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Tunisia: le donne in piazza per il diritto alla parità dell'eredità

TUNISI-ADISTA. Chiamate dalla Coalizione per l’uguaglianza nell’eredità - collettivo di oltre 80 associazioni - circa 1.500 donne tunisine di tutte le età (ma c’erano anche uomini in loro sostegno) hanno dato vita, il 10 marzo, ad una colorita manifestazione terminata davanti al Parlamento per reclamare l’uguaglianza con i cittadini di genere maschile. «Metà, metà», gridavano; e «L’eredità è un diritto, non un favore»; e ancora «Per garantire i nostri diritti bisogna cambiare la legge». Perché per la legge coranica «ai figli» va «una parte equivalente a quella di due figlie» (sura 4:versetto11).

Fra i cittadini non c’è accordo però sull’innovazione del diritto, perciò la manifestazione potrebbe segnare l’inizio di una lunga battaglia: secondo un’indagine condotta dall’Istituto Repubblicano Internazionale (Iri) nel gennaio scorso, il 73% della popolazione è contrario a questa riforma, e fra le donne è favorevole solo il 40%. Probabilmente il timore di molti è la reazione degli estremisti islamici.

La questione della parità in ordine alla successione è d’altronde al centro di una iniziativa lanciata dal presidente della Repubblica, Béji Caïd Essebsi, che vuole adeguare le leggi al dettato della Costituzione dove si afferma l’uguaglianza fra tutti i tunisini, qualsiasi sia il loro genere. La questione è comunque allo studio di una commissione speciale, che dovrebbe presentare le proprie conclusioni a giugno.

«L’uguaglianza nell’eredità è un punto essenziale nella storia della Tunisia», sostiene Mokhtar Trifi, vicepresidente dell’Organizzazione Mondiale contro la Tortura, «perché, tenuto conto della parteciapzione attiva delle donne in tutti i campi della vita sociale ed economica del Paese, tenuto conto anche dei progressi ottenuti e delle conquiste realizzate nell’ambito dell’uguaglianza fra uomini e donne, ma soprattutto dopo la Costituzione del 2014, l’uguaglianza è diventata un’esigenza che non si può più differire».

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