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Diaconato femminile? Studiamolo. Il papa crea una commissione ad hoc

Diaconato femminile? Studiamolo. Il papa crea una commissione ad hoc

Tratto da: Adista Notizie n° 19 del 21/05/2016

38550 CITTÀ DI VATICANO-ADISTA. La creazione di una commissione di studio sul diaconato femminile, annunciata da papa Francesco il 12 maggio scorso davanti a 900 religiose di 80 Paesi, in rappresentanza di mezzo milione di suore, nel corso dell’assemblea triennale dell’Unione Internazionale delle Superiore generali (Uisg), sembra aver aperto una nuova fase nella riflessione sul ruolo della donna nella Chiesa. Nel corso dell’assemblea, svoltasi nell’Aula Paolo VI dal 9 al 13 maggio sul tema «Tessere la solidarietà globale per la vita» il papa, infatti, accogliendo le domande fatte da alcune religiose all’assemblea («Perché non creare una commissione che studi la questione?») sembra aver fatto tesoro delle numerose iniziative e delle richieste già provenienti da più parti nella direzione di un’apertura del diaconato alle donne (ne avevamo dato conto sul numero 18/16 di Adista Notizie). Francesco ha accettato la proposta, rispondendo che in passato aveva affrontato la questione con un «buon, saggio professore», esperto dei primi secoli della Chiesa, che gli aveva spiegato come fosse «rimasto un po’ oscuro quale fossero ruolo e statuto delle diaconesse in quel momento» e aggiungendo che sì, «sarebbe fare il bene della Chiesa di chiarire questo punto. Sono d'accordo. Io parlerò per fare qualcosa di simile. Accetto la proposta. Sembra utile per me avere una commissione che chiarisca bene».

Ordinazione diaconale?

La questione centrale, quella destinata a creare perplessità e problemi soprattutto in chi tende a conservare lo status quo di un clero tutto al maschile, è certamente quella di un’equiparazione del diaconato femminile a quello maschile, che rappresenta il primo grado dei ministeri ordinati. Come dire che, con il diaconato alle donne, si apra la strada, in un futuro, al sacerdozio femminile. Sul quale il magistero di Giovanni Paolo II era stato rigido: «La Chiesa non ha alcuna autorità», disse Wojtyla nell’Ordinatio sacerdotalis (1994), di ordinare le donne prete. Eppure, nei primi secoli della Chiesa, il servizio diaconale delle donne nella Chiesa è attestato. 

Soddisfazione delle donne

Generale soddisfazione è stata espressa dagli organismi che si occupano di diritti della donna nella Chiesa. La Women Ordination Conference (Woc) «plaude alle religiose della Uisg per aver dialogato in modo franco con papa Francesco sui ruoli ministeriali e di leadership della donna nella Chiesa, compresa l’apertura del diaconato alle donne», si legge in un comunicato. «La creazione di una commissione per studiare il diaconato sarebbe un grande passo per il Vaticano nel riconoscere la propria storia. La ricerca pluridecennale in questo campo è già stata pubblicata da eminenti voci femministe». La Woc suggerisce che la commissione vaticana comprenda teologhe e teologi esperti nel campo, del calibro di Gary Macy, Dorothy Irving, Ida Raming, suor Christine Schenk, John Wijngaards e Phyllis Zagano. «Tale commissione – scrive la Woc – potrebbe cominciare a ristabilire i valori evangelici di uguaglianza e giustizia», ma rifiuta l’affermazione del papa che una donna non possa celebrare la messa in persona Christi: secondo questa «interpretazione molto debole» e «indifendibile», «la condizione necessaria per rappresentare il corpo di Cristo è un corpo maschile». Dunque, se da un lato la Woc accoglie con soddisfazione questo passo del Vaticano, dall’altro ribadisce che «finché tutte le donne non saranno incluse in tutte le strutture decisionali e come preti e vescovi della Chiesa, l’uguaglianza continua ad essere dolorosamente negata».

«Sono felice, piango», è stata la reazione di Deborah Rose-Milavec, direttrice esecutiva di FutureChurch, secondo quanto riporta la rivista statunitense National Catholic Reporter (12/5). «È una svolta storica di portata immensa, le sue implicazioni porteranno lontano, fin dove le donne riusciranno ad arrivare nella Chiesa». Molto sorpreso si è detto l’arcivescovo canadese di Gatineau mons. Paul-André Durocher, che, allo scorso Sinodo sulla famiglia, aveva sollecitato «l’avvio di un processo che possa eventualmente aprire alle donne l’accesso a questo ordine» (v. Adista Notizie n. 35/15). «Visto che i partecipanti al Sinodo e il papa stesso nella sua lettera [post-sinodale] non hanno fatto un chiaro riferimento al ruolo delle donne nella Chiesa, speravo di aver almeno piantato un seme nel terreno», ha detto al Ncr. «Sono felice che il papa ritenga opportuno percorrere questa strada per studiare il tema più a fondo», ha aggiunto il vescovo. «Credo che debba essere studiato e non vedo l’ora di vedere come creerà questa commissione e come verrà descritta e chi ne farà parte, nonché il frutto del suo lavoro». La cosa fondamentale, commenta Kathleen Sprows Cummings, direttrice del Cushwa Center for the Study of American Catholicism della University of Notre Dame, non è tanto se le donne diventeranno o meno diaconesse (aspetto su cui invita alla cautela), quanto «il fatto che il dialogo sia nato da un incontro con le donne. La Chiesa parla molto sulle donne, ma non altrettanto con loro. Hanno fatto una domanda, lui ha risposto». Equiparare il passo del papa all’annuncio che le donne potranno accedere al diaconato «deforma il messaggio», ha avvertito. «In tantissimi hanno già studiato il tema… Viene studiato in continuazione». E poi, non è detto che un eventuale diaconato femminile sia riconosciuto come ministero ordinato: «Certo Francesco vuole un ruolo più forte per le donne, ma questo implica l’ordinazione?». Per ora non è dato saperlo. Dipenderà anche dallo spazio di manovra di papa Francesco in Curia: se non ha cambiato idea nel frattempo, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede card. Gerhard Ludwig Müller, nel 2002, quando era teologo all’Università di Monaco, si espresse contro l’idea delle donne diacono, definendola «Un divertente anacronismo»: «Ciò che le donne oggi realizzano come docenti di religione, di teologia, agenti pastorali, nonché in innumerevoli attività nelle comunità  - così liquidò la questione - va ben oltre ciò che le diaconesse facevano nella Chiesa delle origini». 

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