
Egitto: contro i cristiani non c’è persecuzione. Parlano i responsabili delle Chiese
IL CAIRO-ADISTA. Non c’è «persecuzione» contro i cristiani in Egitto. Non è il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ad affermarlo, come ci si potrebbe attendere dal suo ruolo, ma personalità ecclesiastiche di varie Chiese. Le aggressioni contro i copti – l’ultima, l’attentato alla chiesa di Helwan, a sud del Cairo, il 29 dicembre, rivendicata dall’Isis ha causato 12 vittime – sono di tipo settario e di marca jihadista.
Per il vescovo copto cattolico Youhanna Golta, «non c'è persecuzione dei cristiani in Egitto», mentre è vero che ci sono problemi relativi alla sicurezza dei cristiani e degli altri cittadini. D’altronde, «gli estremisti – ha sottolineato – non hanno pietà né dei cristiani, né dei musulmani».
Il vescovo copto ortodosso di Al Manufiyya, Anba Benyamin, dal canto suo, ritiene che ad al Sisi non sia imputabile alcuna responsabilità sulle violenze subite dai cristiani. Ha aggiunto, secondo quanto riporta l’agenzia Fides il 13 gennaio, che al presidente va riconosciuto che sta offrendo ai cristiani più di quanto riceva in cambio.
Concorda con i pareri espressi dai vescovi copro-cattolico e ortodosso il responsabile per la comunicazione della Chiesa evangelica in Egitto, Nabil Naguib. «Quelli che parlano di persecuzione dei cristiani in Egitto si trovano tutti fuori dall'Egitto», ha detto. È evidente che gruppi settari e individui adottino comportamenti aggressivi nei confronti dei cristiani, ma, sostiene Naguib, il termine «persecuzione» è inappropriato a descrivere l'attuale condizione attuale dei cristiani egiziani.
* foto di Francisco Anzola tratta da Flickr
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