
Le scuse della Chiesa sudafricana: “Perdono per il nostro silenzio durante l’apartheid”
PRETORIA-ADISTA. A quasi trent’anni dall’abolizione dell’apartheid in Sudafrica – era il 1991 – giungono le scuse della Chiesa cattolica per il «silenzio» mantenuto sul sistema di segregazione e discriminazione contro la popolazione nera e sui crimini razzisti da esso generati.
Mons. Stephen Brislin, arcivescovo di Città del Capo, durante la sessione plenaria della Conferenza dei vescovi sudafricana (Scbc) in svolgimento fino a fine gennaio, ha detto che «soprattutto, noi sentiamo il bisogno di pentirci per l’epoca in cui siamo rimasti in silenzio e in cui siamo stati coinvolti col sistema colonialista e di apartheid». «La Chiesa ha ferito delle persone», ha ammesso.
Il mea culpa dell’arcivescovo di Pretoria non ha riguardato solo il silenzio sul sistema politico coloniale. Mons. Brislin ha chiesto scusa per gli abusi sessuali commessi da preti contro minori, abusi che sono avvenuti anche nell’Africa australe. Ma secondo l’arcivescovo il ravvedimento della Chiesa cattolica sudafricana è stato profondo: «Oggi – ha dichiarato – siamo impegnati a combattere questo peccato e a proteggere i bambini».
* foto di Kevin Pluck tratto Flickr immagine originale e licenza
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