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Sinodo panamazzonico: mons. Kräutler scommette sul coraggio dei vescovi

Sinodo panamazzonico: mons. Kräutler scommette sul coraggio dei vescovi

ROMA-ADISTA. «Il Papa mi ha detto che aspetta dai vescovi delle risposte coraggiose. E penso che il Sinodo per l’Amazzonia sarà un momento opportuno per presentare queste proposte coraggiose». È questa l’opinione del vescovo emerito di Xingu, mons. Erwin Kräutler, sentito dal Sir (29 gennaio) in riferimento allo storico incontro di papa Francesco con i popoli indigeni nel Coliseum di Puerto Maldonado, in Cile. L’incontro era stato preceduto e seguito da giornate che attraverso la rete Repam hanno visto riunirsi religiosi, vescovi e delegati dei popoli amerindi di vari Paesi dell’Amazzonia. Tra questi anche mons. Kräutler, che è presidente della Repam-Brasile.

Le parole di Kräutler hanno particolare peso quando si parla di Sinodo panamazzonico (2019), non essendo il vescovo estraneo all’iniziativa di papa Francesco per la salvezza ambientale del più grande “polmone” del mondo (ha contribuito all’elaborazione dell’enciclica di Bergoglio Laudato si’) e per una nuova evangelizzazione dei popoli indigeni che la abitano. È drammatica la scarsità di sacerdoti nelle terre amazzoniche, aveva detto a Francesco il 4 aprile 2014 (v. Adista Notizie n. 16/14) e il papa aveva risposto: “Avanzate voi vescovi delle proposte per risolvere il problema”. È noto che, fra le proposte, avanza l’ipotesi dell’ordinazione di viri probati (uomini sposati o no di provata virtù evangelica), ma è tenuta in considerazione anche l’ordinazione sacerdotale di persone preparate all’interno delle comunità di appartenenza e il cui servizio è rivolto proprio alla loro stessa comunità. Sarebbero queste alcune delle «proposte coraggiose» al sinodo pan amazzonico di cui parla Kräutler.

Ricordando l’incontro di Puerto Maldonado, l’ex vescovo di Xingu si è così espresso con il Sir: «Il Papa ha veramente parlato di ciò che viene dal nostro cuore. I popoli indigeni hanno un messaggio da dare al mondo intero: la capacità degli esseri umani di vivere in armonia con Dio, con gli altri, ma anche con l’ambiente. Il Papa ha citato il passo della Genesi in cui Dio chiede a Caino: “Dov’è tuo fratello?”. E lui risponde: “Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?”. Io aggiungo il passo successivo in cui Dio dice: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!”. E questo è esattamente quello che è successo, nel corso dei secoli, alle popolazioni indigene. Il sangue dei popoli indigeni grida a Dio, ma Dio dà la risposta attraverso Papa Francesco. Una risposta di amore, di tenerezza, con un nuovo sostegno a favore della sopravvivenza, non solo culturale, ma fisica, di queste persone».

* Foto di Elisa Finocchiaro tratta da Flickr immagine originale e licenza

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