
Camerun: sangue sull’altare della chiesa del vescovo Bala. Profanata anche la sua tomba
YAOUNDÉ-ADISTA. Tracce verosimilmente di sangue sull’altare, sui gradini che portano alla cattedra vescovile e sulla tomba di mons. Jean Marie Benoit Bala, il vescovo della città camerunense di Bafia ritrovato cadavere il 2 giugno scorso nel fiume Sanaga, «annegato» secondo le autorità civili, brutalmente ucciso secondo i vescovi del Paese (v. Adista Notizie nn. 22, 23, 27 e 29/17). La profanazione ha obbligato alla chiusura della chiesa, la cattedrale di San Sebastiano, mentre la polizia scientifica sta procedendo agli opportuni rilievi e all’analisi del liquido rossastro. Secondo testimonianze raccolte sul posto dalla stampa, informa Cameroon Report.com il 29 agosto, potrebbero essere stati effettuati nel tempio dei riti nella notte fra il 27 e il 28.
In attesa della riapertura della cattedrale, che dovrà essere preceduta da una cerimonia penitenziale, le messe saranno celebrate nel Centro Paolo VI. Attualmente la diocesi è governata da un amministratore apostolico designato dalla Santa Sede, mons. Abraham Kome. Essendo, quest’ultimo, in vacanza, la grave questione della profanazione è seguita dal vescovo di Obala, mons. Sosthène Léopold Bayemi.
Da tempo si succedono nel Paese morti violente fra gli ecclesiastici. La gerarchia ha infine cominciato a lanciare accuse che certo non alleggeriscono l’attuale clima di forte tensione. Durante il funerale del vescovo Bala, il 2 agosto scorso, mons. Joseph Akonga, del presbiterato diocesano, ha detto che la Chiesa del Paese è sotto attacco da parte del governo («quelli che siedono sempre in chiesa in prima fila, in abito e occhiali scuri») e dei preti gay: «Sono loro che hanno ucciso il nostro vescovo – ha inveito – perché aveva detto “no” all’omosessualità perpetrata da costoro».
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