Nessun articolo nel carrello

Cile: insorgono le vittime contro la nomina del nuovo responsabile del Consiglio episcopale contro gli abusi

Cile: insorgono le vittime contro la nomina del nuovo responsabile del Consiglio episcopale contro gli abusi

Il Comitato permanente della Conferenza episcopale del Cile (i cui componenti, ricordiamo, sono tutti dimissionari per loro volontà dopo l’incontro avuto con papa Francesco in Vaticano) ha accolto il 26 maggio la rinuncia del vescovo di Rancagua, mons. Alejandro Goic Karmelic, dall’incarico di presidente del “Consiglio nazionale di prevenzione degli abusi e accompagnamento alla vittime”. Goic aveva presentato le sue dimissioni il giorno prima, dopo aver sospeso dal ministero sacerdotale una quindicina di preti della sua diocesi sospettati di essere coinvolti in una rete di abusi su minori e di scambio di materiale pedopornografico. I sacerdoti fanno parte di una specie di confraternita denominata “La Famiglia”, guidata da un sacerdote che si faceva chiamare “La abuela” (la nonna). Il sito Infogate ha pubblicato (26/5) la lista di tutti i sacerdoti coinvolti nello scandalo.

Goic ha dichiarato di essere stato all’oscuro dei fatti, ma ha ammesso la sua negligenza. «Queste cose – ha detto intervistato da La Tercera – non erano note e, se ci sono stati segnali visibili, non sono stato capace di vederle. Oggi devo riconoscere che in questo sono stato poco attento».

Il Comitato permanente, contestualmente all’accettazione delle dimissioni di Goic, ha informato di aver nominato al suo posto il vescovo di San Bernardo, mons. Juan Ignacio González Errázuriz, che ha lavorato nel Consiglio di prevenzione agli abusi sin dalla creazione dello stesso.

Contro tale nomina sono insorte le vittime più note del maggiore scandalo di abusi sessuali ad opera di preti avvenuto in Cile e che ha scoperchiato il “vaso di Pandora”, ovvero le violazioni commesse dall’ex sacerdote Fernando Karadima e la copertura da questi goduta da parte di vari vescovi cileni. Juan Carlos Cruz in Twitter ha scritto: «Che disastro! Protegge Barros, dice falsità nelle conferenze stampa… e ora è alla guida del Consiglio contro gli abusi!». «A ragione il papa li ha buttati tutti fuori. Non capiscono niente. Speriamo che si cominci ad accettare le loro dimissioni. Che se ne vadano!».

José Murillo, altra vittima che ha denunciato Karadima, sempre su Twitter ha commentato che Juan Ignacio González è «una persona con l’empatia di una pietra, prepotente, sprezzante e con una storia torbida durante la dittatura. Che se ne vadano tutti i vescovi!».

*Foto di Warko tratta da Wikipedia Commons immagine originale e licenza

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.