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Laiche e laici di Osorno: ambigua e sospetta la lettera del card. Errázuriz

Laiche e laici di Osorno: ambigua e sospetta la lettera del card. Errázuriz

SANTIAGO DEL CILE-ADISTA. C’era da aspettarselo che la lettera inviata dal card. Francisco Javier Errázuriz, ai presidenti delle Conferenze episcopali dell’America Latina (v. Adista Notizia n. 11/18) avrebbe attirato critiche non proprio amichevoli.

In essa il cardinale arcivescovo emerito di Santiago del Cile spiegava che la visita di papa Francesco in Cile nel gennaio scorso non era stata un fallimento, come molta stampa aveva riferito, e che se qualcosa era andato storto lo era stato a causa di più fattori: la presenza «sicuramente eccessiva» del vescovo di Osorno, mons. Juan Barros (accusato di aver coperto l’ex sacerdote pedofilo Fernando Karadima); il «grande spazio» dato dalla stampa agli accusatori del vescovo, in particolare a «tre vittime di p. Karadima, i quali, ispirati dal loro avvocato, secondo quanto si dice, sogliono diffamare pubblicamente il card. Ricardo Ezzati [arcivescovo di Santiago] e la mia persona come “occultatori”, “delinquenti” e “criminali”»; la «debolezza della Conferenza episcopale», in particolare del «dipartimento delle comunicazioni» e del portavoce [Jaime Coiro] che era «stato assente».

«Un episodio in più fra i molti ambigui e sospetti di questo gerarca»: così hanno bollato la lettera i “laici di Osorno”. Il cardinale, scrivono sul sito cileno Reflexión y liberación il 19 marzo, «continua a cospirare, nell’ombra, perché tutto rimanga com’è nella decaduta Chiesa cilena colpita dagli scandali e dai reiterati abusi sessuali». «Questa nuova operazione mediatica del controverso cardinale appartenente alla Fraternità dei Padri di Schoenstatt, congregazione anch’essa coinvolta in due casi di abusi sessuali su minori, è datata a pochi giorni dal viaggio a Roma del card. Errázuriz in qualità di membro della Commissione che assiste papa Francesco sulle questioni della riforma della Chiesa, il cosiddetto C9» osservano gli scriventi, quasi insinuando che fosse un’autodifesa agli occhi del papa: Errázuriz di lì a poco avrebbe avuto «tutto il tempo per commentare [con il pontefice] gli stessi argomenti della lettera». D’altronde, aggiungono, «tutti ricordiamo altre “lettere” che ha scritto da Santiago all’indirizzo di dicasteri vaticani» per «“difendersi” da quelli che chiama “nemici della Chiesa”». Questa sua lettera «offende molte persone, specialmente le vittime degli abusi», ma «offende che noi laiche e laici di Osorno che non abbiamo fatto altro che protestare contro l’imposizione di un vescovo coinvolto in questi temi dolorosi» e nella «nefasta pratica dell’occultamento dei fatti immorali all’attenzione della giustizia canonica e civile». Ed inoltre il cardinale «disprezza i suoi fratelli nell’episcopato. Questo solo fatto fa rientrare la sua lettera nella categoria della meschinità e dimostra un esercizio del ministero in senso contrario a quello su cui insiste il papa: i vescovi non siano prìncipi né burocrati ma servitori, e non devono spaventare il popolo credente…».

Il portavoce della Comunità delle laiche e laici di Osorno Mario Vargas Vidal e il laico ignaziano Danilo Andrade Barrientos, firmatari del commento, sono però fiduciosi, convinti che il “rapporto Scicluna”, ovvero le risultanze degli incontri dell’arcivescovo de La Valletta con le vittime di Karadima e i critici di Barros, avrà l’effetto di condurre alle dimissioni di Barros. «Ci sostiene la convinzione che né il “fattore Errázuriz” (…) né la sua strategica e ambigua ultima lettera saranno di ostacolo perché nella nostra Chiesa, che amiamo, risplenderà  la giustizia e la verità malgrado le macchie dell’abuso che sono solo un tradimento del v angelo di Gesù».

*Foto di Bernardo Wolff tratta da Flickr immagine originale e licenza

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