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Chiesa australiana e pedofilia: la difficile posizione del card. Pell

Chiesa australiana e pedofilia: la difficile posizione del card. Pell

ROMA-ADISTA. È in programma per il 28 febbraio alle 22 (ora italiana; in Australia saranno le 8 del mattino successivo), presso l’Hotel Quirinale di Roma, la testimonianza in diretta video del card. George Pell, chiamato a testimoniare dall'australiana "Royal Commission per le risposte istituzionali all’abuso sessuale infantile" che sta indagando sulle sue presunte responsabilità nella copertura di un prete pedofilo della diocesi di Ballarat, nella quale è nato e in cui ha svolto il suo ministero nei primi anni di sacerdozio. Pell, già arcivescovo di Melbourne e Sydney e ora responsabile del Segretariato per l’Economia in Vaticano, per volere di papa Francesco, nonché membro del consiglio di cardinali voluto dal papa per la riforma della Curia, ha sempre declinato le proprie responsabilità e si è rifiutato di recarsi in Australia per motivi di salute. La sua testimonianza avverrà perciò in videoconferenza in un luogo neutro (un hotel a quattro stelle nel centro di Roma), in collegamento con il tribunale di Sydney, per almeno quattro ore al giorno per un periodo stimato in tre-quattro giorni.

Un gruppo di 15 vittime, però, non ha voluto arrendersi di fronte al tentativo di Pell di proteggersi con la distanza e, grazie a una raccolta fondi, realizzata rapidamente tramite una campagna di crowdfunding, si sobbarcherà il volo e la permanenza a Roma per essere presente alla testimonianza del cardinale, a pochi metri da lui, per guardarlo negli occhi. Avevano sperato che il cardinale si recasse a Ballarat, ma i suoi certificati medici hanno avuto la meglio. Saranno accompagnati da uno staff di psicologi e da un medico.

Pell, però, non è rimasto inerte ed ha scritto al ministro per la Polizia dello Stato di Victoria Robin Scott affinché sia avviata un’inchiesta riguardo ad una fuoriuscita di notizie «il cui tempo è stato scelto con malizia», riguardo ad un’indagine della polizia circa presunte accuse dirette contro di lui; la polizia di Victoria ha riferito la questione alla Commissione anti-corruzione. L’Herald Sun, ha infatti svelato che la polizia di Victoria starebbe conducendo un’indagine riguardo ad una denuncia per abusi sessuali perpetrati contro 5-10 bambini nell’arco di 40 anni. Il cardinale ha rigettato le accuse, che per ora non hanno ricevuto alcuna conferma da parte della polizia. «L’articolo pubblicato dall’Herald Sun – afferma il cardinale nella sua denuncia – conduce alla conclusione che questa informazione debba provenire dalla polizia di Victoria o da un altro organismo che operi in collaborazione con essa. Le presunte accuse non mi sono mai state comunicate dalla polizia. Sono scandalose e del tutto false. Il fatto di avere appreso dell’esistenza di queste false accuse tramite un giornalista, in seguito a una evidente e deliberata fuga di notizie da fonti ufficiali, è profondamente sconcertante». La fuga, ha detto Pell, «è stata chiaramente programmata per causare danno a me in quanto testimone, prima della mia comparsa davanti alla Royal Commission». Immediata la reazione della polizia dello Stato di Victoria che, stando a un comunicato, «preoccupata per i reportage dei media, secondo cui la polizia avrebbe fatto trapelare dettagli di una delicata indagine, ha preso seriamente questa accusa e ha già riferito la questione all’Ibac».

Le vittime, a Roma per guardarlo negli occhi

Le due figlie di Anthony Foster, racconta il sito della tv australiana Abc, sono state entrambe vittime di abusi da parte di un prete, e lui, a Roma, vuole trovare la verità: «Vogliamo sentire la verità. Ha fatto carriera, fino ai vertici della Chiesa cattolica. Quindi vogliamo sentire la verità su ciò che è accaduto ed è ora di vedere qualche azione concreta». In generale, le vittime «sono pronte al peggio ma sperano per il meglio».

La campagna che ha finanziato il viaggio a Roma delle vittime ha ampiamente superato le aspettative, raccogliendo circa 200mila dollari. La cifra in eccesso sarà impiegata per avviare un centro di riabilitazione a Ballarat per le vittime definite “bombe a orologeria”.

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