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EVANGELIZZARE LA CHIESA. A PARTIRE DAI DIVORZIATI

Tratto da: Adista Notizie n° 21 del 07/06/2014

37676. PADOVA-ADISTA. È un periodo, dal punto di vista della “rilettura” del magistero tradizionale, che nella Chiesa può dirsi di un certo fermento. Non tanto per le novità introdotte dal pontificato di Francesco, che si è limitato sinora a fare delle affermazioni riferite a situazioni particolari (come nel caso della telefonata ad una donna di Buenos Aires, sposata con un uomo divorziato alla quale avrebbe consigliato di accedere comunque alla comunione), o di carattere assai generale e quindi variamente interpretabili (come quel «Chi sono io per giudicare?» riferito alle persone omosessuali). Non c’è dubbio però che tra i credenti queste “aperture” abbiano creato attese e speranze di possibili revisioni della dottrina e della disciplina ecclesiastica in materia di morale. Specie sulla questione dei divorziati risposati, che sarà anche uno dei temi trattati dal Sinodo di ottobre sulla famiglia.

Succede così che nella base ecclesiale si moltiplichino i contributi e gli interventi sulla questione, specie da parte di chi da anni riflette, in solitudine o, peggio, in situazione di marginalità ecclesiale, su temi improvvisamente tornati al centro del dibattito intra ed extra ecclesiale.

Ha così fatto bene Beati i Costruttori di Pace, storica associazione impegnata da anni sui temi del disarmo, della pace, della salvaguardia del creato, animata dal prete vicentino don Albino Bizzotto, a pubblicare gli atti di un interessante convegno promosso sul tema a Padova dal 19 al 21 ottobre 2007: La Chiesa ha il potere di rimettere tutti i peccati? Evangelizzare la Chiesa a partire dai divorziati, dai separati… (Imprimenda, pp. 207, 6 €: il libro può essere richiesto ad Adista, tel. 06.6868692; email: abbonamenti@adista.it; o acquistato presso la nostra libreria online, www.adista.it).

«Due sono i motivi principali che ci hanno spinto a pubblicare le relazioni», spiega l’introduzione al volume. «Innanzitutto, offrire un contributo al Sinodo sulla Famiglia, su cui per la prima volta, grazie a Francesco, vescovo di Roma, si stanno raccogliendo dati per una evangelizzazione realistica. Vogliamo mostrare come nella Chiesa i temi sono affrontati di fatto da tempo, anche se con modalità marginali rispetto alla pratica pastorale diocesana». «La seconda motivazione è tentare di mettere in evidenza che è “la vita la luce degli uomini” (Gv. 1,4), e che è la vita che esprime la fede, non le definizioni, né le leggi, né la disciplina ecclesiastica».

«Siamo in una stagione nuova di scoperta dello Spirito in tutte le persone, di rivalutazione della coscienza e della libertà di scelta, che comporta una grande sofferenza in chi ama la Chiesa e desidera condividere la fede in Gesù, ma non trova a livello ecclesiale né interlocutori autorevoli, né spazi per un dialogo e confronto nella comunione piena». In particolare, «sono tante e complesse le domande aperte sulla famiglia e sulla realtà stessa del sacramento del matrimonio: strumento per realizzare l’amore fedele o condizione assoluta anche senza l’amore? Scelta definitiva e assoluta o relativa e limitata alla situazione reale delle persone? Il sacramento rimane legato alle scelte della libertà delle persone o sancisce un vincolo oggettivo immodificabile anche per legge? Nella scelta di vita nell’amore, il sacramento si realizza solo nella forma di celebrazione in chiesa o anche nelle altre forme civili o di convivenza? Se il rapporto matrimoniale fallisce continua il sacramento? Quale è stato il cammino del sacramento del matrimonio nelle varie Confessioni cristiane? Esiste fra loro un terreno fertile di confronto e di dialogo? Quali problemi vengono posti alla pastorale della Chiesa, non solo sul sacramento del matrimonio, ma più in generale sulle nuove tipologie di famiglia?».

Ad affrontare queste tematiche sono i tanti relatori intervenuti al convegno, i cui saggi – raccolti nel volume – definiscono un quadro di esperienze molto ricco. Da don Albino Bizzotto, a don Giovanni Cereti, uno dei primi teologi ed ecclesiologi, sin dagli anni ’70, ad elaborare una proposta organica (fondata sull’uso delle antiche comunità cristiane e sul canone 8 del Concilio di Nicea) per riammettere i divorziati risposati alla comunione; da don Basilio Petrà della diocesi di Prato, vicario episcopale per la formazione teologica e ministeriale, tra i maggiori esperti in Italia di Chiesa ortodossa, a Paolo Ricca, docente emerito alla Facoltà valdese di Teologia di Roma: due relazioni che hanno dato al Convegno un respiro ecumenico ed uno sguardo alle scelte delle altre Chiesa cristiane; da Maria Luisa Rigato, biblista teologa, la prima donna ad essere stata immatricolata, nel 1965, all’Istituto Biblico, a Lilia Sebastiani, teologa morale molto attenta alla prospettiva femminile.

Ci sono poi saggi che raccontano esperienze concrete di pastorale specificamente indirizzata ai credenti divorziati, come quella avviata in diocesi da don Renato Marangoni, vicario episcopale a Padova per l’Apostolato dei Laici. Senza pregiudizi e senza condanne. Del resto, come lui stesso afferma nel suo intervento, «non c’è nulla del vissuto di una persona che non possa appartenere alla chiesa, se è Chiesa». Una affermazione che sintetizza bene lo spirito del convegno e del volume che lo racconta. La prospettiva, cioè, di una Chiesa che si mette in reale ascolto dei divorziati e della loro sofferenza per rendere il suo messaggio (e quindi anche il suo magistero) più aderente al Vangelo. Infine, un valore aggiunto all’opera viene anche dagli interventi del pubblico, che hanno dato una prospettiva ulteriormente vivace e innovativa al dibattito di quei tre giorni di incontri. (valerio gigante)

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