/2013
37427. ROMA-ADISTA. In missione militare all’estero per tutto il prossimo anno. La Camera dei deputati ha approvato il decreto legge – ipocritamente titolato «Iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione» – che rifinanzia in blocco 24 missioni all’estero. In tutto 700 milioni di euro per restare almeno un altro anno in Afghanistan, Libano, Palestina, Kosovo, Libia, Georgia, nel Darfur e così via. Respinta la proposta di Sel che chiedeva di votare separatamente ogni missione, vista anche la loro profonda diversità. «Nello stesso decreto – spiega Giulio Marcon, deputato di Sel – c’è il finanziamento di missioni militari sbagliate, come quelle in Afghanistan e in Libia, e altre che hanno diversa natura, come quelle in Libano ed in Palestina. Accanto ad autentiche missioni di guerra, interventi di peacekeeping, con l’accordo delle parti in conflitto e su mandato delle Nazioni Unite».
Solo per l’Afghanistan, la missione principale, ci sono 129 milioni di euro, quasi il 20% del totale. «Se gli 8 miliardi di euro impegnati dal 2001 ad oggi per mantenere la missione militare italiana in quel Paese li avessimo spesi per la ricostruzione e la stabilizzazione dell’Afghanistan, avremmo fatto sicuramente meglio. Quella sarebbe stata una vera missione di pace, da votare e finanziare», spiega ancora Marcon, che rivela anche che il ministro della Difesa Mario Mauro ha annunciato che anche nel 2015 saranno presenti in Afghanistan 800 soldati italiani per partecipare alla missione Nato «Resolute Support», senza che il Parlamento ne abbia mai discusso e abbia deliberato in merito.
Ma è tutto il comparto militare ad essere sostanzialmente foraggiato, anche nella legge di stabilità del governo Letta-Alfano che tuttavia non è stata ancora approvata definitivamente. Secondo le stime «previsionali» della Rete per il disarmo, l’Italia nel 2014 brucerà complessivamente 23,6 miliardi di euro in spesa militare, 400 milioni in meno rispetto al 2013 ma 700 in più rispetto al 2012.
Per le Forze armate ci sono oltre 20 miliardi di euro (l’1,26% del Pil), di cui oltre 14 miliardi per la Funzione Difesa (due terzi dei quali spesi per gli stipendi del personale di Esercito, Aeronautica e Marina, quindi riducendo al minimo le spese per l’esercizio, ovvero la manutenzione dei mezzi, il carburante, ecc.), 5,6 miliardi per la Funzione Sicurezza Territorio (la quarta Forza armata, i Carabinieri) e 450 milioni per la «ausiliaria», cioè l'indennità pagata agli ufficiali “a riposo” come premio per il loro rimanere “a disposizione” degli Stati maggiori (il finanziamento delle missioni militari è extra-bilancio). Per gli investimenti, ovvero per lo più per l'acquisizione di nuovi sistemi d'arma, sono previsti 3 miliardi e 300 milioni – grazie anche ad alcuni emendamenti targati Partito democratico che hanno aumentato ulteriormente lo stanziamento per sostenere l’industria armiera, denuncia il Verde Angelo Bonelli –, a cui vanno però aggiunti i fondi provenienti dal ministero dello Sviluppo economico, 2 miliardi e 600 milioni, per un totale di quasi 6 miliardi di euro da spendere in nuove armi (ma un emendamento di Sel, approvato in commissione bilancio il 12 dicembre, esclude che i fondi possano essere utilizzati per finanziare il programma dei cacciabombardieri F35).
Proprio mentre papa Francesco, nel messaggio per la Giornata mondiale della pace del prossimo 1° gennaio, dice: «Rinunciate alla via delle armi e andate incontro all’altro con il dialogo, il perdono e la riconciliazione per ricostruire la giustizia, la fiducia e la speranza intorno a voi!». «Finché ci sarà una così grande quantità di armamenti in circolazione come quella attuale – ha proseguito –, si potranno sempre trovare nuovi pretesti per avviare le ostilità. Per questo faccio mio l’appello dei miei predecessori in favore della non proliferazione delle armi e del disarmo da parte di tutti». (luca kocci)
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