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Tra scandali e odiose tasse, cattolici tedeschi a gambe levate

Tra scandali e odiose tasse, cattolici tedeschi a gambe levate

BONN-ADISTA. Sono quasi 220mila i cattolici tedeschi che, nel 2014, hanno abbandonato la Chiesa, causando un crollo del numero dei fedeli (il 22% in più rispetto all’anno passato) ma di conseguenza anche degli introiti nelle casse ecclesiastiche. In Germania, infatti, i cittadini sono tenuti a versare una tassa (la Kirchensteuer) alla Chiesa alla quale appartengono in ragione del loro reddito, secondo una proporzione che varia tra l’8 e il 9%. Se non intendono più pagare tale somma, devono notificarlo alle autorità tributarie, e questo passo innesca automaticamente l’esclusione dalla loro Chiesa.

Sono questi i dati resi noti a Bonn il 17 luglio scorso sullo stato di salute della Chiesa tedesca, che svelano dunque come quasi l’1% dei cattolici di Germania (su un totale di 24 milioni di iscritti, che rappresentano il 29,5% della popolazione del Paese) abbia voltato le spalle alla Chiesa.

Variegate, ovviamente, sono le cause che spingono i cattolici tedeschi a questo passo: ci sono coloro che, cattolici più che altro formalmente, decidono di risparmiare denaro, e coloro che invece lasciano l’istituzione per protestare contro i recenti scandali, da quello degli abusi sessuali a quello che ha investito la diocesi di Limburg, il cui vescovo mons. Tebartz ha speso decine di milioni di euro per ristrutturare la propria residenza. Solo un terzo dei cattolici tedeschi, attualmente, paga le tasse ecclesiastiche ad una Chiesa peraltro molto ricca (4,6 miliardi di euro l’ammontare delle tasse nel 2013). Sui media ha fatto scalpore il caso dell’ex centravanti del Bayern Luca Toni, cattolico praticante, al quale le autorità tedesche chiedono un milione e 700 mila euro di tasse ecclesiastiche non versate (ha risieduto dal 2007 al 2010 in Germania), e che è comparso il 15 luglio davanti alla Corte di Appello di Monaco. Ha negato di essere a conoscenza della tassa: «E in ogni caso, penso che se uno crede in Dio non deve pagare la Chiesa», ha aggiunto. Intanto, il giudice ha aggiornato la seduta.

Qualche segno positivo

Per converso, sale lievemente (0,1%) il numero di coloro che frequentano la messa domenica, portandone il numero all’11%, il massimo storico da diversi decenni a questa parte, così come è aumentato il numero dei battesimi e dei matrimoni (400 celebrazioni in più per ogni sacramento), dei collaboratori laici e degli operatori pastorali, a fronte del declino nel numero di sacerdoti (117 in meno) e delle parrocchie (174 unità in meno). Poco meno di 3mila i fedeli di altre confessioni che si sono convertiti al cattolicesimo, e circa 6mila gli ex cattolici che hanno chiesto di essere nuovamente ammessi.

«Dietro al numero di questi abbandoni – è stato il commento del presidente della Conferenza episcopale tedesca card. Reinhard Marx – vi sono decisioni di vita personali che ci dispiacciono profondamente, ma dobbiamo rispettare la libertà di scelta. I tedeschi vivono, ha detto, in una «società aperta e pluralistica» e continueranno a proclamare la «gioia del Vangelo» nelle loro comunità. La presenza di papa Francesco è stata di grande aiuto alla Chiesa, ha aggiunto: «Vogliamo essere insieme a lui una Chiesa dinamica in Germania».

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