
Quello armeno fu genocidio? Anche per Israele è più opportuno parlare di massacro
GERUSALEMME-ADISTA. Neanche in Israele, come in tanti altri Paesi del mondo, si potrà parlare di “genocidio armeno” in riferimento al massacro compiuto dall'impero ottomano negli annmi 1915-1916. Il Parlamento israeliano ha respinto un progetto di legge che avrebbe ufficializzato il riconoscimento da parte di Israele del “Genocide armeno”, presentato da Yair Lapid, rappresentante del partito centrista e laico Yesh Atid. Il vice-ministro degli esteri israeliano, Tzipi Hotovely, secondo quanto riferisce l’agenzia Fides il 20 febbraio, ha dichiarato che Israele non prenderà ufficialmente posizione sulla questione, «tenendo conto della sua complessità e delle sue implicazioni diplomatiche». Più esplicitamente detto, sapendo del nervosismo che avrebbe suscitato nelle autorità turche (e in questo tempo la Turchia sta giocando un ruolo di primo piano sullo scacchiere mediorientale) il riconoscimento della responsabilità ottomana nei massacri in cui morirono più di un milione e 500mila armeni. Non diversamente peraltro dai presidenti Usa Bush, Obama e Trump. Il quale, nell’aprile scorso, si è espresso con durezza definendo i massacri degli armeni «una delle peggiori atrocità di massa compiute nel XX secolo», ma senza ricorrere alla parola “genocidio”.
Sono una ventina i Paesi che “osano” parlare di “genocidio armeno”, fra cui l’Italia, l’Argentina, l’Uruguay, la Francia, la Svizzera, la Russia, la Grecia, la Bolivia; e anche il Parlamento europeo. Alcuni Paesi ne sanzionano anche la negazione, per esempio la Svizzera o la Slovacchia.
Sul versante cattolico, se Giovanni Paolo II ha firmato nel 2001 un documento in cui il massacro degli armeni veniva definito “genocidio”, papa Bergoglio ne ha parlato apertamente in occasione del centenario dei massacri perpetrati dall'Impero ottomano al tempo della Prima guerra mondiale.
*Foto tratta da Homolaiucus.com immagine originale e licenza
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!