
Dopo l'accusa di frode, cartella esattoriale per la Chiesa cattolica norvegese
OSLO-ADISTA. Lo Stato norvegese ha presentato il conto alla Chiesa cattolica, precisamente alla diocesi di Oslo: reclama 4,6 milioni di euro, ritenendosi vittima di frode perché la Chiesa avrebbe gonfiato il numero dei suoi fedeli per incamerare maggiori contributi pubblici. Nel Paese scandinavo, infatti, le Chiese sono sostenute annualmente con fondi statali e comunali corrisposti in maniera proporzionale al numero dei propri fedeli, che di norma si registrano su base volontaria.
Secondo l'accusa, la Chiesa avrebbe passato al setaccio gli elenchi telefonici e iscritto “d'autorità” nelle proprie liste quegli immigrati i cui nomi lasciano supporre siano originari di Paesi cattolici. Vero o no, fatto sta che dal 2010 e al 2014 i fedeli cattolici sarebbero praticamente raddoppiati, raggiungendo la cifra di 140mila unità (67mila sono i nuovi “iscritti”).
L'accusa del procuratore risale a fine febbraio (v. Adista Notizie n.10/15). La diocesi di Oslo, a marzo, ha condotto e pubblicato un'inchiesta ammettendo di aver individuato 7mila «iscrizioni erronee» e altre 21mila da esaminare approfonditamente, ma negando al contempo ogni intenzione di frode.
Sentita dall'Afp (Agence France Presse, 21/6), la portavoce della diocesi, Lisa Wade, ha confermato di aver ricevuto una lettera con la richiesta di risarcimento, precisando che la Chiesa per ora non pagherà. Intende contestare l'alto importo del risarcimento presso il ministero della Cultura: la questione, ha spiegato, è che «abbiamo una interpretazione diversa della legge. Che è complessa, per nulla chiara e netta».
D'altronde, per spiegare un così generoso censimento, la Chiesa chiama in causa il fatto che dal 2005 la Norvegia ha accolto un'ondata migratoria di cattolici soprattutto polacchi, che hanno praticato senza registrarsi: un aumento di spesa senza la compensazione di aiuti pubblici.
* Immagine di Moyan Brenn, tratta dal sito Flickr, licenza, immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite
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