Nessun articolo nel carrello

Un tradimento dell’islam, religione della misericordia. Studiosi sunniti puntano l’indice contro lo Stato Islamico

Tratto da: Adista Documenti n° 36 del 18/10/2014

DOC-2659. ROMA-ADISTA. È difficile – come evidenzia la crescita, in Europa, dei partiti populisti o apertamente xenofobi come il Front National di Marine Le Pen o la Lega Nord – resistere al potere di quella lettura binaria della realtà offertaci da politici conservatori e di estrema destra che vorrebbero farci vedere i musulmani come il nemico, l’altro da “noi”, trasformandoli nel capro espiatorio di turno. Tanto più difficile quando, come in questi ultimi mesi con l’ascesa del cosiddetto Stato islamico (Is), vediamo brandire l’islam come un’arma.

È difficile insomma, soprattutto se si è bombardati da un’informazione ultra semplificata, mettere via il gessetto e la lavagna, quelli con cui a scuola ci hanno insegnato a dividere il mondo a metà, i “buoni” da una parte – in questo caso “noi”, il mondo occidentale – e i “cattivi” dall’altra – “loro”, gli altri, i diversi, in questo caso i fedeli musulmani. 

Eppure è un’operazione indispensabile per non precipitare in un clima islamofobico da «scontro di civiltà». Tanto più perché quello dell’Is non è islam. Lo hanno ripetuto in tanti in queste settimane (v. anche Adista Notizie n. 30/14) e lo dicono a gran voce, smontando punto per punto la propaganda bellica di Abu Bakr al-Baghdadi e dei suoi seguaci, anche i più di 100 studiosi sunniti (tra i quali figure di spicco come Shawqi Allam, gran muftì d’Egitto, o Muhammad Ahmad Hussein, muftì di Gerusalemme e di tutta la Palestina) che il 19 settembre scorso hanno indirizzato una lettera aperta al leader dell’Is nella quale, basandosi sui versetti del Corano e sugli Hadith che narrano la vita del Profeta, lo accusano di aver tradito l’islam, «trasformandolo in una religione di crudeltà, brutalità, tortura e omicidio» (il testo è disponibile in inglese e arabo, con l’elenco completo dei firmatari, all’indirizzo http://lettertobaghdadi.com/).

«È chiaro – scrivono i firmatari – che tu e i tuoi combattenti siete senza paura e pronti al sacrificio per il jihad. Nessuna persona che abbia seguito gli eventi, amica o nemica, può negarlo. Tuttavia – proseguono – il jihad senza una causa legittima, senza obiettivi legittimi, senza metodi legittimi e legittime intenzioni non è affatto jihad, ma un crimine». 

Anche se la «Legge islamica vieta l’uccisione dei prigionieri, ne hai uccisi molti» scrivono gli studiosi, «inclusi i 1.700 del campo Speicher a Tikrit in giugno; i 200 del giacimento di gas di Sha’er in luglio; i 700 della tribù Sha’etat a Deir el-Zor; i 250 della base aerea Tabqah ad Al-Raqqah in agosto; soldati curdi e libanesi e molti altri che solo Dio sa. Questi sono odiosi crimini di guerra». «Tratti le donne come prigioniere», proseguono: «Devono vestirsi secondo i tuoi capricci, non sono libere di uscire dalle loro case e di andare a scuola. E questo nonostante il fatto che il Profeta ha detto: “Il perseguimento della conoscenza è obbligatorio per ogni musulmano” e nonostante il fatto che la prima parola rivelata del Corano è stata: “Leggi”». Per non parlare dei bambini, che «hai coinvolto in guerre e uccisioni». «Qualcuno di loro ha preso le armi e altri giocano con le teste mozzate delle tue vittime. Alcuni sono stati trascinati nei conflitti e hanno ucciso o sono stati uccisi»: «Questi sono crimini contro gli innocenti».

«Hai ucciso senza pietà i giornalisti James Foley e Steven Sotloff, anche dopo che la madre di quest’ultimo ti ha supplicato implorando pietà»: tutte le religioni, sottolineano gli studiosi, proibiscono l’uccisione dei messaggeri e «i giornalisti, se sono onesti e non sono spie, sono messaggeri della verità». Così come gli operatori umanitari sono «messaggeri di misericordia e di bontà» e «ciononostante hai ucciso David Haines».

«L’uccisione di un’anima, di qualsiasi anima – scrivono ancora – è haraam (vietata sotto la Legge islamica) ed è anche uno dei più abominevoli peccati». «Tu – proseguono – hai ucciso molti innocenti che non erano combattenti né armati, solo perché non erano delle tue stesse opinioni».

Insomma, è l’accusa che rivolgono ad al-Baghdadi, «hai fornito munizioni a tutti coloro che vogliono definire barbaro l’islam diffondendo atti barbari che tu fingi siano compiuti per il bene dell’islam. Hai dato al mondo un bastone col quale colpire l’islam mentre in realtà l’islam è totalmente innocente rispetto a queste azioni e le vieta». L’islam, scrivono gli studiosi, è misericordia. Allah ha descritto se stesso come il «più misericordioso tra i misericordiosi». E allora, è il monito conclusivo, «riconsidera tutte le tue azioni, desisti, pentiti, smettila di nuocere agli altri e torna alla religione della misericordia».

Di seguito, in una nostra traduzione dall’inglese, ampi stralci della lettera ad al-Baghdadi. (ingrid colanicchia)

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.